Prendendo le misure all'Uomo

Creato il 14 marzo 2012 da Ilgrandemarziano
Sono certo di non incorrere nella vostra delusione, anticipandovi fin da subito che non si tratta di una disquisizione circa il ruolo della metrica nella funzionalità delle dotazioni maschili. Sebbene, tuttavia, date le circostanze, qualche risvolto sessuale per forza di cose finirà per esserci. Perché il sesso è parte dell'Uomo (con la U maiuscola, ovvero in quella maschilistica fenomenologia linguistica per cui nella specie al maschile si intende compresa anche la donna) e dunque anche, anzi soprattutto, le complesse reazioni e relazioni che l'Uomo ha con esso e che ne configurano una delle sue proporzioni più importanti.
Ma nel novero delle dimensioni misurabili, non c'è solo il sesso, che pure ha una parte - appunto - rilevante, in molte delle sue diamantine sfaccettature, compresa quella scabrosa, oscura e difficile della pedofilia. C'è anche la morte. Quella per esempio tragica, terribile e colpevole, di un amico, quando invece noi - senza un cazzo di perché - ci siamo salvati per un soffio senza nemmeno un graffio. C'è la malattia. Quella rara, invalidante, disperata, che non prevede possibilità di consolazione. E c'è la violenza. Quella fisica, efferata e la sua giustizia che trova la misura solo in una vendetta egualmente efferata. E quella psicologica, ma non per questo meno feroce, che il cinismo del Sistema dispensa nei confronti di chi si deve sottomettere, se vuole sottostare alle sue Regole. Infine quella del Destino, che cambia le carte in tavola (e spesso anche la tavola stessa) a suo piacimento e (quasi) mai lo fa in meglio, anche solo perché il caos è entropicamente assai più probabile dell'ordine.
Ogni volta che la vita pone l'Uomo a confronto con una di queste cose, lo spinge a misurare se stesso nei confronti della propria esistenza, come di fronte a uno specchio di carne e sangue, ed è quello che Paolo Zardi fa nella sua Antropometria, intensa raccolta di racconti senza filtri, né ipocrisie, cattivi, violenti, sfacciati, teneri, sessuali, delicati, cinici e veri proprio come sanno esserlo l'Uomo, le Relazioni che mantiene, la Società in cui vive e il Destino (impassibile) che giocherella con lui. Racconti che superano il minimalismo alla Carver, nel massimalismo della sterzata, quella improvvisa del caso che piomba su di noi come un’auto impazzita e, nel cambiarci per sempre, delinea i confini della nostra umanità. Racconti arguti e tragici, sorprendenti e disperati, che l'adeguata perizia di toni e stili finisce per rendere veri e propri gioiellini letterari.
E se, come sempre succede con le antologie personali, non è possibile che tutti siano al medesimo (altissimo) livello, anche solo per le sempre diverse modalità di agnizione di ciascun lettore nei confronti della materia narrata, la raccolta di Zardi è complessivamente un ottimo esempio di quello che la narrativa italiana chiamiamola indipendente, ovvero quella al di fuori del giro dei grandi scrittori e delle grandi case editrici, può essere capace di esprimere, se dietro ci sono autori capaci e case editrici coraggiose, competenti e appassionate, immuni al fascino odioso e perverso dell'onnipresente nepotismo editoriale e che per questo meritano tutta la visibilità e il sostegno possibili.
L'incipit (da Sei minuti):
"Una notte, camminando lungo il marciapiede che costeggia un piccolo parco senza recinzione, con le panchine in legno ricoperte da frasi scritte con l'uniposca, l'altalena verso il bordo di un silenzio molto protettivo, in un quartiere quasi residenziale, avvolta (io), dall'umidità dell'autunno appena iniziato, dieci secondi dopo che una macchina è passata sulla strada (dentro ascoltavano I wish you where here), il terreno quasi bagnato, venti minuti dopo aver salutato un'amica con due baci sulla guancia (un profumo da chewing-gum, gli occhi stanchi, un ciao ci sentiamo domani mattina) ed aver salutato anche il mio ragazzo con un bacino molto dolce sulle labbra (nessuna parola ma solo uno sguardo pieno di complicità), un sabato di settembre, con un cappottino grigio troppo sottile, sotto un cielo molto scuro, dodici minuti dopo aver constatato - stupita - che non ci sono nuvole, sete, un libro di Philip Roth in borsetta, il segnalibro rosso della Feltrinelli a pagina 122 (proprio quando lo Svedese sta scoprendo che la figlia probabilmente è una terrorista, ma non ne ha ancora la certezza), all'una e cinque, sei minuti dopo che ho notato qualcuno dietro di me..."
Piccola rassegna stampa:
Antropometria su Il linkazzo del skritore
Antropometria su Della sostanza di cui sono fatti i totani
Antropometria, di Paolo Zardi (NEO Edizioni)

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