Pur di continuare a governicchiare con le palline strette nella morsa di Silvio, LettaLetta sarebbe disponibile ad abiurare anche Fanfani. Figuriamoci a dire democristianamente “forse”, all'elezione diretta (alla francese, come il bacio) del Presidente della Repubblica Italiana. Il fatto è che il più democristiano dei governi democristiani della storia d'Italia, gioca su tutto e il contrario. Fateci caso, LettaLetta non dice mai “no”, qualche volta un “ni” che fa sottindendere un “forse”. E via giocando, dando sempre la giusta importanza alle parole, al loro significato, a come si modulano, in quale contesto si esprimono. È bastato che il premier dicesse, “Mai più una elezione del presidente della repubblica come l'ultima”, che o' Schiattamuort si è infilato a gamba tesa nel discorso, e trionfante ha chiosato: “Il presidenzialismo alla francese ora è possibile, è d'accordo anche il Pd”. Ovviamente è successo un casino. Il commento di Rosy Bindinon si è fatto attendere: “Non svendo la Costituzione – ha detto la pasionaria del Pd – per questo governo di larga intesa con il Pdl”. Gli ha fatto eco Matteo Orfini (quello dei giovani turchi), che ha detto: “Non ci siamo, Enrico ha detto una puttanata”. Il senso di tutta questa vicenda, che parte da quando Silvio godeva del 68 per cento di gradimento tra gli italiani, è che il Pdl vuole Berlusconi presidente della repubblica. Vuoi la riconoscenza, vuoi la sudditanza, vuoi (da parte di qualcuno) toglierselo dalle palle, i pidiellini sono convinti che se si andasse all'elezione diretta, con la macchina bellica economico-mediatica del Capataz, il gioco sarebbe fatto. Già ora, che non ha nessun incarico governativo, Silvio furoreggia sulle sue reti da mane a sera, figuriamoci se si dovesse aprire la campagna elettorale per portarlo al Quirinale, cosa potrebbe mai accadere: roba da lavaggio del cervello perpetuo. Nonostante l'età, nonostante gli acciacchi, nonostante le prossime sentenze di processi pesanti, Silvio va avanti per la sua strada come se nulla fosse. I giudici lo condannano, e lui scende in piazza per dire che di accanimento giudiziario si tratta; il pm Sangermano chiede sette anni di galera per il trio dei papponi Fede-Minetti-Mora, e Silvio lo accusa di essere portatore sano di turbe psichiche. La risposta è un disegno di legge contro i giudici politicizzati. Domanda: chi stabilisce che un giudice è politicizzato o no? O si pigliano quelli di Magistratura Democraticae li si sbatte direttamente in galera senza passare dal via? Bizzarie senili? No, pianificazione scientifica della prossima campagna elettorale, e una richiesta di impunità totale mai vista prima al mondo, visto che l'Argentina ha condannato Videla e il Cile, Pinochet. Nel frattempo, un pezzo di un altro trio delle meraviglie, quello composto da Silvio, Vlady e Erdy, sta passando delle ore niente affatto tranquille. Al premier turco Erdogan, quello che ha voluto Silvio compare di anello della figlia, è venuto in mente di sradicare 600 alberi da piazza Taksim per costruirci un mega centro commerciale. Si sono ribellati tutti, Verdi e non, cittadine e cittadini e perfino i bambini. Prima Erdy è stato irremovibile, poi, travolto dalle proteste, ha detto: “Va bene, invece del centro commerciale ci costruisco una bella moschea”. A quel punto l'insurrezione è stata totale, e i giovani turchi (quelli veri, non gli orfiniani), sono scesi in piazza armati di bottiglie di birra, tanto per far capire che a loro, la svolta islamica, sta cordialmente sulle palle. La situazione in Turchia è molto tesa. La protesta per 600 alberi, si è trasformata in protesta contro il governo Erdogan, sempre più islamico, sempre più integralista, sempre più fascista. E sapete cosa ha detto Erdy a tutto il mondo? Chi, insomma, ha incolpato della situazione di guerriglia di queste ore? Twitter, cazzo! Leggiamo: “Oggi abbiamo una minaccia, si chiama Twitter. Twitter e Facebook sono una minaccia per la società”. Tale e quale a Silvio, porco boia.
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Presidenzialista a chi? Ferve il dibattito sull'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Mentre in Turchia, per 600 alberi...
Creato il 03 giugno 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Pur di continuare a governicchiare con le palline strette nella morsa di Silvio, LettaLetta sarebbe disponibile ad abiurare anche Fanfani. Figuriamoci a dire democristianamente “forse”, all'elezione diretta (alla francese, come il bacio) del Presidente della Repubblica Italiana. Il fatto è che il più democristiano dei governi democristiani della storia d'Italia, gioca su tutto e il contrario. Fateci caso, LettaLetta non dice mai “no”, qualche volta un “ni” che fa sottindendere un “forse”. E via giocando, dando sempre la giusta importanza alle parole, al loro significato, a come si modulano, in quale contesto si esprimono. È bastato che il premier dicesse, “Mai più una elezione del presidente della repubblica come l'ultima”, che o' Schiattamuort si è infilato a gamba tesa nel discorso, e trionfante ha chiosato: “Il presidenzialismo alla francese ora è possibile, è d'accordo anche il Pd”. Ovviamente è successo un casino. Il commento di Rosy Bindinon si è fatto attendere: “Non svendo la Costituzione – ha detto la pasionaria del Pd – per questo governo di larga intesa con il Pdl”. Gli ha fatto eco Matteo Orfini (quello dei giovani turchi), che ha detto: “Non ci siamo, Enrico ha detto una puttanata”. Il senso di tutta questa vicenda, che parte da quando Silvio godeva del 68 per cento di gradimento tra gli italiani, è che il Pdl vuole Berlusconi presidente della repubblica. Vuoi la riconoscenza, vuoi la sudditanza, vuoi (da parte di qualcuno) toglierselo dalle palle, i pidiellini sono convinti che se si andasse all'elezione diretta, con la macchina bellica economico-mediatica del Capataz, il gioco sarebbe fatto. Già ora, che non ha nessun incarico governativo, Silvio furoreggia sulle sue reti da mane a sera, figuriamoci se si dovesse aprire la campagna elettorale per portarlo al Quirinale, cosa potrebbe mai accadere: roba da lavaggio del cervello perpetuo. Nonostante l'età, nonostante gli acciacchi, nonostante le prossime sentenze di processi pesanti, Silvio va avanti per la sua strada come se nulla fosse. I giudici lo condannano, e lui scende in piazza per dire che di accanimento giudiziario si tratta; il pm Sangermano chiede sette anni di galera per il trio dei papponi Fede-Minetti-Mora, e Silvio lo accusa di essere portatore sano di turbe psichiche. La risposta è un disegno di legge contro i giudici politicizzati. Domanda: chi stabilisce che un giudice è politicizzato o no? O si pigliano quelli di Magistratura Democraticae li si sbatte direttamente in galera senza passare dal via? Bizzarie senili? No, pianificazione scientifica della prossima campagna elettorale, e una richiesta di impunità totale mai vista prima al mondo, visto che l'Argentina ha condannato Videla e il Cile, Pinochet. Nel frattempo, un pezzo di un altro trio delle meraviglie, quello composto da Silvio, Vlady e Erdy, sta passando delle ore niente affatto tranquille. Al premier turco Erdogan, quello che ha voluto Silvio compare di anello della figlia, è venuto in mente di sradicare 600 alberi da piazza Taksim per costruirci un mega centro commerciale. Si sono ribellati tutti, Verdi e non, cittadine e cittadini e perfino i bambini. Prima Erdy è stato irremovibile, poi, travolto dalle proteste, ha detto: “Va bene, invece del centro commerciale ci costruisco una bella moschea”. A quel punto l'insurrezione è stata totale, e i giovani turchi (quelli veri, non gli orfiniani), sono scesi in piazza armati di bottiglie di birra, tanto per far capire che a loro, la svolta islamica, sta cordialmente sulle palle. La situazione in Turchia è molto tesa. La protesta per 600 alberi, si è trasformata in protesta contro il governo Erdogan, sempre più islamico, sempre più integralista, sempre più fascista. E sapete cosa ha detto Erdy a tutto il mondo? Chi, insomma, ha incolpato della situazione di guerriglia di queste ore? Twitter, cazzo! Leggiamo: “Oggi abbiamo una minaccia, si chiama Twitter. Twitter e Facebook sono una minaccia per la società”. Tale e quale a Silvio, porco boia.
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