Qualsiasi individuo nasce con delle potenzialità e cresce in un contesto, il suo background.
Le potenzialità consistono nelle qualità e difetti che ciascuno può mettere in gioco nel corso della vita. C’è chi punta sul culo e chi sul cervello, come si suol dire. Il contesto forma il modo di pensare dell’individuo e ne condiziona gli sviluppi delle potenzialità.
Data la situazione descritta, se un individuo si vedesse interessato a controllare un altro individuo, potrebbe teoricamente agire su due fronti: modificarne le potenzialità o condizionarne gli sviluppi agendo sul contesto.
Le attuali e passate tecniche atte a modificare le potenzialità ci sono note. Per citare alcuni esempi: amputare un pene agisce sulle potenzialità fisiche, friggere il cervello con l’elettroshock su quelle psichiche; la cosiddetta “selezione della razza” è uno sforzo “preventivo” in questo senso, l’eugenetica dei nostri tempi ne è l’evoluzione.
Se un individuo interessato a controllare un altro individuo decidesse di operare sul contesto, agirebbe allo scopo su altri fronti: l’educazione, l’istruzione, l’accesso alle risorse, l’ambiente e via discorrendo. Anche questi strumenti sono noti quanto i precedenti.
Pare che di gente interessata a controllare la vita altrui ce ne sia parecchia. Pare anzi, a ben vedere, che questo vizietto sia così diffuso da coinvolgere, chi più chi meno, tutti gli esseri umani. Pare addirittura che esso sia proprio la prerogativa dell’umanità, ciò che la differenzia da tutto il resto.
Taluni sostengono che la tensione a voler condizionare la vita altrui sia proprio quel peccato originale di cui tanto si è parlato negli scorsi millenni, ossia che non fosse preziosa tanto la mela quanto il femmineo dito che la indicava.
Possiamo dunque ammettere che il mondo pullula di esseri umani che, mossi ciascuno dalla propria scala di valori e priorità, tendono a voler costringere altri individui ad agire a loro beneficio.
Non è luogo questo per approfondire le ragioni e gli intendimenti di ciascuno. Resta il fatto che io, tu che leggi e chiunque altro intorno a noi ci comportiamo in questo modo. E’ sufficiente un breve esame di coscienza per rendersi conto di quanto, ad ogni pié sospinto, noi stessi condizioniamo la vita altrui. Avviene con chi ci è vicino e persino con chi neppure conosciamo.
Qualche esempio: quando per la strada rispondiamo al saluto di una persona, assumiamo un’espressione del volto differente a seconda della reazione che desideriamo provocare. Se incontriamo una persona in un bar e non siamo interessati ad averla al nostro tavolo, assumeremo un atteggiamento che si suppone la tenga a distanza da noi. Se proprio non desideriamo che quell’individuo frequenti quel bar, gli impediremo fisicamente l’accesso o agiremo sul contesto, ad esempio alienandolo al fine di allontanarlo. E via discorrendo a gradi sempre maggiori di applicazioni del potere.
Dato quindi per assodato che tutti abbiamo la tendenza a condizionare la vita altrui, ciò che ci distingue è come e quanto lo facciamo.
C’è chi ne fa la propria ragione di vivere e chi si prova ad astenersene il più possibile. C’è chi vuole essere un boss della mala e chi va a meditare in Tibet. Ciò che distingue i due non è tanto il taglio dell’abito, quanto la volontà di condizionare la vita degli altri.
Quanto descritto finora avviene in un ambiente – il pianeta Terra – che costringe tutti noi individui ad una convivenza più o meno stretta. L’assoluta solitudine è una soluzione per evitare i conflitti derivanti dalla convivenza forzata, dalla socialità, ma ad occhio e croce assomiglia ad una fuga. E’ una via. Quanto di più difficile una persona possa fare, pare invece l’ascendere a quieti intendimenti seppur sguazzando negli inevitabili conflitti del contesto sociale.
A rendere la situazione davvero curiosa giunge un’altra evidenza: chi più si trastulla nel giocare con l’esistenza altrui, nella pratica, è anche il meno adatto a detenere il potere che ne deriva.
Il potere è infatti la misura della capacità di condizionare gli altri e – da che mondo è mondo – chi lo detiene in maggior quantità ne fa in genere un uso egoista. Ciò accade? Direi sempre. Sparute e brevi, se ce ne sono state, le eccezioni.
Non è giusto – dirai tu – non è così che “dovrebbe” andare! Ed invece va proprio così. Perché?
Perché, se non è giusto, è di sicuro logico in quanto il propulsore di tutto il meccanismo è la volontà di condizionare gli altri, di modificare la loro vita. Gli scopi? A ciascuno il suo. Le intenzioni? Qualcuno davvero può dire di conoscere almeno le proprie?
Per far girare il baraccone ci vuole energia, altrimenti vivremmo, se va bene, in un mondo di gente inginocchiata a meditare mentre, se va male, come scimpanzé.
Quelle appena esposte sono, in ultima analisi, le ragioni di chi sceglie di condizionare gli altri, ossia di chi opera allo scopo di accumulare potere, ossia di chi nella pratica ha i mezzi per agire sulle potenzialità altrui e sul contesto.
Noi siamo nati in questo mondo qui e – per nostra fortuna – ad un buon grado di cottura.
Ci sono voluti i millenni ed ora il potere sul mondo si sta infine concentrando in poche mani, davvero pochissime.Non devono stupire quindi le scie chimiche, l’eugenetica, la geoingegneria, gli sterminii lampo di intere nazioni e tutto ciò che ci poteva sembrare impensabile fino a qualche anno fa. Il potere, accumulato in grandi quantità nelle mani di pochi, viene esercitato su scala più ampia.
Ora si tratta di capire dove tutto questo stia portando.
Logica vuole che questa tensione all’accumulazione del potere trovi il suo traguardo qualora una singola persona detenesse da sola tutto il potere disponibile. Ossia qualora un solo individuo fosse in grado di condizionare a suo piacimento la vita di tutti gli altri. Uno scenario del genere e’ possibile? In teoria sì, quindi sì.
C’è qualcuno che sta fantasticando di essere quell’individuo? Moltissimi.
C’è chi può diventarlo? Qualcuno ci dovrà pur essere, prima o poi, visto che lo scenario è possibile.
Chi? Questo non lo so.
Quando? Speriamo presto.
Di innegabile c’è che il processo è in corso – direi anzi che ha raggiunto uno stadio evolutivo avanzato – e che noi ci troviamo tutti in un bailamme senza soluzione di continuità, un contesto ormai globale in cui chi ha maggior potere ha altresì la volontà di accumularne ulteriormente, in cui le mani che tirano i fili sono davvero poche e forse qualcuna di esse si sta convincendo di essere la “prescelta”.