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Presidente Malagò: sugli stadi è ora di cambiare approccio e contenuto del messaggio

Creato il 20 aprile 2013 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Se non avessimo completato questa operazione stadio non avremmo potuto più fare calcio tra qualche anno.

Questo progetto dimostra che si può fare uno stadio nuovo anche senza legge e che sia un progetto economicamente sostenibile.

Dovevamo questo ai nostri tifosi che hanno fatto 15 mila abbonamenti, ma vengono allo stadio in 11 mila perchè non ci sono abbastanza servizi e ci sono problematiche logistiche attorno al nostro stadio.

Queste le parole di Giampaolo Pozzo, Presidente dell'Udinese, durante la conferenza stampa fatta insieme al presidente del CONI Giovanni  Malagò per confermare la partenza del progetto di ristrutturazione dello Stadio del Friuli.

 

Parole che, finalmente, affrontano in maniera onesta l'argomento dello stadio nuovo. Chissà se il neo-presidente del CONI Malagò, di fronte a qualcuno che ha fatto, riuscirà d'ora in poi a rivedere l'attuale modo in cui viene comunicato l'argomento, spostando l'attenzione da "serve una legge sugli stadi" a "servono progetto economicamente sostenibili".

E, aggiungiamo noi, dove la componente sportiva dell'investimento sia prevalente e non sia, invece, il volano per ottenere benefici procedurali per un tradizionale investimento immobiliare dove gli aspetti commerciali e residenziali sono il vero obiettivo.

 

 

Per chiarire ancora meglio il concetto, oltre ad invitarvi a scorrere il sito per trovare i vari contributi ospitati sul tema degli stadi, riprendiamo un articolo pubblicato qualche giorno fa da Federsupporter che, con estrema chiarezza, evidenzia le contraddizioni del dibattito sulla "legge sugli stadi".

E ci chiediamo: ma perché questi argomenti non vengono mai rilanciati dalla stampa e sono "relegati" nei siti internet? Lo troveremo, prima o poi, un giornalista che avrà voglia di affrontare la tematica in modo da far emergere tutti gli aspetti del dibattito?

 

 

Riparte il "Mantra" sulla realizzazione di nuovi stadi

(Avv. Massimo Rossetti – Resp. Area Giuridico-legale di Federsupporter)

[1] Dicesi comunemente mantra di una formula sacra, mistica o magica, di una preghiera, di un canto ripetuti continuamente

 

L'inizio di una nuova legislatura, dopo le recenti elezioni politiche, nonché il recente rinnovo delle massime cariche delle Istituzioni sportive, segnatamente del CONI, hanno dato l'avvio alla ripresa, in specie sui mass media, di quello che è diventato ormai un vero e proprio mantra circa la necessità di realizzazione di nuovi stadi  e dell'approvazione di una legge ad hoc.

 

In occasione della presentazione del libro "L'impresa sportiva come impresa di servizi: il supporter-consumatore", di cui sono coautore, insieme con l'amico Alfredo Parisi, avvenuta il 10 aprile scorso a Roma, presso l'Hotel Valadier, alla presenza di autorevoli Relatori e  di un folto e qualificato pubblico, nonché in occasione dell'incontro-dibattito che ne è seguito, con riferimento alla suddetta necessità, si è avuto modo di evidenziare, ancora una volta, che l'emanazione  di una legge ad hoc è un falso problema, se non un vero e proprio pretesto.

Al riguardo, valga quanto dichiarato dall'ex Presidente del CONI, dr. Petrucci, il 28 ottobre 2012 a "La Gazzetta dello Sport":

Si aspetta la legge sugli stadi ma gli stadi si possono costruire anche senza legge.

 

Chi, infatti, con spirito di vera e seria imprenditorialità, che, purtroppo, nell'ambito della stragrande maggioranza dei soggetti protagonisti del calcio nazionale, resta tuttora un optional, ha voluto realizzare un nuovo, moderno stadio, lo ha fatto o si accinge a farlo, senza aver avuto ed aver bisogno di alcuna legge ad hoc.

Ciò che serve (vedasi il caso Juventus)  è un massiccio investimento (circa il 60/70% di un importo complessivo superiore ai 200 milioni di euro) da parte dei maggiori azionisti delle società di calcio, con il concorso di finanziamenti esterni (Istituto di Credito Sportivo  e/o altri soggetti finanziatori) non inferiore al restante 40/30% del totale, oltre a risorse reperibili da sponsor, per esempio, a seguito della cessione del naming right dello stadio .

Si tenga, inoltre, presente che il periodo necessario a coprire i costi complessivi dell'investimento non può essere ragionevolmente inferiore a 12/15 anni: per cui, solo dopo tale periodo, l'investimento cesserà di essere una fonte di onere economico annuale per diventare un utile.

Si consideri, altresì, che, così come testimoniato da esperienze straniere, il costo medio degli abbonamenti e dei biglietti per l'accesso ai settori anche popolari dei nuovi stadi non potrà che triplicarsi ed oltre, rispetto all'attuale costo medio per l'accesso ai medesimi settori degli odierni stadi italiani.

Né l'effettiva capacità di nuovi, moderni stadi di generare cospicui, maggiori ricavi a favore delle società può essere disgiunta, come opportunamente rilevato nella Relazione al Bilancio della Juventus al 30.06.2012, dalla "capacità di attrarre e trattenere manager, giocatori e staff tecnico di qualità e, pertanto, ciò comporta il pagamento di stipendi in linea con quelli dei principali concorrenti in Italia ed in Europa. L'incapacità di trattenere le key person potrebbe avere un impatto negativo sull'effettiva capacità di gestione e sulle prospettive di crescita della società".

 

Ciò premesso, in esito all'incontro-dibattito del 10 aprile scorso, Federsupporter, in merito alla realizzazione di nuovi stadi, ha avanzato quelle che ha significativamente denominato "Proposte per la credibilità di realizzazione di nuovi impianti sportivi" e, per la precisione :

1. valutazione del merito di credito;

2. pricing dell'operazione;

3. valutazione della domanda di finanziamento;

4. valutazione del cliente richiedente;

5. valutazione dell'investimento programmato;

6. valutazione delle garanzie;

7. verifica della disponibilità dell'area ( tutela dell'ambiente);

8. verifica del progetto.

Senza questi fondamentali ed ineludibili passaggi, legge o non legge ad hoc, la realizzazione di nuovi stadi rimarrà, come finora è in gran parte rimasta, un wishfull thinking, se non una vera e propria chimera.

 

Peraltro, a parte la Juventus, risulta che anche altre società, quali, per esempio la AS Roma e l'Udinese, sembrano essersi già avviate o sul punto di avviarsi su un percorso che prevede tutti gli indicati passaggi, a prescindere dall'approvazione di una normativa di legge specifica.

Circa quest'ultima, non posso che riportarmi integralmente a quanto esposto al Capitolo 7 "Gli impianti sportivi", pagg. 82-107, del libro presentato il 10 aprile scorso. 

Laddove si evince, in particolare, che il vero e principale ostacolo che ha finora bloccato l'approvazione della legge in questione, così come ammesso nel maggio 2011 dall'allora ed attuale Presidente della FIGC, dr. Abete, è consistito e consiste nella pervicace volontà di taluni Presidenti di società di far prevalere interessi specifici su quelli generali, attribuendo alla legge il compito di farsi ritagliare un abito su misura ( ved. " Report Calcio 2011" , 25 maggio 2011, Deloitte Coni Servizi).

 

In specie, come ampiamente ed approfonditamente illustrato nel citato Capitolo 7 del Libro,  l'incaglio della legge si è verificato a causa del tentativo, prima scoperto e poi surrettizio, di far dire alla legge ciò che essa non poteva e non può, almeno legittimamente, dire.

Cioè che, attraverso una decisione di un Governo "amico" (decisione del Consiglio dei Ministri), possano essere violati o elusi vincoli ambientaliVincoli il cui rispetto, alla luce di una costante e consolidata giurisprudenza, deve essere sempre il frutto esclusivo di valutazioni tecnico-scientifiche e che, perciò, non può essere rimesso alla discrezionalità politico-amministrativa.

Nello stesso Capitolo si evidenzia che ogni infrazione alla tutela dell'ambiente, che si configura in un significativo deterioramento di ambienti protetti, deterioramento che certamente si determinerebbe qualora si edificasse su aree sottoposte a vincoli ambientali, in base al recepimento nel nostro ordinamento (Decreto Legislativo 7 luglio 2011, n. 211) della Direttiva Comunitaria n. 2008/99, è penalmente rilevante e sanzionabile.

Aggiungasi che sussiste un principio generale, così detto di "precauzione", sancito a livello comunitario e che, pertanto, nell'ordinamento interno ha il rango di principio costituzionalmente garantito e tutelato, specificamente adottato in materia ambientale.

Secondo tale principio, le Autorità competenti a rilasciare provvedimenti che possano configurare rischi per l'ambiente, per la sanità pubblica e la sicurezza, debbono prevedere una tutela anticipata rispetto alla fase di applicazione delle migliori tecniche, verificando preventivamente che le attività prese in considerazione non siano in grado di danneggiare, sia pure solo potenzialmente, l'ambiente e l'uomo, dovendosi far prevalere la protezione di tali valori sugli interessi economici ( ved. TAR della Lombardia, Brescia, n. 304 del 2005; TRGA Trentino -Alto Adige, 8 luglio 2010, n. 171).

E, in merito, la Corte di Giustizia Europea ha, più volte, affermato che l'esigenza della tutela dei suddetti valori diventa imperativa  già in presenza di rischi solamente possibili, non ancora scientificamente accertati, atteso che la regola della precauzione deve essere considerata come un principio autonomo che discende dalle disposizioni del Trattato CE ( ved. Corte di Giustizia Europea, 26 novembre 2002 T 132; nonché sentenza 14 luglio 1998, Causa – 248/95 e sentenza 3 dicembre 1998, Causa 67/97).

 

Quanto, poi, al fatto che, secondo una leggenda metropolitana, la legge sugli stadi accorcerebbe di molto i tempi di rilascio ed ottenimento delle autorizzazioni necessarie a realizzarli, vale la pena di ricordare che l'attuale Sindaco di Roma, On.le Alemanno, in occasione dell'annuncio del progetto della AS Roma per la costruzione di un nuovo impianto, ha recentemente quantificato in circa 12 mesi il tempo occorrente per tali autorizzazioni, rispetto ad un tempo stimato in circa 8 mesi in presenza della nuova legge, con, quindi, un risparmio temporale di appena circa quattro mesi.

 

Come si può, dunque, anzi, come si deve constatare, una volta che la legge sugli stadi sarà stata finalmente liberata, in maniera chiara, netta, trasparente, senza sotterfugi, equivoci e ambiguità, da quei furbeschi, quanto vani, artifici che l'hanno sinora caratterizzata, così impedendone una rapida approvazione, volti ad aggirare ed eludere il rispetto di principi e norme di rango costituzionale che nessuna legge ordinaria e, a maggior ragione, nessun provvedimento amministrativo può, almeno legittimamente, aggirare ed eludere, tale legge potrà essere approvata.

Così, pertanto, essa cesserà di rappresentare, come finora ha rappresentato, un comodo alibi per tutti quei Presidenti e maggiori azionisti di società di calcio privi, in realtà, dei requisiti e dei mezzi indispensabili per realizzare nuovi stadi o, peggio, che, con il pretesto di tale realizzazione, avrebbero voluto e vorrebbero costruire "città", "cittadelle", interi " quartieri" abitativi e commerciali su terreni inedificabili poiché sottoposti a vincoli ambientali.

Terreni, magari, già di proprietà o nella disponibilità di tali Presidenti e maggiori azionisti, oggi senza  o di scarso valore commerciale e il cui valore, viceversa, salirebbe alle stelle, ove su di essi fossero realizzate le "città", "cittadelle" e i "quartieri" di cui sopra e di cui gli stadi rappresenterebbero, evidentemente, un mero ed insignificante accessorio.

  

   

 


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