L’operazione, costata circa 15 milioni di rubli (circa 400mila euro), è stata voluta da Putin in persona: il candidato di Russia Unita, permettendo agli elettori di presenziare virtualmente allo scrutinio dei voti, punta ad ottenere una vittoria che, oltre che larga, sia anche legittimata dalla trasparenza e priva delle accuse di brogli. E per fare ciò, ha deciso di avvalersi proprio di quel web, eletto dai suoi contestatori a simbolo di trasparenza per eccellenza, da cui sono partite le denunce di voto truccato all’indomani delle elezioni parlamentari di dicembre. Resta da capire ora se si sia trattato della mossa di una vecchia volpe della politica, oppure se è una resa di onori ai movimenti della piazza, che per tre mesi hanno sfidato il gelo chiedendo elezioni trasparenti.
Nel frattempo, l’installazione delle webcam nei seggi ha ricevuto il plauso degli osservatori internazionali, arrivati in Russia per le attività di monitoraggio del voto. Tra di loro l’italiana Elisabetta Gardini, a Mosca come membro di una delegazione dell’Europarlamento, che ieri in conferenza stampa ha auspicato che i mezzi tecnologici messi in campo possano fornire un buon servizio.
Auspicio che condivide anche lo statunitense Anthony Salvia, già vice Sottosegretario di Stato durante l’Amministrazione Reagan e oggi direttore dell’American Institute di Kiev: “A dicembre ero a Ekaterinburg per le elezioni politiche, e tutto si svolse regolarmente. Spero che tutto proceda bene anche nei prossimi giorni”.
Ma i movimenti colorati non sembrano credere ad un’elezione trasparente e si dicono sicuri che Putin vincerà in maniera irregolare, tanto che Solidarnost’, uno dei principali gruppi leader della contestazione, ha già annunciato una manifestazione di protesta per lunedì 5 marzo.