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Poveri ma Belli (recensione)

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

«Un film nuovo ti sei andato a scegliere», direte voi. Ebbene, questo film, che ci crediate o no, era uno dei miei preferiti di quando avevo 4 o 5 anni. Strano, vero? Eppure lo ricordavo ancora con affetto e l’ho voluto rivedere, dopo 30 anni.

Locandina

Locandina

Trama

Roma. Anni ’50. Romolo e Salvatore sono amici e vicini di casa. Hanno poco più di vent’anni e in testa solo le donne e sbarcare il lunario. Il primo lavora come commesso nel negozio di dischi dello zio, il secondo come bagnino lungo il Tevere.
Un giorno arriva nelle loro vite Giovanna, la figlia del sarto che ha appena aperto la bottega sotto casa loro.

24, 21, 24  L'età dei tre al tempo del film

24, 21, 24
L’età dei tre al tempo del film

Considerazioni

Un’altra Italia, appena uscita dalla Guerra e in fermento per la ripresa economica, ritratta tramite la commedia di quel tempo, diversa da quella di oggi.
Gli elementi magari non sono diversi da quelli della commedia classica italiana, ma sono trattati ancora con una certa compostezza ed eleganza che mancheranno negli anni successivi. Si parla di “fare l’amore”, di conquistare ragazze. Non c’è volgarità, forse perché all’epoca non era permesso passare certe linee di demarcazione, e forse questo è un bene, perché il film risulta leggero e piacevole.

Una scena

Una scena

Il tema principale della storia, quello dei due amici innamorati della stessa ragazza, riesce a essere gestito senza melodrammi, in maniera quasi scherzosa, lasciando sempre un sorriso allo spettatore. Sarebbe curioso tentare di riproporre lo stesso stile al giorno d’oggi, cercando di dimenticare il tentativo del regista Dino Risi che ha, ahimè, prodotto Giovani e Belli nel 1996, provando a riprendere il tema. Ma ormai eleganza e stile erano stati sacrificati per la risata facile e grossolana.

 

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