Johannes Vermeer (1632, Delft - 1675, Delft),
“Lo studio dell’Artista (L’Arte della Pittura)”
1665-67, olio su tela, 120 x 100 cm,
Kunsthistorisches Museum, Vienna.
In tutti i dipinti di Vermeer, e non solo ne L'Arte della Pittura, le figure sono cose individuate dalla luce. Vermeer costruisce l'esteriorità privandola di superficialità, attraverso l'uso della luce come colore; è la luce a definire i volumi, una luce che è precisamente quella, corrispondente ad una determinata ora e situazione atmosferica, ed è insieme sempre la stessa per la potenza di definizione dello spazio e dei volumi. La luce in Vermeer è colore, che si dispone in rispettoso silenzio, diventando concreta nelle cose e definendo sia le cose sia la possibilità della visione. Il risultato è la rappresentazione non temporale dell'evento, la dignità delle cose per se stesse, ovvero del finito, la precisione di una visione che è insieme inestricabilmente percezione sensibile e intelligenza, ragione e immaginazione.
Roberto Diodato, Vermeer, Góngora, Spinoza.