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Allora tutti insieme si alzarono per condurlo da Pilato. E si misero ad accusarlo dicendo: Abbiamo trovato costui che sovverte il nostro popolo: impedisce di pagare i tributi a Cesare e sostiene di essere il messia re. Pilato lo interrogò: Tu sei il re dei giudei? Gesù rispose: Tu lo dici. Pilato si volse ai capi dei sacerdoti e alla folla e disse: Non trovo nessun motivo di condanna in quest'uomo. Ma essi insistevano: Egli solleva il popolo insegnando per tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea fin qui. Pilato, udito questo, domandò se fosse Galileo, e saputo che era della giurisdizione di Erode, lo mandò a Erode che in quei giorni si trovava pure lui a Gerusalemme. Erode fu molto contento di vedere Gesù, perché da molto tempo desiderava conoscerlo per averne sentito parlare e sperava di vedergli fare qualche prodigio. Gli fece molte domande; ma Gesù non gli rispose nulla. I capi dei sacerdoti e gli scribi stavano là e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, dopo averlo schernito e deriso assieme alle sue guardie, gli fece indossare una veste sfarzosa di dignitario e lo rimandò a Pilato. Quel giorno Erode e Pilato, che fino a quel momento erano stati nemici tra di loro, divennero amici. (Luca, 23,1-56)
« Come lo splendore solare non è di alcuna utilità ai ciechi, anzi li infastidisce; così Gesù Cristo — sebbene fosse autore della vita — era per gli ebrei insopportabile. Ciechi nell'anima volontariamente, non poterono sostenere lo splendore della sua divina presenza. Perciò chiesero a Pilato che fosse tolto loro dinanzi » (San Cirillo)