Mi sono sempre sentita un po’ come il protagonista del romanzo di Dostoevskij, “L’idiota“: il principe Myskin al femminile.
Quindi, una persona spiritualmente elevata, con una generosità d’animo e candida fede nel prossimo, malgrado e soprattutto, negli anni giovanili, queste caratteristiche all’apparenza nobili si accompagnavano ad una totale inesperienza di vita ed a una specie di paralisi della volontà.
Queste mie peculiarità erano principalmente scaturite dal mio essere cresciuta in un paese alle pendici del Gran Sasso, luogo in cui il tempo sembrava non passare mai e trovare interlocutori adatti era meno probabile che attendere l’atterraggio di una navicella spaziale con a bordo un alieno.
Per questo motivo, mi appropriavo di tutte le agende che trovavo in giro per casa ed ogni sera, vi annotavo tutti i miei pensieri vaganti. La noia era tanta. Erano gli anni ‘80. Anni terribili per la moda, l’architettura, l’arredamento.
Mia madre aveva esposto sulle mensole di una libreria barocca il suo orgoglio: collane intere di libri che andavano dai classici di prosa e poesia, categoricamente Mondadori, e l’enciclopedia composta da sedici libri pesantissimi. Sedici mattoni di colore rosso.
Quelli dei poeti, con il marchio Mondadori, 1970, dal titolo “I giganti” e sottotitolati “la nuova biblioteca per tutti”, erano molto eleganti. Vedere ventisei poeti in fila, da Dante a D’Annunzio, era un vero spettacolo.
Passano gli anni. Gli anni, dopotutto, sanno solo passare. Cambiano le vite dei singoli. Non di tutti. La poesia ritorna a me da un’altra solitudine, da un’altra casa. Lentamente, diventa una grande forza. Mi possiede. Poi, travolge.
“Il fatalismo è l’altra faccia, la grande seduzione, dell’Io eroico, che in questa civiltà del fai da te, dove l’asso piglia tutto, ha già un tale peso sulle proprie spalle. Più pesante è il carico, più forte è la tentazione di deporlo o trasferirlo su un portatore più grosso e più forte, il Fato per esempio.”
James Hillman, con “Il codice dell’anima” Adelphi Edizioni, mi viene in aiuto e mi ricorda che: “ci sono più cose nella vita di ogni uomo di quante ne ammettano le nostre teorie su di essa.” Quando sono diventata poetessa in realtà non lo so. So che dal mio esordio sono trascorsi quasi 10 anni.
So che la poesia continua ad avere un ruolo attivo dentro ai miei giorni. So di averla esportata e diffusa in molte regioni italiane, anche all’estero. So di averla rispettata organizzando un concorso per Poeti. So che la tristezza in alcuni giorni arriva come un pugno, mette in subbuglio lo stomaco mentre la mano spezza sulla carta sillabe ed accenti con l’inchiostro della penna e in quei momenti ho voglia di ridere per sempre, come se non avessi mai pianto.
Probabilmente il decennio in versi aveva bisogno di un regalo ed è ancora il Fato ad arrivare con la notizia che sono tra le dieci donne premiate alla XII^ edizione del “Premio Donna” Città di Teramo 2015, per la categoria Letteratura e Poesia.
Il Premio con cadenza biennale viene assegnato alle donne teramane che si sono contraddistinte in vari settori della società è promosso da Iole Forlini Pallone, presidente del “Premio Donna” e presidente di Federcasalinghe Regione Abruzzo, e Anna Fiorà Frattaroli, coordinatrice dell’evento. La premiazione si è svolta sabato 30 maggio alle ore 17, nella Sala Consiglio Provinciale in via G. Milli, a Teramo.
La conduttrice della manifestazione, la Dott.ssa Mila Martelli, dopo avere letto le note biografiche delle donne premiate ha provveduto a far consegnare una targa di riconoscimento per le seguenti categorie: arte e scultura – politica – letteratura e poesia – sport – musica – imprenditoria – artigianato – comunicazione – volontariato – ricerca. Dopo la premiazione; Marina De Carolis ha letto i miei versi.
“Il respiro dell’anima
Si sveglia lento il mio verso,
s’ apre alla luce del giorno
come un fiore al mattino
e in punta di piedi,
attraversa le porte del mondo
sfiorando la vita ad ogni respiro,
racconta di esseri fragili in cerca di un varco
dal quale trapeli una luce d’altrove
che illumini un atto d’amore tra storia e poesia,
di un tempo che corre sulle dita di un attimo.
Euritmia cromatica
Amo sempre il colore
nell’incanto che esplode
un bagliore di luce,
nell’ immagini nitide
del buio notturno.
Amo la forza dei limpidi versi,
imbevuta di mille paure
che fugaci sprazzi narra
di radici mai dimenticate;
ed illusa e sospesa
tra sonno e ragione,
tra Morfeo e vecchi miti,
inseguo la scheggia dei sensi
all’interno di mie fragilità.”
Premio Dante Alighieri, 2007
“Il filo del tempo
Un giorno ti legasti
al filo del mio tempo,
quando nella terra
del mio destino,
fiorivano gli inganni
che come stormi
di folli pensieri
ferivano il presente.
Per un attimo, camminai
nel bosco dei respiri,
bruciando radici
per sedurre l’attesa
e cercai l’incantesimo
nel ventre della madre terra
stretta nel morso dell’angoscia
privo di parole,
muta, come una foglia.”
Triumvirati, LiminaMentis, 2010.
Written by Carina Spurio