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Basterebbero però trenta secondi di Google per scoprire che la storia è una bufala: ne parlano da anni Snopes.com, UrbanLegends e Hoax-Slayer.
Sì, alcuni elastici per capelli fabbricati in Cina erano fatti con i preservativi. Ma si trattava di preservativi scartati, non usati. Scartati durante la lavorazione, non dopo essere stati utilizzati dagli acquirenti.
Per capire che la storia dei preservativi usati non si regge in piedi sarebbe bastato fermarsi a riflettere per un nanosecondo. Da dove verrebbero questi preservativi usati? Chi mai si prenderebbe la briga e avrebbe il pelo sullo stomaco di andare in giro a raccoglierli uno per uno dopo l’uso? Non è invece più credibile che una fabbrica di elastici per capelli usi gli scarti di produzione di una fabbrica di prodotti in lattice, risparmiando sui costi della materia prima?
Infatti un giornalista cinese ha indagato la faccenda e ha trovato che erano, appunto, scarti di lavorazione. La sua indagine risale al 2007. Cinque anni fa.
Complimenti, quindi, a tutti coloro (compresa l’agenzia AFP) che hanno diffuso questa bufala, che funziona splendidamente perché fa leva sulle emozioni forti: il disgusto e – diciamola tutta – il razzismo e la paura del diverso. Viene facile pensare “son cinesi, fanno qualunque sconcezza”. Se al posto dei cinesi ci fosse stata un’italianissima fabbrica di Bassano del Grappa, la storia non sarebbe stata altrettanto emotivamente credibile.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.