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Povertà

Da Loredana V. @lorysmart

PovertàCi sono due films che vorrei fossero proiettati in tutte le scuole. Il primo è “Ladri di biciclette”, l’altro è “Umberto D.”, quest’ultimo, dicono, fu addirittura causa di una solenne arrabbiatura di Andreotti.

Ambedue le pellicole parlano di povertà, anzi, miseria addirittura. Nel primo c’è la storia di un disoccupato alla disperata ricerca di un posto di lavoro e che, per mettere insieme un pasto decente per la famiglia, deve anche far lavorare presso una stazione di servizio il figlioletto in età scolare.

Il secondo invece racconta della povertà dignitosa, pur se al limite della sopravvivenza, di un anziano dipendente pubblico che, dopo una vita di lavoro, si ritrova con una pensione da fame e con la sola compagnia di un cagnolino.

Povertà

Quella era vera povertà, la povertà della gente che, nell’immediato dopoguerra, si recava a fare la spesa col “libretto”, dove venivano segnate le spese da saldare alla riscossione del salario quindicinale. Ferie? E chi le faceva allora?

Però per i bambini c’erano le colonie, sia marine che montane. Pure io, a suo tempo le ho frequentate, e da allora data la mia avversione per il mare, dove venivo mandata per fare provvista di iodio carente nella mia zona, in quanto le giornate erano scandite dal fischietto delle assistenti, per la sveglia, l’alzabandiera, la colazione, il bagno…ogni movimento insomma veniva regolato da quell’orrendo suono.

Tornando ai films, tutte e due le pellicole sono frutto della regia di Vittorio De Sica e rispecchiano l’immagine di un’Italia ancora ferita dalla guerra…Quella era la “vera” povertà, quando non avevi di che riscaldarti o avevi poco da mangiare, dove un uovo, un po’ di formaggio o qualche fetta di salame erano già considerate un lusso, non parliamo poi della carne!

E’ un periodo del quale mi hanno parlato i miei genitori avendolo vissuto, ma ancora di più ha toccato la mia nonna materna, vedova, con una figlia nubile a carico ed una pensione di reversibilità che era davvero una miseria con la quale dovevano sopravvivere in due.

Ed ora che vedo gente che parla di povertà, resto piuttosto scettica. Ovvio che le sacche di vera povertà ci siano, ma non la miseria nera di quegli anni dove veramente si faceva la fame.



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