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Presentazione di Dimentica il mio nome di Zerocalcare

Creato il 28 ottobre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Come lo scorso anno, la casa editrice ha proposto a Milano l’anteprima dell’ultima fatica di garantendo ai fan due incontri con l’autore: la presentazione ufficiale nella Feltrinelli di Piazza Piemonte e il firmacopie alla fumetteria Alastor. Il 15 ottobre l’autore si è quindi concesso ai lettori per una lunga sessione di autografi per poi parlare del suo nuovo libro, Dimentica il mio nome, insieme a Michele Foschini, direttore editoriale di Bao Publishing.

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All’inizio l’autore ha spiegato come ha scelto di narrare la storia familiare di sua madre, cardine di Dimentica il mio nome, cosa che gli ha imposto in primo luogo una ricostruzione cronologica degli episodi avvenuti in famiglia e poi la ricerca di un espediente dal quale far partire il racconto.

Mi sembrava molto complicato scriverne proprio perché dovevo raccontare cose “fuori di me” e non sono molto bravo a farlo. Mi ponevo dei problemi anche riguardo a come dovevano parlare gli altri personaggi perché io tendo a far parlare tutti come me. Quindi, poiché mia madre aveva un ruolo da protagonista nel libro, mi sentivo in difficoltà ed è proprio per questo che quando ho deciso di metterci le mani l’ho fatto di getto. Seguendo il mio flusso di coscienza, ho deciso di partire dalla morte di mia nonna e da lì di cominciare a raccontare. Il libro può perciò dividersi in due parti: la prima si sofferma sulle emozioni che ho provato all’interno della vicenda esattamente come la ricordavo, mentre la segmentazione della storia mi ha permesso di inserire dei flashback che permettessero il procedere della trama, la seconda è stata utilizzata per narrare come sono state risolte le cose.

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Sul commento di Michele Foschini, il quale ha sottolineato di credere che il finale di Dimentica il mio nome sia perfetto, Zerocalcare ha risposto:

Il finale lo avevo deciso quando ho iniziato il libro, nel senso che quando ho capito quali episodi familiari potevano essere raccontati e quali no, in quel momento là, ho capito come lo avrei fatto finire.

In seguito viene spiegata la scelta di aggiungere due date a inizio e fine libro, coincidenti con la data di nascita della nonna e la fine del libro a ricordare che la fine della storia si conclude proprio con il metterla per iscritto e con l’avvenuta comprensione dei “segreti familiari” da parte dell’autore. L’esigenza di proporre un libro in tre colori (bianco, nero e arancione) nasce dal bisogno di distinguere graficamente in maniera immediata alcuni personaggi che rappresentano un’anomalia all’interno del contesto che viene narrato. Riguardo le reazioni dei rispettivi genitori, mentre suo padre – definito da Zerocalcare tale e quale alla sua versione a fumetti – ha apprezzato abbastanza, a proposito di sua madre si è espresso così:

Quando mia madre lo ha letto a pezzi mi diceva: “Va bene” in maniera piuttosto tranquilla. Nel libro vi sono delle parti molto delicate che mia madre ha letto perché mi doveva dare l’ok; dovevo infatti capire se certi avvenimenti potevo raccontarli oppure no, sia per la famiglia che per la sua privacy. Quando lo stavo terminando non le ho fatto leggere il finale che ha potuto vedere solo ora. È stata molto contenta perché credo che a lei  faccia piacere che la sua storia, che l’ha segnata tantissimo e di cui non aveva mai potuto parlare con nessuno, si possa raccontare e possa essere consegnata al futuro. Penso che sia una cosa molto bella per lei.

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Si sofferma poi sulle scelte grafiche inerenti la morte della nonna, evento rappresentato nelle prime pagine del libro, esplicitando la necessità di non descrivere i momenti brutti della sua vita come non avrebbe voluto.

Quando ho iniziato a lavorare alle prime pagine in cui era presente la figura di mia nonna malata le avevo trattate in maniera totalmente diversa da come ho fatto poi. In seguito, infatti, ho stemperato graficamente la sua malattia e la morte. Poiché sapevo che mia nonna non avrebbe voluto essere rappresentata in un certo modo, nelle vignette in cui non potevo fare a meno di disegnarla, l’ho fatto come se fosse scarabocchiata per evitare di mettere a fuoco l’immagine. In ogni caso ho modificato tutte le cose per le quali avrebbe potuto vergognarsi.

La sketch session è poi proseguita alla fumetteria Alastor, dove Zerocalcare si è dedicato ai fan per ben tredici ore, terminando di disegnare in mattinata.

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L’autore, lasciata Milano, ha scritto su Facebook la sua riguardo la polemica suscitata dalla sua scelta di dedicare così tanto tempo ai fan:

«regà al di là della questione folkloristica dei record, l’unico fatto è che io a uno che s’è fatto 4, 5 ore di fila NON SO CON CHE FACCIA DIRGLI “vabbé dai mo me so stufato, vado a casa bella pe tutti”. Quando m’è capitato a me di stare dall’altra parte del tavolo io gli volevo dà una coltellata. stop.»

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