Siamo destinati nel corso dei prossimi anni a diventare il Paese europeo con la pressione fiscale più forte, il bisogno del Governo, ma più in generale della politica di far fronte all’impegno di raggiungere il pareggio di bilancio comporta molti sacrifici, l’aumento della pressione fiscale è uno di questi sacrifici.
Lo studio di Confesercenti stima in termini percentuali l’aumento delle tasse che si avrà nei prossimi anni, ma bisogna tener conto che si stratta sempre di stime, in realtà la situazione è in divenire, la manovra finanziaria, appena varata, non ha definitivamente chiuso i conti con il problema del debito pubblico, la stessa normativa prevede una clausola di salvaguardia che porterà nei prossimi anni ulteriori tagli alle agevolazioni fiscali.
Una situazione nera, a fronte di una forte crisi economica, a fronte dell’inflazione che sale e dei redditi che perdono potere di acquisto si abbatte anche la scure di tasse sempre più alte.
Questa è la situazione oggi, individuare un colpevole è francamente cosa molto difficile, c’è chi pone in evidenza che una manovra del genere è incoerente con l’orientamento liberale che il Governo attuale ha, c’è chi parla di sprechi, chi di razionalizzazione della spesa.
Evidenziare l’incongruenza tra l’essere liberali ed intervenire nel contempo in maniera così significativa nella vita economica delle persone comporta il non considerare che le ideologie sono in costante divenire e pensare che essere liberali significhi semplicemente lasciare la libertà assoluta delle persone anche in campo economica è sbagliato, lo Stato ha il dovere, lo stabilisce la Costituzione, di intervenire per alleviare, prevenire, affrontare i disagi delle persone.
Una riflessione andrebbe fatta su come lo Stato è intervenuto negli ultimi 50 anni nel campo economico, un’analisi complicata che porterebbero però un po’ di luce su ciò che oggi stiamo vivendo, perchè una crisi di tale portata ha origini “antiche”, ha errori “antichi”, è il segno di una politica eoconomica sbagliata.
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