Conosco Leo Lobos da molti anni, attraverso un altro buon amico il cui nome è Jorge Teillier (1935-1996). Alla fine degli anni Ottanta ci fu quel nostro primo incontro. L’evento ha avuto luogo nel mitico bar-ristorante “La Union Girl”, situato nel centro di Santiago ed è in quel luogo che è nata un’ amicizia che dura fino ad oggi.
Sempre sotto l’incantesimo della poesia. Ricordo le conversazioni sugli scrittori del Cile; una stagione di utopie che in seguito sarebbe svanita velocemente. Ma così come la poesia è e consiste in un brivido che si percepisce quando si è raccolti dentro la propria intimità, citerò subito una poesia tratta da “Neve“, il libro recentemente pubblicato da Mago Editori.
Il suo titolo è: “Il cancello di partenza” – Starting-gate. Ed ecco i versi: “Eccomi al cancello di partenza / come un qualsiasi cavallo / o un qualsiasi cavaliere / leggendo un libro di un tempo / che non avrà mai alcun accesso / Il cuore è un cacciatore solitario /che nuota nell’acquario / della immaginazione / in una solinga riflessione in pieno giorno / Sarò l’ultimo a saltare in pista / in questa gara/ dove tutti vogliono arrivare al primo posto / Mi consolo guardando gli uccelli / che si perderanno nella nebbia / di un pomeriggio qualsiasi“.
Questi versi ritmici sono dedicati a Carson McCullers, la grande scrittrice americana del profondo sud, insieme a Truman Capote e Tennessee Williams e ad altri. In particolare, l’altoparlante lirico della poesia, è qui riferito al celebre romanzo di McCullers, intitolato “Il cuore è un cacciatore solitario”.
Questo dimostra che l’autore di questo libro è nato e si è formato attraverso letture particolari e molto raffinate. Questo testo è stato scritto in Campinas, São Paulo, Brasile nel marzo 2006. Ora volendo inserire una divagazione, per quanto riguarda la poesia di cui sopra, vi farò un breve riassunto della sua esperienza in Brasile. Non sorprende che, grazie a lui, abbiamo letto in castigliano Hilda Hilst, con il commento del poeta brasiliano Cristiane Grando. Abbiamo anche incontrato il leggendario Roberto Piva all’interno del suo percorso avanguardista, insieme a Claudio Willer e Tanusi Claudio Cardoso, oltre a molti altri artisti brasiliani.
Ricordo giorni e giorni trascorsi a parlare di Piva e del suo legame con la “Beat Generation”, oppure a parlare delle storie del lavoro indimenticabile di Hilda Hilst. Il nostro amico Leo Lobos era stato precedentemente, nel sud della Francia, tra il 2002 e il 2003, attraverso una borsa di studio. Successivamente poi era ritornato a New York, ma sempre con un blocco note appresso, per prendere appunti e per disegnare.
Pertanto, è necessario dire che Leo Lobos è anche un artista visivo che ora espone i suoi dipinti presso la sede in “Taller Siglo XX Yolanda Hurtado” insieme ad altri artisti, quali; Roberto Hoppmann, Veronica Baeza Herrera e Maria Eliana. L’esposizione collettiva è stata chiamata con il titolo “Orizzonti” .
Ma ciò che ci unisce ora qui, è il libro “Neve” che corrisponde al titolo di un romanzo dello scrittore turco e premio Nobel per la letteratura, Orhan Pamuk.
Leo Lobos ne parla anche in uno dei testi, all’interno di questa nuova poesia. Un pomeriggio a Santiago, Leo Lobos ha partecipato a una conversazione con Pamuk e si è ricordato un qualcosa che era legato a questo concetto: “un album musicale con all’interno ogni genere di poesie”, “Poichè, se noi osserviamo la neve caduta, ogni fiocco di neve che cade è diverso l’uno dall’altro e tracciando con attenzione ogni singola caduta, si scopre che c’è un intero mondo da scoprire.”
Ed il poeta Leo Lobos a questo ci invita, mentre uniamo insieme i punti ed i suoni del poema , intitolato “Neve”:
“Oh le parole / Vento / Rugiada / Acqua / Tempesta / Oh, le parole / Aria / Movimento / Sogni di cemento armato / Volo Mentale/ Energia / Materia / Marciume / Oh le parole / Linee sferiche di colore nero / mappe e attuali itinerari colorati con un nuovo inchiostro / Galassie in assenza / Solitudine/ Tempesta / Oh le parole / Arte / Incoraggiamento / L’essenza delle cose / Che cosa è / Che cosa sarà / Oscurità e anche tempesta / Oh le parole / Ricordo / e / Oblio / Oblio e / Tempesta / Oh la tempesta assoluto parole / Tramonto / Tradimento / Chiarissima / Y / La più grande Bufera / Quali sono le parole della neve? / Celare i loro corpi all’alba? “.
In questo fulcro è racchiuso il mistero della poesia. E così, come afferma la poetessa Montrosis Anita: “Questo libro è sicuramente un viaggio in luoghi diversi. Si tratta di un esodo da differenti città e paesi, dedicato agli amici che sono in vita e talvolta anche gli amici scomparsi e a tutti quegli artisti che si ritrovano uniti fra di loro, in quanto similmente legati dalla passione per le lettere e per le altre arti. La mano dello scrittore Leo Lobos ha congiunto la capacità di osservazione da un lato e la musicalità di riversare le setole dei pennelli sui fogli, perché questo libro raccoglie e custodisce una vasta gamma di immagini, tutte su argomenti diversi fra di loro, ma anche contemporaneamente riuniti e collegati, come a volere recuperare la memoria del più intimo e segreto atomo del corpo.
Un corpo che si sente un tutto unico, con un’unica vita in tutte le sue dimensioni. Ed ecco che allora la parola diventa un’immagine al crepuscolo e improvvisamente la neve la copre e la ricopre tutta, nascondendola nella luce oppure a volte anche nella tempesta.”
Congratulazioni alla poetessa Anita Montrosis, perché in queste parole brevi ma lucide, il lettore avrà gli strumenti necessari per vivere e per attraversare significativi universi, presentati e proposti da questo variegato compendio di immaginazioni ed invenzioni. Il poeta Leo Lobos qui dimostra di avere imparato la lezione del poeta surrealista francese Paul Eluard, quando quest’ultimo dichiarò: “L’oggetto della poesia deve essere visibile, è da vedere.”
Cioè occorre impostare la parola, in modo tale e su ciò che gli altri non riescono a vedere e a distinguere, perché in questi tempi la cecità è totale, in quanto le persone stanno agonizzando per un tipo di gioia artificiale e non si riesce neppure a trovare quella luce capace di irrompere anche laddove non sorge il sole.
In “Vita e arte”, Lobos scrive: “Portali aperti su spazi sconosciuti / seguendo la direzione della musica delle sfere / così facilmente penetrabile / in zone che ci tengono fuori e ci avvolgono / Si può stare tranquilli e al sicuro? / Ben lontani dal tumulto della contemporaneità / l’arte è come indignazione verso la frenesia di oggi / questo non riguarda la fugacità del tempo momentaneo / questo riguarda il tempo definitivo e duraturo / Avvertiamo il tempo che passa / e l’aprirsi di porte / che svelano i tesori dell’eternità / sentendosi appesantiti dagli arrivi e dalle partenze / dagli ingressi e dalle uscite / dalle nascite e dalle morti / dal grembo materno, dalla tomba e da tutto il resto.”
I versi finali di questa poesia mi ricordano il poeta espressionista tedesco Gottfried Benn, che ha scritto in una sua poesia: “Tutti noi abbiamo l’amore, il cielo e la tomba.”
Nel libro “Neve” non vi è alcun viaggio o colore o profondità o citazione di altri poeti e scrittori. In breve, si tratta di un lavoro che intende risvegliare e mostrare, insieme al poeta stesso, la realtà più segreta che solo i veri poeti sono in grado di percepire e di costruire. E così come lo scrittore francese André Gide sostiene: “Dal momento che tutto è già stato scritto, ma che nessuno è disposto ad ascoltare, si deve ricominciare da capo“.
Questo è ciò che Leo Lobos fa in questa casa, affermando: “ In questa casa io sono un pittore innocuo / in cerca di un altro / sole / di fiori in una goccia di rugiada.” Questi versi si propongono di raccogliere il difficile silenzio della natura, con la quale il sole ci si risveglia ogni giorno.
Tuttavia, questa è solo una angolatura rispetto alla immensità e allo spessore poetico contenuti in “Neve” di Leo Lobos che è già “una moneta viva che mai si potrà ripetere.”
Testo tratto dalla presentazione del libro “Neve” di Leo Lobos, Il Mago Editore, 2013. Fiera Internazionale del Libro di Santiago – Centro Cultural Estación Mapocho 28 novembre 2013, con l’artista Roberto Hoppmann.
Written by Francisco Vejar
Traduzione in Lingua Italiana di Rosetta Savelli