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Presente (e futuro?) mutante: B. M. Bendis e i suoi X-Men

Creato il 16 ottobre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
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Presente (e futuro?) mutante: B. M. Bendis e i suoi X Men X Men Neal Adams Marvel Comics In Evidenza Grant Morrison Ed Brubaker Chris Claremont B.M. Bendis

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La genesi: scarsa fama come palestra per giovani autori

Presente (e futuro?) mutante: B. M. Bendis e i suoi X Men X Men Neal Adams Marvel Comics In Evidenza Grant Morrison Ed Brubaker Chris Claremont B.M. Bendis
Quando, nel 1966, dopo diciotto numeri di gestione comune, Stan Lee e Jack Kirby lasciarono le redini della testata The X-Men, gli allegri mutanti della Marvel già cominciavano ad accusare qualche problema con le vendite rispetto ai loro cugini più famosi, come l’Uomo Ragno e i Fantastici Quattro.
Pur essendosi conquistati uno zoccolo abbastanza consistente di lettori appassionati, i pupilli di Xavier non erano tra i personaggi di punta della Casa delle Idee e questo, se dal lato editoriale e delle vendite non era certo un aspetto positivo, dal lato creativo faceva dell’albo una palestra per giovani autori che dovevano farsi le ossa. Nell’ipotesi che queste nuove leve bisognose d’esperienza avessero creato storie mediocri, non avrebbero arrecato più di tanto danno a una serie che già vendeva appena sopra la soglia di sopravvivenza.
Ribaltando il precedente punto di vista, molti giovani autori, che in quel periodo facevano il loro ingresso ed esordio alla Marvel, sceglievano proprio personaggi minori su cui lavorare, per essere sicuri di godere di maggior libertà artistica rispetto a una collaborazione per le storie dei di maggior successo. Restando in ambito mutante, questo fu il caso di Neal Adams, disegnatore che già aveva una certa fama dopo alcuni lavori per la DC Comics, il quale, appena arrivò alla Marvel, scelse di prestare la sua matita proprio a X-Men. Con Roy Thomas ai testi, Adams durante la sua run durata dal numero 56 al 65, operò un profondo restyling grafico della testata, a cominciare dal logo fino alle uniformi degli X-Men, oltre a dare libero sfogo al suo talento artistico con tagli delle tavole e prospettive che rompevano completamente con lo stile sino ad allora tenuto dai vari disegnatori.

La seconda genesi: il successo porta autori di successo

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Nel 1975, visto l’imprevisto successo del rilancio degli X-Men attraverso l’albo Giant Size X-Men#1, per merito di Len Wein e Dave Cockrum, la Marvel decise di dare una nuova possibilità ai suoi eroi mutanti con la ripresa della pubblicazione di storie inedite sulla testata X-Men, che dal numero 66 al 93 aveva ospitato solo ristampe. Temendo e prevedendo comunque una fama di breve durata, i vertici della Casa delle Idee preferirono evitare di “bruciare” un autore famoso sulla serie e decisero di affidare la sceneggiatura delle avventure mutanti a un giovane redattore interno, che si era offerto volontario: Chris Claremont.
Lo stesso Claremont era convinto che la testata affidatagli non sarebbe durata per più di sei numeri [1] , ma l’autore e la Marvel si sbagliavano di grosso. Dal numero 94 X-Men iniziò una cavalcata trionfale, ultradecennale, che portò Claremont a diventare uno degli autori di maggior successo del comicdom americano, la serie a essere la più venduta sul mercato con centinaia di migliaia di copie mensili e i supereroi mutanti a primeggiare tra i protagonisti del Marvel Universe.
Proprio questo successo ha portato l’universo mutante a essere meta ambita, dalla gestione Claremont in poi, dagli autori e sceneggiatori più affermati del panorama fumettistico degli States: dal 1991, anno nel quale Claremont ha lasciato la Marvel e le redini mutanti, sono stati molti i nomi famosi che hanno voluto o cui è stato chiesto di cimentarsi con gli X-Men. I risultati non sempre sono stati positivi o all’altezza delle attese, quasi che una sorta di “contrappasso creativo” abbia colpito alcuni autori. Ovvero, laddove autori sconosciuti e alle prime armi hanno realizzato storie che hanno dato fama a personaggi di secondo piano (Chris Claremont) o hanno rivoluzionato aspetto e canoni grafici sia della serie che del medium fumetto del periodo (Neal Adams), autori affermati e di grido sono stati incapaci di trovare la chiave di volta dei personaggi, andando incontro a flop di vendite e delusione degli appassionati.

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Se Grant Morrison è così riuscito a esprimere il proprio talento anche nella gestione degli X-Men dal 2001 al 2004, innovando il genere mutante, rompendo col passato e introducendo temi narrativi originali, la stessa cosa non può essere detta, per esempio, per Ed Brubaker.  Ottimo sceneggiatore certamente, ma che tuttavia, quando nel 2006 ha fatto il suo ingresso nell’universo degli X-Men, non è riuscito a conciliare il suo modo di narrare storie di supereroi, pieno di dure e realistiche atmosfere urbane, con gli sfondi spaziali e fantascientifici ai quali sono invece abituati i mutanti.
Lo stesso ritorno di Claremont alla guida dei suoi amati eroi è stato una dimostrazione di quest’assioma: le varie gestioni di serie mutanti nella prima decade degli anni 2000 da parte di X-Chris sono una pallida e slavata imitazione del suo ciclo degli Anni ’80, fuori sincrono evidente tra autore e personaggi.

X-Men, Now: Brian Michael Bendis

Da troppi anni ormai gli X-Men non avevano alla loro guida un autore capace di riportarli, se non ai fasti del passato, almeno a una qualità narrativa degli albi che rendesse giustizia ai personaggi e alla loro storia.
Nel 2012 la Marvel ha voluto ovviare a ciò e, dopo avere riportato i mutanti al centro del palcoscenico con l’evento AvX, Vendicatori contro X-Men, sfruttando la Marvel Now Revolution, che ha portato al cambio della gestione di quasi tutte le testate con team creativi nuovi di zecca, ha deciso di affidare il rilancio degli X-Men e della loro testata storica Gli Incredibili  X-Men, a Brian Michael Bendis, autore superstar dell’ultimo decennio di storie della Casa delle Idee.

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A quasi un anno dall’esordio di Bendis è già possibile analizzare l’opera dello sceneggiatore, i punti di forza e le debolezze manifestate nella sua X-gestione.
Vista da un’ottica editoriale, la scelta della Marvel di affidare a Bendis gli X-Men è apparsa da subito giustificata. L’autore veniva da una gestione durata ben otto anni della famiglia degli Avengers (per non contare la sua ormai ultradecennale tenuta sulla serie Ultimate Spider-Man), forse il secondo gruppo di eroi in fatto d’ampiezza, dietro quella mutante. Bendis dunque era abituato a far muovere sulla scena numerosi personaggi, a gestire svariate situazioni contemporaneamente e soprattutto era riuscito a rendere vive e interessanti le avventure dei più potenti eroi della Terra, come forse non lo erano più state dalla gestione di Bob Harras di fine anni ’80-inizio ’90.
Inoltre l’autore, oltre a rivitalizzare il brand Avengers, era stato capace di creare tutta una serie di trame e sottotrame a lunga gittata che erano poi sfociate in eventi della portata di Secret Invasion. Tutti questi erano elementi che ormai da troppo tempo mancavano negli X-Men e Bendis sembrava l’unico che potesse riportarli.
Lo sceneggiatore ha deciso da subito di focalizzarsi su due serie, la neonata I nuovissimi X-Men (INXM)  e la rinata Gli Incredibili X-Men (GIXM): testate da subito pensate come interconnesse e, in un certo senso, una complementare all’altra.

I Nuovissimi X-Men

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Su INXM, supportato ai disegni da un ottimo Stuart Immonen, Bendis ha deciso sin dal primo numero di calare un asso, riportando sulla scena un personaggio del quale i fan da anni chiedevano a gran voce il ritorno (dall’aldilà): Jean Grey.
Per evitare la solita e comune resurrezione, l’autore ha escogitato una mossa narrativa dai più inaspettata: ha portato nel presente i cinque X-Men originali (Ciclope, Bestia, Angelo, Uomo Ghiaccio e appunto Marvel Girl), prelevati nel passato appena tre settimane dopo il loro ingresso nella scuola di Xavier, dalla Bestia del presente narrativo.
I cinque ragazzi si ritrovano in un futuro completamente diverso da quello da loro immaginato: trasportati ai giorni nostri con la speranza (da parte di Hank McCoy) di evitare la guerra civile mutante che potrebbe scoppiare da un momento all’altro tra il Ciclope del presente e i suoi X-Men, fautori di una linea dura nei rapporti tra umani e mutanti, e il resto degli eroi mutanti capeggiati da un Wolverine sempre più deciso a portare avanti il sogno di coesistenza pacifica perseguito da Xavier tra homo sapiens e homo superior, i giovani eroi vedono sconvolti i loro rapporti e anche i loro poteri.
Bendis pone Jean Grey al centro della serie, facendole sviluppare da subito i poteri psichici che, in realtà, la stessa avrebbe dovuto sviluppare nel tempo e supportata dall’aiuto di Xavier: ciò sconvolge la ragazza, incapace com’è di mettere un freno al flusso di pensieri che invadono la sua mente. L’arrivo anticipato dei poteri implica anche la traumatica scoperta di tutto ciò che è successo a lei e ai suoi compagni nel futuro, causando ulteriori disequilibri alla già precaria condizione mentale dei cinque giovani X-Men.
Prendendo ciò come base, Bendis è bravo a creare e a intrecciare una serie di rapporti “ribaltati” tra coloro che, per tanti anni, sono stati i maestri e le guide per gli eroi del presente e gli stessi eroi, con Kitty Pride in testa, che adesso diventano i punti di riferimento di questi giovani che si ritrovano in un mondo non loro e nel quale comunque,da eroi quali sono, decidono di restare per salvare la situazione.

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L’arrivo nel presente degli X-Men originali, vere e proprie anomalie temporali, avrebbe anche dovuto, si suppone, creare tutta una serie di paradossi che in qualche maniera avrebbero dovuto cambiare lo status quo attuale dei personaggi. Tuttavia, a oggi, con già quattordici numeri della serie usciti negli USA, di tali paradossi non vi è traccia, anche se ogni tanto qualche personaggio vi fa un accenno e li paventa come imminenti. Interessante a tal proposito è il confronto con l’evento L’Età di Ultron che Bendis sta scrivendo in contemporanea alle testate mutanti (evento che si sta dipanando su una miniserie autonoma e vari tie-in  nelle testate regolari), dove invece i paradossi e le anomalie temporali sono presenti e sembra che potranno avere anche conseguenze future sui personaggi. Un’approccio completamente diverso ai viaggi nel tempo e alle loro conseguenze.
Questo potrebbe far supporre che nell’idea dell’autore i cinque giovani mutanti di INXM possano arrivare dal passato di una terra alternativa: ciò comunque non inficerebbe assolutamente il quadro generale che l’autore sta delineando grazie a questi personaggi che gli stanno permettendo il recupero di tutta una serie di tematiche e spunti ripresi direttamente dalla gestione Claremont- Byrne degli X-Men.

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Se questi sono gli aspetti positivi di INXM, la testata e il suo autore non sono comunque esenti da alcune critiche. Bendis sta ancora prendendo la mano nel gestire gli innumerevoli personaggi che popolano l’universo mutante e, gioco forza, mentre focalizza l’attenzione su alcuni protagonisti (Jean, Scott, Kitty in primis), resta indietro su altri, riducendoli a stereotipi di loro stessi. Coloro che stanno soffrendo maggiormente di tale situazione sono, al momento, l’Uomo Ghiaccio e la Bestia originali, finora semplici personaggi di sfondo alle vicende. Anche l’Hank McCoy del presente narrativo, colui che ha dato il via a tutte le vicende che si dipanano su INXM, dopo i primi numeri, è praticamente scomparso dalla scena, nonostante il suo precario stato di salute sembrasse una delle trame salienti imbastite da Bendis.
L’autore, nel tentativo di prendere le misure ai vari personaggi, forza molto la mano sui dialoghi che, per quanto quasi sempre interessanti e punto focale della vicenda, rispetto anche all’azione stessa, in certi momenti risultano ridondanti e superflui rispetto a quanto già esplicato nei disegni.

Gli Incredibili X-Men

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Su Gli Incredibili X-Men, Bendis parte da basi completamente antitetiche rispetto a quanto sta sviluppando su INXM e per il rilancio della storica testata mutante dal numero uno, ha deciso di farla diventare la casa di Ciclope e del suo gruppo di X-Men ribelli, formato da Magneto, Emma Frost e Magik, tutti reduci dalle conseguenze della possessione della Fenice durante le vicende di AvX.
Scott e il suo gruppo, dopo essersi scelti una nuova base in Canada, nel complesso abbandonato del progetto Arma X, iniziano a girare il mondo alla ricerca e al reclutamento di nuovi mutanti che stanno nascendo a velocità incrementale.
Bendis, coadiuvato alla parte grafica da un Chris Bachalo che ha svolto una completa operazione di restyling sui personaggi, dà libero sfogo alla sua fantasia e fa muovere l’azione su due binari paralleli, ma che prima o poi dovrà far convergere. Da un lato, sempre attraverso l’uso di lunghe e articolate scene di dialogo che vorrebbero ricordare le introspezioni psicologiche di “claremontiana memoria”, punta l’attenzione sul dramma che stanno vivendo Scott, Emma, Magneto e Illyana, non più in grado di riuscire a controllare pienamente i loro poteri. Dall’altro presenta, quasi senza soluzione di continuità, una serie di nuovi mutanti con poteri tutti da scoprire, ed è bravo a tratteggiarne, in base ai loro diversi caratteri, le paure e i timori legati ai loro appena scoperti poteri. Da evidenziare che in ciò Bachalo si rivela ottima spalla per lo sceneggiatore, richiamando alla memoria la sua run su Generation X degli Anni ’90, dove anche là era alle prese con una serie di nuovi mutanti adolescenti.
Bendis è partito a mille su GIXM, incentrando i primi numeri su tutta una serie di dialoghi e scene tra i personaggi dotati di una profondità davvero rara da ritrovare negli albi mutanti degli ultimi anni. Esempio ne è la scena di dialogo tra gli ex amanti Emma e Scott, che riempie le prime pagine del secondo numero della testata: i due si riparlano per la prima volta dopo l’epilogo di AvX e il loro scambio di battute è reale, duro, ironico, a tratti triste a tratti divertente, proprio come deve essere un dialogo tra due persone che si sono amate molto, ma che adesso sono distanti l’una dal cuore dell’altro. I tempi dei due personaggi sono bilanciati, gli scambi perfetti: l’equilibrio di tutto il passo narrativo è da manuale di sceneggiatura.

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Questa partenza a razzo, tuttavia, ha poi lasciato il posto a una serie di eventi che stanno un po’ segnando il passo della testata.
Analogamente a quanto sta facendo su INXM, anche qui Bendis sta costruendo tutta una serie di trame e sub plot a lunga gittata, inserendo nella narrazione interludi di una pagina che poi va a riprendere anche diversi numeri dopo. Tuttavia anche su GIXM lo scrittore sta conoscendo i vari personaggi “in corsa” e, talvolta, il racconto si frammenta o, in una sorta di “pilota automatico”, fa uso di cliché narrativi fin troppo abusati, come se Bendis avesse un po’ di ansia nel procedere lungo un sentiero che porti a continui stravolgimenti della trama e dei personaggi e preferisca rassicurare i lettori che “tutto cambia, ma tutto resta lo stesso”. 

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L’autore sembra “frenato”: se la briglia è tenuta dalla Marvel o se è lui stesso che non ha il “coraggio narrativo” di intraprendere determinati percorsi di rottura non è dato saperlo. Anche perché  con i Vendicatori Bendis aveva avuto via libera per fare una tabula rasa con la saga Vendicatori Divisi, prima della rifondazione. Forse sarebbe stato opportuno che anche la sua X-gestione fosse partita con qualcosa di analogo, magari se le conseguenza di AvX fossero state più “forti” e radicali di quello che si sono rivelate.

Se si scrollasse di dosso questo timore (riverenziale? Imposto dall’alto?), l’autore potrebbe davvero riuscire a ripercorrere, almeno in parte, la strada intrapresa prima di lui da Claremont, e per certi versi anche da Morrison, durante la loro gestione mutante, e dare la versione definitiva degli X-Men della seconda decade degli anni 2000.
Resta giusto la paura che i prossimi maxi eventi mutanti che si già si profilano all’orizzonte, come il crossover Battle of the Atom possano mettere i bastoni fra le ruote all’autore e ai suoi piani di sviluppo delle trame mutanti. Anche se, conoscendo Bendis e la sua esperienza passata di maxi saghe, la speranza è che il futuro possa finalmente riservare un periodo di buone storie per gli X-Men.

 

Note:

  1. Sean Howe  “Marvel Una Storia di Eroi e Supereroi” Panini Comics, 2013 [↩]
Speciale X-Men: 50 anni mutanti - leggi gli altri articoli:

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