Qui, le regioni erano la Liguria e il Piemonte: regione dove la ndrangheta, le ndrine, le locali sono dentro il territorio. Dove i boss hanno avvicinato la politica locale, hanno messo le mani sulle imprese (anche qui, nel settore edile, della movimentazione terra di gestione dei rifiuti), prendendosi degli appalti pubblici.
Anche in Liguria e Piemonte, come in Campania , in Calabria o in Lombardia, si fa fatica a distinguere imprese vicine alle ndrine da imprese pulite.
La puntata partiva con le immagini del blitz del Ros di Genova contro le locali della ndrangheta nel basso Piemonte. Operazione che ha portato all'arresto, tra gli altri di Bruno Pronestì e Giuseppe Caridi. Il primo era un semplice pensionato, che in casa aveva però una lista di persone e soldi, "fiori da prendere". E' sospettato di essere il capo delle ndrine nel basso piemontese.
Caridi è addirittura stato un consigliere provinciale del PDL in comune, a capo della commissione territorio: lui è accusato di essere affiliato col grado di "picciotto".
Enrico Sonzetti, giornalista, ha raccontato a Danilo Procaccianti la carriera di Caridi: da calzolaio, a capo di una commissione provinciale che si occupava del piano regolatore e che, tra le altre cose, ha varato la variante di lottizzazione di Valle San Bartolomeo, che potrebbe portare alla cementificazione di una collina.
Come nelle altre regioni del nord, cementificazione e ndrangheta vanno a braccetto, a prescindere dall'utilità delle opere. A chi interessano queste case in più, che tra l'altro non servono alla città? Solo a riciclare i soldi sporchi delle ndrine e ad inflilarsi nel tessuto sociale con imprese all'apparenza pulite.
In Liguria, l'operazione dei carabinieri di questa estate ha portato all'arresto di Mimmo Gangemi, considerato capo delle locali liguri.
Operazioni che hanno portato alla ribalta delle cronache anche altri due politici: Aldo Praticò, eletto al comune di Genova nel PDL, accusato di aver chiesto voti alla ndrangheta.
E Alessio Saso, consigliere PDL, anche lui accusato di aver preso voti dai boss.
Una leggerezza, si difende.
Leggerezza o meno, queste indagini dicono una sola cosa: la politica al nord, anche in queste regioni, è facilmente avvicinabile dalle mafie.
Come racconta anche il caso dell' impresa di Gino Memone, la EcoGe, che a Genova e dintorni ha vinto parecchi appalti (anche per la gestione del dopo alluvione) con comune e regione.
Nonostante l'interdizione atipica della prefettura, nonostante le segnalazioni della finanza: Mamone sarebbe considerato vicino alla famiglia Rampino, che comdanvano a Genova.
Ma nonostante questo, comune e regione non possono fare niente se Mamone si presenta alle gare e le vince.
"C'è solo lui, qui a Genova" si difende la Vincenzi.
Stessa risposta da Burlando (la società da lui presieduta nel passato ha preso finanziamenti da Mamone) che addirittura si sarebbe rivolto al prefetto Cancellieri (oggi ministro) che avrebbe risposto che con le regole attuali non si poteva escludere la società dei Mamone.
Azienda che oggi ha il monopolio nel suo settore proprio grazie ai contatti (vantati dallo stesso) col centrosinistra, ha spiegato Ferruccio Sansa. Monopolio che si rinforza grazie a tutti i lavori che questa azienda fa col pubblico.
E oggi è anche troppo tardi pensare di tornare indietro.
Prima dell'intervista di Domenico Iannacone col pentito Rocco Varacalli, Procaccianti è andato a Santena, ma non alla tomba di Cavour, ma a vedere la festa dei calabresi del paese.
Paese che è ora guidato da un commissario prefettizio, dopo che l'ex sindaco Nicotra è stato sfiduciato: sindaco considerato amico del boss D'Alcalà.
Ma di queste cose nessuno ne vuole parlare: l'organizzatore della festa spiegava al giornalista di Presadiretta "ci sono un pò di disguidi ci sono .. ma sono affari che non ci interessano .. noi apriamo le porte a tutti".
L'intervista a Varacalli, che è iniziata con le parole "tutta l'Italia deve sapere cosa è la ndrangheta".