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Giro di boa per la prima edizione del Premio Millelire. Ieri sera abbiamo assistito alla terza serata di questo festival inedito dedicato ai corti teatrali. Ad accogliere il pubblico, come consuetudine, i padroni di casa Lorenzo De Feo e Antonio Lupi, accompagnati dall' immancabile mascotte Ianto. Gli organizzatori spiegano di aver ricevuto cinquantacinque testi in occasione del premio e di aver fatto fatica a sceglierne quindici. Un plauso a questa lodevole iniziativa e' arrivato dalla giornalista del Corriere della Sera, Natalia Distefano, habitué del Millelire. Membro della giuria critica, la Distefano ha evidenziato la qualità della produzione vista in scena, lo sforzo scenografico in uno spazio così ridotto e soprattutto l'impiego di mezzi di cui, una realtà ancora nuova nel panorama off capitolino, si è dovuta far carico.
Si spengono le luci e ha inizio il primo corto: "Amaro calamaro-sapore ignaro", un nome insolito che ci spiega l'autore, regista e interprete Marcello Paesano: "Ci avevano chiesto un titolo per una pièce teatrale da portare al Duse, in realtà serviva solo un nome molto in fretta. Mi è venuto così, scherzando. Doveva raccogliere una serie di testi noti. Ma una volta nato il titolo, ho voluto scrivere tutta la sceneggiatura." Un nome bizzarro per un altrettanto insolito elisir che sarà la scusa per svelare innumerevoli altarini di due coppie stanche e poco affiatate.
Chi era presente in sala ieri sera, non è potuto restare indifferente davanti a "Fari", corto scritto da Micol Graziano. Non è tanto il testo in se', che comunque vanta di una scrittura raffinata, di un duello verbale serrato, asciutto, affilato, quanto la bravura dei due protagonisti: Paolo Giommarelli e Cristina Gardumi. La loro danza onirica e fluttuante, impreziosita da maschere animali, ha trasportato gli spettatori in una sorta di bosco mitologico perso nel tempo, in una metropoli sconosciuta. Micol ci racconta che: "le maschere sono opera di Cristina, la protagonista, poliedrica artista, pittrice, dotata di una mimica corporea non comune".
Ha condotto la serata a conclusione una delicata, eterea, cantastorie d'altri tempi: bianca, minuta, avvolta da un sottile strato di polvere. Polvere sui ricordi, un personaggio infantile, una bimba, un'anziana o solo un angelo custode. E' Marica Roberto, unica interprete di "Giallo per stanze". La coraggiosa narrazione di una violenza sessuale su una bambina raccontata, però, come un canto di altri tempi, una nostalgica nenia accompagnata dalla chitarra, che ci ha riportati indietro ai tempi dello cunto de li cunti, alle filastrocche siciliane, ricordando un malinconico De Andre', nato molto più a Sud. Marica ci dice: " Ho dovuto fornire delle brochure, un dizionarietto italiano-siciliano per aiutare il pubblico nei momenti di difficoltà. Sto anche prendendo lezioni di chitarra, attualmente riesco a fare solo tre accordi. In realtà questo testo era stato pensato per due voci, poi per varie necessità ho dovuto ridurlo a un'unica presenza sul palco." Unica e magistrale.
Noi di Kirolandia vi aspettiamo stasera per un nuovo viaggio menzognero.
Autrice: Marcella Sullo
Foto a corredo: Massimo Righetti
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