Magazine Cultura
“Potresti anche dirmi grazie” di Paolo Di Stefano (Rizzoli)
Chi c’è dietro?
La copertina di questa edizione Rizzoli raffigura la pagina di un libro, quasi totalmente ricoperta da cancellature, solo poche lettere risultano leggibili, quelle che formano il nome dell’autore (Paolo Di Stefano) e del titolo (“Potresti anche dirmi grazie – gli scrittori raccontati dagli editori”).
Sfogliando questa raccolta di memorie del gota dell’editoria italiana, sapientemente concentrato ed incasellato dal noto giornalista del “Corriere della Sera” Paolo di Stefano, si intraprende un viaggio dietro le pesanti (e spesso invalicabili) tende scure che celano le scelte editoriali e le preferenze dei marchi storici del Paese. Chiunque sia appassionato del mondo dei libri, come lettore o ancora di più come scrittore, non potrà sfuggire al fascino di questo racconto-intervista, grazie al quale è possibile incontrare personaggi del calibro di Mario Andreose (direttore editoriale Bompiani), che ci narra l’approccio di Valentino Bompiani di fronte all’esplosione del “caso Eco”, di Luigi Brioschi (presidente di Guanda), che frequentava stabilmente la casa di Vittorini o di Antonio Sellerio (responsabile della casa editrice omonima), che ci permette di “sbirciare” nei suoi ricordi infantili legati a Sciascia, fino ad arrivare a Marco Monina (direttore editoriale della ItalicpeQuod) e alla sua avventura in Transeuropa, vera e propria fucina narrativa guidata dal fiuto di Pier Vittorio Tondelli. Impossibile citare tutti gli aneddoti, i retroscena delle decisioni importanti (giuste o sbagliate), le dimostrazioni di assoluta fedeltà fra autore ed editore o di assoluta infedeltà, oltretutto rovinerei il piacere dello “spulcia mento” ai lettori che, come me, si ritroveranno a giocare il ruolo dell’archeologo davanti ad un’immensa biblioteca umana, cui di solito è difficile attingere.
Ammetto di aver provato un momento di confusione ed eccitazione davanti allo scrigno di ricordi che si spalancava davanti ai miei occhi, rivelandomi lati del carattere di autori ed editori che non avrei mai immaginato. Come un goloso davanti ai cancelli di Eurochocolate o un fanatico dello shopping alle prese con un’ondata di saldi imprevisti, sentivo le gambe molli e gli occhi che formicolavano bramosi di lanciarsi in una lettura senza “veli”. Mi sono ritrovato alle prese con Oriana Fallaci, esperta cuoca di leggerissime fritture di pesce, Stephen King, incontenibile danzatore, Allen Ginsberg, attento alla sua dieta, ma meno alla sua volontà di rispettarla, Georges Simenon e la sua allergia agli oggetti di color verde, Leonardo Sciascia e la sua passione per la caccia. Alcuni critici sostengono che percepire l’umanità di uno scrittore può essere un rischio, può farcelo guardare troppo da vicino, trasformandolo in uomo e facendogli perdere l’aura di dispensatore di pensiero.
Non sono d’accordo. Come lettore chiedo con fermezza: struttura, linguaggio, stile, personalità, pochi fronzoli e personaggi di sostanza. Chi rispetta e soddisfa le mie aspettative conquista la mia passione, fa di me il perfetto lettore-seguace, disposto anche a perdonare una svista, una caduta di stile in cambio di un ideale di scrittura. Scorgere uno spiraglio di umanità, una possibile stortura nell’idolo scrittore che mi sono forgiato, mi serve e serve anche a lui; dimostrando debolezza ed errori si tramuta in personaggio più completo per le mie fantasie, corroborando le mie attese.
E allora ben vengano questi libri, anche perché ci permettono di conoscere lo specchio dello scrittore: l’editore, ricordandoci che c’è sempre lui dietro le parole che ameremo e quelle che non vedremo mai. Severo giudice o spalla su cui sfogare le manie dello scrittore, esperto di marketing o di sentimenti umani, incapace di perdonare un tradimento o subdolo tentatore, imprenditore pronto a rischiare nome e soldi per lanciare una nuova voce o ferreo difensore del suo piccolo spazio di ridondante silenzio.
Come sosteneva Valentino Bompiani, non c’è una via certa per raggiungere il successo in questo settore, così come per scegliere se investire o meno su un libro. A volte è più sicuro confrontarsi con i petali di una margherita: “vende, non vende, vende, non vende…”.
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