Dopo aver letto un’interessantissima inchiesta sui premi e concorsi letterari italiani (la dimostrazione palese che la Letteratura da noi è un diporto per i non artisti o gli artisti mancati e frustrati, i quali, non sapendo creare, si mettono a giudicare, bocciare e premiare…), mi piacerebbe dare avvio a un’altra inchiesta parallela, a mio parere sacrosanta, sul mondo delle presentazioni dei libri. Evidentemente non c’è soltanto Premiopoli [1], ma anche Presentopoli, uno stato piuttosto anarchico dove chiunque può salire su di un palco e mettersi a presentare.
Da 22 anni sono iscritto all’E.N.P.A.L.S. con il codice di categoria 020, il che significa che sono legalmente riconosciuto come attore di prosa, operetta, rivista, varietà ed attrazioni, suggeritore, presentatore, cantante, disc-jockey, animatore di villaggi turistici. Dovrei quindi essere in regola, e lo sono, quando si tratta di presentare, per esempio, un autore di un testo letterario e, magari, leggere dei brani tratti dal testo presentato. Mi piacerebbe sapere, e perciò interrogare anche la S.I.A.E., se è legalmente ammissibile che chiunque possa esibirsi davanti a un pubblico e presentare o leggere senza avere, per esempio, un codice di categoria come il mio. Mi piacerebbe saperlo perché vedo una gran confusione intorno a me. Vedo operatori culturali sedicenti e improvvisati che occupano spazi grazie all’entratura politica x o y, o all’amicizia con il capetto della casa editrice z o w… Vedo attori e attrici estemporanei (per non dire di peggio) esibirsi davanti a un pubblico senza che nessuno dica niente e faccia i dovuti controlli… Il mio sospetto (qualcosa di più di un sospetto…) è che tutto avvenga, e addirittura anche in sedi istituzionali (quali Comuni, Province ecc.), a titolo gratuito o con compensi sottobanco.
Aggiungiamo, perché no?, la questione della qualità delle presentazioni, gestite non di rado da docenti o ex docenti inabili a rivestire il ruolo di operatore culturale, presentatore et similia: questi docenti o ex docenti si limitano a riproporre la propria esperienza scolastica al di fuori delle aule, a fare la parafrasi del testo presentato e a immobilizzare l’autore, abbassandolo al livello di un semplice spettatore che interviene solo alla fine, “per grazia ricevuta”, dopo che il maestrino ha concluso la lezioncina impartita ad un pubblico trattato come fosse un gruppo di scolaretti.
Si dirà che i problemi sono ben altri, però io replico sostenendo che la mancanza di regole chiare o di elusione delle stesse è, purtroppo, un vizio italico duro a morire. Presentare, leggere, recitare è una professione? Se lo è ci dovrebbero essere delle normative da rispettare, come in qualsiasi altro contesto. Questo vale per qualsiasi campo professionale. Invece abbiamo tutto un sommerso che manda avanti figure non professionali che si arrangiano e se ne approfittano grazie alla compiacenza di altre figure (politiche e non solo). Se il livello della cultura in Italia è così basso forse in buona parte lo dobbiamo a questo atteggiamento “dilettantesco” che svende e mortifica una professionalità già di per sé precaria. Presentopoli non è un problema ciclopico per la nostra povera economia, ma è il sintomo di un atteggiamento diffuso che contribuisce notevolmente al decadimento generale. Con una cultura in mano agli amateurs non si può pretendere di rialzare le sorti intellettuali e strutturali del bel paese là dove ‘l sì sona [2].
P.S. Mi piacerebbe sapere qualcosa dalla S.I.A.E. sull’argomento…
© Marco Vignolo Gargini
[1] http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/inchiesta-italiana/2011/08/25/news/premiopoli-20863445/
[2] Dante, Inferno, XXX, v. 80.