Danielle Scherer: una tipa extratosta.
Ha avuto il coraggio di denunciare un prete che per tanto tempo ha abusato di lei, quando lei di anni ne aveva solo dodici. Non solo. Ha accettato di raccontare tutta la vicenda in un libro, pubblicato di recente da San Paolo, dal titolo: “Nessuno ti crederà – abusi sessuali nella Chiesa”.
Poco più di 200 pagine in cui per la prima volta la vittima di un sacerdote pedofilo accetta di confidarsi pubblicamente. Un testo che riesce a parlare del peggio senza voyeurismo, ma con grande delicatezza.
Il libro è stato pubblicato grazie al coraggio di Danielle, ma anche di Don Gabriel Ringlet, nato nel ’44, uno dei personaggi di spicco della cultura vallone. E’, infatti pittore, saggista, teologo, sacerdote dal ’70 ed è stato incaricato di seguire da vicino le vicende dello scandalo sulla pedofilia nella Chiesa in Belgio.Tre anni fa Danielle inviò proprio a lui una prima stesura del suo scritto, con lo scopo, dichiarato, che un sacerdote prestasse orecchio alla vicenda umana e spirituale dell’autrice.
Don Ringlet presentò questo ed altri 36 casi al Parlamento di Bruxelles, invitando tutta la Chiesa a una profonda riflessone su questo triste capitolo.
Il libro ci fa comprendere in quale spirale possa essere trascinato un bambino per tanti anni. La pratica di abuso per Danielle è durata dodici anni. Terribile profanazione – come si legge nel testo – di un periodo sacro, fino all’età adulta.
Tutto era cominciato con una frase del sacerdote. “Io e te siamo di un’altra razza”. Lei aveva trovato subito quel prete “molto forte”. Soprattutto, atipico. Un’escalation di emozioni. E il dramma. “Non posso dirgli di no – confessa ad un certo punto –Non voglio che gli capiti qualcosa di male, farò tutto quello che mi chiederà. Non ho il diritto di lasciarlo sprofondare”.
Ma non voglio anticiparvi altro. Vi dico solo che Danielle dopo anni è riuscita a concludere gli studi come puericultrice. Oggi è sposata, madre di due figli e felice di essere chiamata nonna. Ha un sogno. “Sogno che tutta la sofferenza delle vittime di loschi predatori, chiunque essi siano, si trasformi in un’energia costruttiva capace di rendere giustizia e di punire, certamente, ma anche di riparare e guarire. Un’energia costruttiva che sappia anche inventare, nello stesso tempo, le soluzioni e i modi perché certi abusi e certe violenze non accadano più. Sì, io sogno”.
Cinzia Ficco