Ci sono film che non eri pronto a vedere, anzi neppure sapevi sarebbero stati presentati al festival a cui stai andando e questo è il caso di “Third Person”, il nuovo lavoro del regista e scrittore di “The Next Three Days”, Paul Haggis. Attirata dal cast e dai commenti durante l’attesa di altra proiezione, all’ultimo minuto mi sono infilata nel cinema in cui stava per partire il primo giro di “Third Person” e mai scelta dell’ultimo minuto mi ha più soddisfatta.
“Third Person” è un’opera intrigante, dalla trama intricata ma non difficile che ti cattura sino all’ultimo con le vicende dei protagonisti, ed è un film lungo ma non noioso o stancante, grazie a dei personaggi così reali, profondi, vivi e comuni da catturarti e trascinarti nelle loro esistenze. Sin da subito, infatti, sentiamo crescere la necessità di non perdere alcun passaggio, abbiamo il timore di tralasciare importanti tasselli del mosaico che man mano sta prendendo forma davanti ai nostri occhi e null’altro diviene più importante. Un vero viaggio in tre città, una intromissione nelle vite di tre coppie (con pochi altri attori comprimari), un tuffo nel mondo dei comuni amori, dolori e speranze. Tutto qui, ma garantisco sia abbastanza per farvi pensare, litigare, meditare mentre siete ancora al cinema e una volta rincasati.
Scoprire in conferenza stampa che la pellicola abbia avuto una travagliata nascita, con varie stesure che hanno portato via ben oltre due anni di tempo alla lavorazione, che conseguentemente tutto si sia realizzato a tempo di record con dubbi sul cast (che a prima vista pareva errato nell’assegnazione dei ruoli) e con i problemi di cassa dovuti a un budget che si assottigliava avendo inizialmente affidato il progetto alle persone errate, ci viene ancora più voglia di applaudire alla passione, alla fiducia e alla tenacia di chi ha contribuito a rendere possibile la presentazione del film a oggi Toronto.
Questo è uno dei pochi casi di opere corali in cui lo spessore alla storia è dato proprio dalla presenza sul set di più protagonisti, attori che, a vederli e sentirli, appaiono ancora oggi uniti da un’energia particolare. Tre cose ci colpiscono in particolar modo vedendo il film e l’incontro con regista, cast e produttori: l’intreccio pensato e non raffazzonato; l’enorme rispetto del proprio pubblico, trattato come senziente e dotato di spiccato senso critico; e l’ammirazione verso gli artigiani e le persone (molte delle quali di casa nostra) che hanno lavorato con dedizione sul set, e questo nonostante l’invadenza di paparazzi e una Cinecittà che – da quanto udito – sorge il dubbio necessiti di manutenzione.
Siccome si tratta di un puzzle scordatevi che vi sveli la trama o i ruoli dei sempre perfetti Liam Neeson, Adrien Brody e James Franco, piuttosto segnatevi il titolo di questo film, attendetelo con ansia, guardatelo e poi raccontateci le vostre impressioni. Garantisco che rimarrete sorpresi