Prevenzione delle patologie pediatriche (parte prima): permettiamo al sistema immunitario del neonato di maturare

Creato il 16 febbraio 2015 da Informasalus @informasalus


"Prima di somministrare ad un neonato una qualsiasi terapia potenzialmente o sicuramente immunosquilibrante, si dovrebbero valutare attentamente le condizioni del ricevente"

È scientificamente acquisito che la suscettibilità alle infezioni è massima nella prima infanzia a causa di una immaturità del sistema immunitario innato e adattativo del bambino.
L'immunità innata e quella adattativa rappresentano le due modalità di difesa immunitaria dell'uomo e sono caratterizzate da un insieme di meccanismi biochimici di difesa cellulare volti a prevenire, a combattere e a distruggere gli agenti infettivi che cercano di penetrare nell'organismo.
L'immunità innata
è più attiva nel neonato, ha una scarsa specificità, è caratterizzata da un insieme di meccanismi biochimici di difesa cellulare volti a prevenire, a combattere e a distruggere gli agenti infettivi e agisce utilizzando essenzialmente le barriere anatomiche, ma anche le proteine del sistema che controlla l'infiammazione, il sistema dei macrofagi, le cellule NK e le citochine.
L'immunità adattativa
è una risposta immunitaria caratterizzata dal suo adattamento a ciascuna infezione, è totalmente immatura nel neonato, è generalmente più efficace e comunque più specifica dell'immunità innata, seppure impieghi più tempo di quest'ultima per agire, e si divide in immunità umorale (basata sulla produzione di anticorpi) e immunità cellulo-mediata (basata sulla produzione di cellule capaci di distruggere le cellule infettate o anomale).
La scarsa capacità protettiva dei neonati verso le infezioni viene attribuita ad una ridotta produzione di citochine di tipo Th1, specie di interferone gamma (IFN-γ). Infatti, se in un adulto un buon bilanciamento della risposta immunitaria Th1 e Th2 e della loro conseguente produzione di citochine è espressione di buona salute immunitaria, in un bambino che si trova nel periodo pre-natale o immediatamente post-natale questo equilibrio manca, perché la funzione dei linfociti Th (o T helper) è invece sbilanciata con maggior risposta immunitaria di tipo Th2 e si giunge all'equilibrio Th1/Th2 come minimo solo verso i 5-6 anni d'età.
Per raggiungere questo equilibrio è di estrema importanza l'esposizione alle infezioni infantili, perché è in questo modo che il sistema immunitario infantile si fortifica e matura proteggendo l'individuo contro lo sviluppo di future patologie infettive e allergiche.
Pertanto, se il nostro obiettivo non è quello di evitare una patologia infettiva (per esempio il morbillo o l'influenza), ma di fortificare il sistema immunitario del bambino e aumentare le sue difese contro TUTTI i germi presenti e futuri, dovremmo riflettere molto prima di intraprendere la via delle vaccinazioni pediatriche, perché in questo modo priviamo il bambino dell'occasione di fortificare la sua immunità aspecifica, cioè quella capace di proteggerlo in modo generalizzato (mentre i vaccini forniscono una immunità specifica dato che lo proteggono solo verso il singolo germe nei confronti del quale è stato inoculato il vaccino).

Ovviamente ci vuole ponderazione in questa scelta a favore o a sfavore delle vaccinazioni pediatriche e la decisione finale può essere presa correttamente solo dopo aver adeguatamente studiato la storia personale, familiare, fisiologica e patologica del neonato, unitamente alle informazioni sull'igiene di vita della famiglia e a quelle di tossicologia ambientale.
Se invece tutto questo non viene fatto e si instaura uno squilibrio della bilancia immunitaria Th1/Th2, assisteremo in quel bambino ad uno sviluppo futuro delle patologie allergiche (come dermatiti, riniti e asma) in caso di una persistente prevalenza della risposta immunitaria Th2 oppure ad uno sviluppo futuro delle patologie autoimmuni (come diabete di tipo 1, tiroiditi, malattie demielinizzanti, artriti, ecc.) in caso di una persistente prevalenza della risposta immunitaria Th1.

Comunque, non va neppure dimenticato che la produzione di citochine da parte dei neonati è in genere molto eterogenea, perché dipende da moltissimi fattori tra i quali pesano in modo particolare l'igiene alimentare, l'inquinamento ambientale, lo stress familiare in senso ampio del termine e i trattamenti farmacologici.
Oltre a questi, sono molteplici, variabili qualitativamente e quantitativamente e non sempre prevedibili molti altri fattori sia equilibranti che squilibranti che influenzano il sistema immunitario e globalmente tutto l'organismo di ogni singolo bambino e solo un'anali medica approfondita e personalizzata li può individuare.
In conclusione, prima di somministrare ad un neonato una qualsiasi terapia potenzialmente o sicuramente immunosquilibrante (antibiotici, cortisonici e specialmente i vaccini pediatrici), si dovrebbero valutare attentamente le condizioni del ricevente per decidere se è nella condizione di sopportare adeguatamente o meno il trattamento.

Di questi argomenti, ma anche dei consigli pratici per diagnosticare una debolezza immunitaria e per irrobustire le difese del bambino, ne parleremo ad un Convegno a Padova il prossimo 21 febbraio. Tutti i genitori e coloro che hanno a cuore la salute dei bambini sono invitati a partecipare.



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