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Prendete la parola!

Creato il 22 dicembre 2011 da Cirano2
I ragazzi a scuola parlano solo in caso di interrogazione. Spesso molti dei richiami che gli insegnanti muovono nei loro confronti sono basati sulla censura della parola. "Non parlare!" "Non chiacchierate!", "Abbassate la voce, uno alla volta......!!!".Complice il decreto "classi pollaio" uno dei frutti avvelenati della Gelmini, i numeri al ginnasio arrivano sino ai 31 studenti per classe,  favorire una comunicazione ecologia e libera, diventa un'impresa.Da questa sollecitazione è nata l'idea di leggere "Solo se interrogato" il romanzo di Starnone e prendere la parola in merito. Qui di seguito le riflessioni di Gloria una studentessa della 3 A del mio liceo. 

Prendete la parola!“Solose interrogato” di Domenico Starnone racconta la storia di un prof“alternativo” che quotidianamente si mette in discussione nel tentativo dicoinvolgere gli alunni durante le sue ore di insegnamento. Il libro si apre conla richiesta da parte del prof ai suoi alunni di portare una cassetta di legnocon tre fori a destra e tre a sinistra. Cassetta che avrebbe dovuto conteneretutte le domande che gli studenti gli avrebbero rivolto e alle quali luiavrebbe provato a dare risposte esaudienti. La motivazione che spinge il prof achiedere la strana presenza di sei fori è davvero particolare , infatti eglispiega che vuol dare la possibilità alle di respirare in modo da tenerle semprevive. Questa scelta rappresenta uno dei tanti tentativi di Starnone diinventare qualcosa di nuovo per avvicinare i suoi alunni allo studio. Un po’come ha fatto il prof, premiandoci con la lettura di un libro per aver vinto lagara. Inizialmente , a dire il vero, più che un premio, mi è sembrato un castigoe, credo che come a me anche ai vari compagni, però adesso mi sento di doverloringraziare perché non mi sarebbe mai venuto in mente di leggere questo libroche mi ha aperto gli occhi prima su me stessa e poi su tutti i miei professori.Io non so se prima di scegliere i libri adatti ad ognuno di noi ci ha studiatio semplicemente si è informato dai suoi colleghi degli scorsi anni ( comed’altronde abbiamo fatto noi ascoltando ciò che ci dicevano i ragazzi piùgrandi su tutto il corpo docenti del corso A) so però, per certo, che con me ciha proprio azzeccato, perché mi ha dato un libro che mi ha fatto rivivere tanti“momenti no” dei due anni passati, facendomi rendere conto che tutte lenegatività che vivevo con angoscia non erano poi così gravi come io credevo; chetanti prima di me ci sono passati e che tanti ancora ci passeranno; cheprobabilmente ho creato disagio ai prof che non sapevano come comportarsi conme; che il mio comportamento era autolesionista e che, nella scuola prima, masoprattutto nella vita, bisogna tirar fuori le unghie e far valere i propriprincipi e le proprie idee. L’autore del libro sostiene di aver incontratodifficoltà a farsi ascoltare dapprima come studente e poi come insegnante,perché la gente che gli stava intorno lo sentiva senza però prestare ascolto aquello che lui diceva, o meglio che ognuno recepiva ciò che voleva sentirsidire. Cosi tra i banchi da studente, continuava a sentirsi un numero, uno tratanti che parlava “ solo se interrogato” e , che adesso da insegnante inveceparla, parla, parla ma si perde negli sguardi di quei ragazzi che come luivedono la scuola come una strada da percorrere per poi arrivare… , ma arrivaredove? Dove si può arrivare se si procede senza una meta precisa e senza ilsupporto di validi mezzi che ci aiutino ad apprezzare il patrimonio culturaledi cui disponiamo? Leggendo questo libro è interessante scoprire il significatoche Starnone attribuisce al verbo studiare, infatti per lui studiare non vuoldire incamerare mnemonicamente tutto ciò che la scuola ci “costringe” astudiare; per lui studiare vuol dire guardarsi intorno, interessarsi al passatoma anche al presente, approfondire la conoscenza di tutto ciò che ci circonda,avere sete di sapere, perché non serve memorizzare tutti i fatti storici senzaconoscere gli avvenimenti che si susseguono nel presente visto che proprioquesti un giorno saranno la storia che i nostri figli dovranno studiare. Questosuo pensiero calza proprio a pennello con gli avvenimenti politici del nostropaese, infatti tutti siamo a conoscenza della crisi economica che l’Italia staaffrontando, tutti sappiamo che il nuovo Presidente del Consiglio , Monti, hafatto una manovra finanziaria atta alla ripresa del paese, tutti sappiamo cheper fare questo si è circondato di validi tecnici che lo sostengono con la loroesperienza nei singoli settori, ma quanti di noi studenti fra qualche annoricorderanno i loro nomi, forse ci resterà il ricordo del Ministro Profumo checi ha tolto dai piedi il tanto odiato “fantoccio” Gelmini ma , d’altronde, seci guardiamo indietro sappiamo chi furono i ministri dell’istruzione dell’annopassato? Adesso forse mi sto perdendo in chiacchiere che esulano dal libro peròè proprio questo il bello di questo libro, che non ha un punto saliente, non sifa leggere tutto d’un fiato, ma che spazia toccando la storia, toccando lapolitica, che parla ovviamente della scuola, della scuola all’epoca delfascismo quando il suo unico obiettivo era quello di formare buoni fascisti;della scuola classista della repubblica che pensava di formare giovani abili indiversi settori lavorativi, ma che io consiglio di leggere soprattutto perchétorna utile nel comprendere il comportamento di ogni singolo professore.Infatti, leggendolo, mi è sembrato di incontrare diversi nostri professori, peresempio, il protagonista, io lo associo al prof C., però poi ho incontratoanche la professoressa B., la professoressaC., la professoressa F., il professore D., e così via, ovviamentesta ad ognuno di voi trovare le affinità che ci sono tra i nostri professori e quelliintervistati da Starnone. Dico intervistati perché il protagonista fa parlare isuoi colleghi intervistandoli e prendendo appunti sui vari dialoghi. In realtà nellibro Starnone cataloga sia gli studenti, sia i genitori, sia i professori.Adesso sta a voi scoprire a quale categoria appartenete. Io, fino a poco tempofa, appartenevo alla categoria degli studenti che fanno il loro “dovere” perdare soddisfazione ai proprio genitori, adesso però sento che qualcosa ècambiato, penso mi sia scattata dentro quella molla che mi spinge adapprofondire il mio studio per il gusto di saperne di più e spero che la mia “sete” di cultura aumenti sempre con il passare degli anni.

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