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Power-Up – Gradius, dove sei?

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giovanni "plutarco" Calgaro

All’incirca due anni fa la sezione Indie del servizio Xbox Live ospitò un side scrolling shooter orizzontale finanziato con una campagna su Kickstarter e preparato volutamente in modo che ogni suo pixel potesse sprigionare un intenso sapore retrò; quasi ad omaggiare il passato di un nobile genere che ha visto opere del calibro di Gradius, Project X ed R-Type, giusto per buttare lì dei nomi a caso che ancor oggi possono fare le scarpe a qualunque shooter a scorrimento. Anche a Power-Up, ora che è entrato in punta di piedi nei nostri dispositivi portatili. Intendiamoci, la fatica del piccolo team Playing With Giants si attesta su livelli sufficienti e, in potenza, in grado di regalarvi giusto qualche sessione di gioco senza pensieri. Ciò nonostante il titolo in sé cova i germi della mediocrità e risulta esser del tutto privo di verve, carattere e spunti particolarmente originali.

SPARA, SCHIVA, RIPETI

Al contrario di quel che ci si aspetterebbe, Power-Up possiede un background narrativo che, per quanto pregno di ovvietà e cliché riesce ad accompagnare e dare un senso a quello che abbiamo davanti agli occhi e, in particolare, a collegare i cinque livelli di cui si compone l’avventura. Come al solito la debole e flaccida razza umana è stata annientata dall’improvviso attacco di una spietata razza rettiliana proveniente da un punto indefinito dello spazio profondo. Il nostro alter ego digitale, sopravvissuto alla catastrofe, riesce a venire in possesso di un prototipo di navicella spaziale tecnologicamente avanzato e, con l’ausilio della logorroica intelligenza artificiale di bordo, parte alla riscossa. Soli, con una piccola navetta, ci ergiamo contro un’intera orda aliena. Il nostro potente mezzo, come spesso accade in questi casi, è infatti dotato di diverse armi fotoniche in grado di spazzar via intere flotte aliene in un battito di ciglia. Cominciamo però dalle basi.

Power-Up, l’abbiamo già detto, si presenta in tutto e per tutto simile alla pletora di side scrolling shooter usciti su qualsiasi piattaforma (se vi ricordate anche sui vecchi telefonini Nokia) nel corso delle decadi. La formula è quella di sempre. La nostra navetta procede in automatico, inquadrata in un eterno loop laterale. Ovviamente noi possiamo muoverla in tutte le direzioni, in modo da schivare l’immensa flotta nemica e, ovviamente, la paurosa quantità di colpi, raggi laser e quant’altro che ci piove addosso. Per portare un po’ di scompiglio e fare più danno possibile abbiamo a disposizione ben cinque armi più un potente blast ed uno scudo di energia, potenziabili attraverso la raccolta dei consueti power up che vagano per i livelli e differenti per effetto, portata ed efficacia. Un’ottima varietà, non c’è dubbio, se non fosse per il fatto che, per giungere ai titoli di coda, ne bastano al massimo un paio. Questo non solo per l’inutilità intrinseca di alcune di esse, ma soprattutto perché il tasso di sfida di questa declinazione portatile ne esce grandemente – ed incomprensibilmente – ridimensionato. Non esistono le classiche “vite” da conservare come delle preziose reliquie; nel caso in cui la navetta venga colpita infatti l’unica conseguenza è una penalizzazione sul punteggio totale della partita.

CIÒ CHE POTEVA ESSERE

Per ciò che attiene all’aspetto puramente stilistico, alla longevità e all’ottimizzazione “touch” del sistema di controllo, si poteva fare decisamente di più. Certo, in realtà il titolo non è altro che una trasposizione di quello già uscito qualche anno fa, ma proprio per questo l’occasione si presentava ghiotta per fare un buon lavoro di restauro, col permesso dei veri detentori dei diritti del gioco s’intende. Il profilo stilistico non innova in alcun modo i canoni del genere, presentando una schermata di gioco bidimensionale classica ed un HUD alquanto essenziale, ma a nostro avviso troppo piccolo, che in più di un’occasione ci ha creato qualche difficoltà a causa della perdita del feedback tattile col minuscolo stick deputato al movimento. Ciò che caratterizza il viaggio del nostro astronauta non è tanto il design della nave, dei fondali (comunque dignitosi rispetto il solito total black) o la particolare mediocrità estetica dei nemici, quanto piuttosto il design dei mega boss di fine livello, ben fatti e unica vera nota di colore di un titolo altrimenti sin troppo “grigio”. In termini di longevità poi Power-Up non può vantare una grande resistenza e in capo ad una manciata di ore sarete arrivati ai titoli di coda, anche se la presenza di leaderboard aggiornate e skin sbloccabili per personalizzare la propria nave ne giustifica, in parte, la rigiocabilità.


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