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Ma un motivo, un solo motivo, rischiava invece di rendere l’esperienza imperitura. La tipa lì, la profe, la mamma di Simone, la Marta per dirla col nome suo, ha un seno enorme, due poppe irriverenti che potrebbero stare in bacheca alla bocciofila. Non so se avete presenti due robe così, sempre in generosa mostra, con un solco lucido e soffocato in mezzo.
Ci andiamo e ci innamoriamo nella prima mezz’ora. Capite, non è che questa ti spiega i logaritmi e le figure retoriche, questa dice the, dice the con la lingua tra i denti sporgendosi mammellosamente verso di te, povero cristo sfigato e angloriluttante.
- The, the… lo vedi come la metto la lingua? – e si indica le labbra con un dito smaltato vermiglio.
- The.
Lei guarda me, ma risponde Paolo, che lui è più sciolto colle ragazze anche se qui siamo di fronte a un caso un po’ più complicato. Ci sono anni, ci sono unghie, ci sono labbra e ci sono poppe.
- Certo, the, che ci vuole? Lingua fra i denti, the… the… the.
Insomma va così che come on baby let’s all right si fanno una decina d’ore di ripetizione e si parla come si fosse di Cambridge. Almeno io via, Paolo è proprio zuccone, lui più là del the non ci arriva.
È che all’ultima lezione, quella dei saluti, la Marta a un certo punto s’alza e c’informa che deve arrivare in bagno. Io e Paolo ci si guarda come due coglioni, solo immaginarla sul vaso a far pipì ci spara gli ormoni in orbita attorno a Plutone.
- Icché si fa?
- Icché tu vo’ fare? S’aspetta che torni.
- Col cazzo, io vo alla finestra del bagno, magari è aperta.
- E io?
- Che ne so? Vai alla porta, ci sta che vedi qualcosa dal buco della serratura.
Paolo schizza fuori in terrazza mentre io resto lì, insaccato come una salamella a fissare il quaderno con i cazzo di esercizi sul present continuous. Non mi ricapiterà, penso, allora trovo la forza di alzarmi e in un attimo I’m looking through the keyhole.
Lo vedo il cespuglio quando si rialza dal water e giuro mi pare che indugi un po’ prima di tirar su le mutandine, respiro a fatica come succhiassi l’aria da un bucatino.
È un attimo, lo spazio serratura si riempie di lei e la porta si apre. Faccio appena in tempo a tirarmi su, ma sono lì e non c’è modo di scappare, né di scomparire.
- Mi hai guardato pisciare?
Ci provo a deglutire, ci provo a darmi un contegno, ma l’unico risultato che ottengo è una vampa rosso fuoco sulla faccia, per quella parola detta così più che per questioni di pelo. Vorrei dire no, ma forse vorrei dire anche sì, alla fine muovo leggermente il capo verso il basso in quella che è mezza affermazione e mezza ammissione di colpa.
- Lo sai che è un peccato?
- …
- È un peccato!
- …
- È un peccato che non sei venuto solo! - mi sussurra.
Il compito in classe successivo mi tocca passarglielo a Paolo che è lì che si lambicca e rischia di beccarsi l’ennesimo tre, povero Paolo. Glielo preparo perfetto, e ci metto pure un paio di errorini, giusto perché si capisca che non l’ha copiato da Simone il secchione.
Io invece non voglio correre rischi inutili di sufficienza e lo consegno praticamente in bianco.
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Il testo partecipa all'EDS Rosso come il peccato by La donna Camèl.
- Melusina con Gloria mundi- Dario con Lisa Borletti
- Dario con Turi Pappalardo
- Dario con Lucevan li occhi suoi più che la stella
- Gordon Comstock con Il peccato più grande
- Fulvia con Biancaneve
- Melusina con Red Velvet
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