Magazine Cucina
Probabilmente era un goloso di vita. Di libri, di amori, di viaggi, di disegni e immagini, anche di cibo.
La pancia lo rivelava anche a chi, come me, non ci si è mai seduto a tavola assieme. Al massimo l'ho incrociato all'aperitivo da Harry's Bar. Era una volta che avevo fatto le due tavole pubblicate su Dedicated to Corto Maltese, e lui mi ringraziò.
Perché lo conoscevo, Pratt. Non posso dire "io lo conoscevo bene", ma mi fu maestro.
Da quando avevo 15 anni, fino penso ai 21, 22, gli feci vedere i miei disegni, i primi lavori.
Ricordo ogni frase che mi disse.
Per questo ho amato scrivere il libro Hugo Pratt – le lezioni perdute. Le sue lezioni spesso oggi ci sembrano proprio andate perdute. Non solo quelle che teneva e che scrisse e disegnò, per la Escuela Panamericana de Arte a Buenos Aires. Ma non è così.
Quelle che diceva e mostrava ai giovani disegnatori che andavano da lui, come me, come Lele Vianello, come Milo Manara. Ma anche José Muñoz fu "allievo", anche Bacilieri e Stano hanno imparato dalla sua eccellenza (per usare le parole di Muñoz).
Anch'io avrei potuto imparare di più, certamente.
Ascoltavo i suoi elogi e i suoi rimproveri, sotto il suo sguardo ironico e che scavava imparavo un poco, i miei disegni avrebbero potuto essere più forti se avessi ascoltato di più. Con lui ho imparato di sicuro a leggere e a parlare di fumetto.
Ma non mi sono mai seduta con Pratt a una tavola dove ci fosse cibo, ho perduto il momento delle sue memorabili cantate all'Hotel Napoleon a Lucca, delle serate cucinando e raccontando a Malamocco o a Parigi.
La tavola cui sedevo, tranne qualche caffè veneziano, in piazza e piazzetta, era quella del suo studio, lui di là, nel lato in cui disegnava, io di qua. Pomeriggi invernali che rabbuiavano e Pratt diventava un'ombra nera che parlava di fumetti e libri e penne.
L'ho visto disegnare Leopardi, storia africana di Corto.
Ho letto alcuni libri che mi suggeriva, ho scritto appunti dopo che ero stata da lui.
Oggi ho rivisto le sue lezioni argentine, ho intervistato i suoi compagni di lavoro e i suoi seguaci, ho ricordato.
Giovedì' 17 sarò di nuovo a Venezia, la mia città dove tutto ha avuto origine, anche l'incontro con Pratt (a Malamocco, quella terra persa che ho rivisto andando a intervistare Lele Vianello, al piano terra della terrazza dove incontrai Hugo la prima volta, con Anna, Silvina e Giona, quello spazio di canne tra laguna e mare e avventura) l'incontro con il fumetto.
Giovedì 17 gennaio alle 18 ci sarà un grande incontro, in occasione della presentazione del libro, Piero Zanotto, grande giornalista del fumetto, ha organizzato assieme al Graspo de Ua (grande ristorante veneziano, di cui Pratt era un fedele frequentatore, tanto da avere un suo tavolo) un serata dove ci saranno tutti: Alberto Ongaro, Ivo Pavone, Stelio Fenzo, Lele Vianello, Guido Fuga, Mariolina... Piero Zanotto, io e anche il cibo e il vino, poi.
I disegni di Pratt, la sua presenza, tanti amici.
Non è solo per il libro, è nella speranza, soprattutto, che Venezia si ricordi del suo artista più nuovo e internazionale degli ultimi anni, che il comune o qualche sede artistica si faccia venire in mente uno spazio intelligente, colto e aperto al pubblico, che porti le immagini prattiane, i suoi viaggi, la sua cultura, ancora tra le calli.
E anche nelle osterie, perché no?
Perché dopo Canaletto, Tiziano, Tiepolo c'è stato anche Hugo Pratt.
Se ci siete passate, se non ci siete fate anche voi in modo che a Venezia se ne parli, di Pratt. O alzate un bicchiere tra le 18 e le 20, un vino buono per brindare al fumetto e a Hugo.
P.S. e poi vi racconterò il menù
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