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Preghiera per un mantello stracciato

Creato il 30 giugno 2014 da Chiara Lorenzetti

Preghiera per un mantello stracciato, a dirla tutta, preghiera per me.

Signore, ricordi quel tempo in cui mi donasti quel grande mantello? Di velluto rosso, ricami dorati, perle lucenti a far da favella. Calzava perfetto sulle mie spalle, leggero come piuma e degno di Re.
Ricordi Signore, e scusa se parlo, era così bello che nel donarmelo ti scese una lacrima di commozione e d’orgoglio per quanto prezioso ti ero nato. Ah, Signore, parevo un Papa di altro lignaggio e più camminavo e più il mantello si faceva più ricco.
Un po’ vanitoso di tanta bellezza, decisi di dar nome saggezza a quel bel mantello e aggiunsi il sereno, la pace la quiete, in fili leggeri fino a dentro la trama.
Fui forte per molte lune, Signore, ricordi? Il mantello era grande e di questo ne feci coperta ed abbraccio e tutti ne ebbero a bere e nutrirsi, quale fonte e ristoro. Era grande il mantello, lo dico; era forte il tessuto, lo ripeto; era riccamente adorno il mantello, lo ricordo e io lo ero con lui.
Era pace. Era riposo. Era serenità e gioia. Era forza.

Poi venne quel vento, rammenti Signore? Non era un vento qualunque, mio dio, ma un uragano. Spazzava le case, le spiagge lasciava divelte, le piante emaciate, il cielo sempre cupo e nero e nuvole basse correvano con fulmini e tuoni.
Ora Signore che mi stai ascoltando, ti domando quale pazzia ti crebbe in mente in quel giorno: un attimo prima era sereno e un attimo dopo il finimondo. Non so dire se ti fosse scappata la mano, se eri adirato per altre incombenze, se ti fosse caduta una pietra sul piede, un inciampo, non so.
Vorrei dirti Signore che quel vento fu folle e fece disgrazia fin dentro di me.
Quel bel mantello che m’avevi donato, placida zattera di serenità, fu strappato a brandelli, tirato, stracciato, mangiato, roso, sfilacciato, scucito.

Finito quel vento, Signore distratto, finita l’ira e la tua rovina, mi ritrovai seduto, il cuore a brandelli:  il mantello pochi fili monchi, orfani d’arte e di poesia.
Mai ti dissi quello che fu dentro sdi me; speravo Signore che dall’alto tu potessi vedere e capire che non occorre far vento così forte, bastava parlassi, se qualcosa avevi da dire. Se ti eri accorto che usavo male il mantello, potevi avvertirmi, l’avrei risvoltato, ridotto, riposto dentro ad un cassetto, ripiegato per farlo apparire solo talvolta.
Ma invece tu fosti una potenza tale che lasciò raso al suolo tutto.
E se dico Tutto, Signore, intendo Tutto.

Ora è tardi lo so, Signore.
Ma se ancora ti resta un taglio di quella stoffa, un fazzoletto, non dico un mare; un ritaglio, una pezza, un quadretto, ti prego Signore, di farmene dono che saprò tenerlo solo nella mano e  non lo sventolerò come bandiera e proteggerò me stesso, prima di tutto me stesso e solo dopo, quando sarò forte di nuovo e sereno, ecco Signore, te lo prometto, donerò ciò che ho dentro al tuo creato.

Ps: se qualcuno dovesse ravvedere una vaga somiglianza con “preghiera per uno che si è perso, e dunque, a dirla tutta, preghiera per me” di Padre Pluche in Oceano Mare di Baricco, sappia che non si sta sbagliando :) 

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Chiara


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