Pozzi di metano e affari rischiosi in silenzio

Creato il 21 marzo 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Nella serie di brevi video si vede la cabina del gas, per la distribuzione a cura di Linea Più (LGH), quindi il pozzo inattivo dal 2009, concesso a Padana Energia, che ha sede a Milano e potrà far ripartire l’estrazione di quattro milioni circa di mc di metano, oltre a due tonnellate di liquido utile per il raffreddamento dei motori, il glicole dietilenico, che pare sia stato trovato in basse quantità, l’un per cento, anche in una sola marca di sigarette elettroniche. Meglio non respirarlo.

Il pozzo ha una storia anche commerciale, è passato di mano, probabilmente non senza vantaggio. Potrà ripartire con qualche prescrizione e con apparecchiature nuove. L’Arpa richiede un sistema a carboni attivi per abbattere le emissioni.

Nel 2012 la capogruppo d’opposizione Mariagrazia Bonfante aveva presentato un’interrogazione, che si riferiva a eventuali interventi dell’irlandese San Leon Energy, che in realtà in Italia nemmeno pare aver sede, non la si trova. Invece degli irlandesi sono arrivati gli italiani, i soliti signori indisturbati dell’Eni, che hanno già pronto vicino al pozzo un metanodotto Snam. Oltre a Bordolano e Sergnano (oltre quattro milioni e mezzo di mc di metano nei due stoccaggi, il primo ancora in costruzione) e a Ripalta Cremasca, ecco pronta Vescovato.

Nessuno ha detto nulla ai cittadini, tranne l’ex sindaco di Bordolano Amore che apprezza molto questi stoccaggi. I pericoli tuttavia esistono, tanto che occorre un piano d’emergenza anche esterno e un documento di valutazione dei rischi (Erir). Niente Erir nemmeno a Sergnano, dove i lavori sono finiti da anni e anni, niente piano d’emergenza esterna a Bordolano, nessuna valutazione specifica, di un sismologo, sul rischio sismico.

In compenso il territorio continua a essere considerato, nel silenzio della politica, come un affare, uno strumento per far soldi. Il terreno agricolo rende meno soldi? Si coltiva energia, cioè biogas, o meglio ancora pozzi di metano nell’illusione di fare a meno delle forniture russe o comunque estere. Quel che peggio è che il conto lo paga l’agricoltura e che aumentano, in alcuni casi di più in altri di meno, i rischi per la popolazione, e sempre per soldi. Le grandi aziende programmano questi investimenti, i politici non lo fanno sapere, anche se autorizzano, a partire dal ministero.

Qualche documento su questo pozzo, basta cliccare qui sotto.

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