WESTERN CONFERENCE EASTERN CONFERENCE
Northwest Division Atlantic Division
Pacific Division Central Division
Southwest Division Southeast Division
La Southwest Division non ha bisogno di troppe presentazioni. E’ semplicemente la migliore che il basket NBA possa offrire. Non solo, è una delle Division più forti mai viste ai blocchi di partenza di una regular season. L’anno passato è diventata la prima dalla Central del 2006 a spedire ognuna delle sue cinque squadre d’appartenenza ai playoff, ma con record finali spaventosamente superiori al caso appena citato. Fate pure 261 vittorie a fronte di 149 sconfitte, qualcosa di mai visto prima in NBA.
Tre delle cinque forze sono, però, uscite sconfitte già al primo turno, Spurs, Mavericks e Pelicans. Le altre due rimaste, Grizzlies e Rockets, al pari di New Orleans, sono state piegate dal colosso Warriors, che ha terminato la stagione con l’anello al dito. La Southwest Division si presenta quest’anno con lo stesso spirito dello scorso. E, se possibile, con ancor più talento pronto ad esplodere. Rockets e Mavericks si sono fronteggiate nel primo turno degli scorsi playoff e Dallas è uscita malamente dalla serie con un secco 4-1. Alla stessa maniera si dev’essere sentita la franchigia nell’ultima offseason, in cui ha dovuto lasciar scappare DeAndre Jordan quando tutto sembrava già scritto. Houston, invece, per un pelo ha fatto il colpaccio, accogliendo Ty Lawson tra le sue fila. I Pelicans possono festeggiare il rinnovo ad un Anthony Davis sempre più vicino a poter diventare il miglior giocatore della Lega ed allenatosi duramente in estate per poter migliorare quel poco che restava ancora di incerto. I Grizzlies sono rimasti loro stessi e, come ogni anno, saranno sempre là in alto a battagliare cercando di tenere ben chiusa la propria cassaforte. Gli Spurs hanno lasciato anzitempo i playoff l’anno passato, ma l’estate ha portato con sé qualche rinnovo importante, un paio di rincalzi di valore e soprattutto LaMarcus Aldridge, giocatore capace di spostare gli equilibri. Per i posti migliori la Southwest Division c’è, con tutte le sue componenti.
Ranking della Southwest Division
1 – SAN ANTONIO SPURS
L’anno scorso è arrivato il quinto titolo NBA per Gregg Popovich, sempre con il prode Tim Duncan al suo fianco. Si sa, però, che il tre volte Coach of the Year non è uomo che si accontenta. La bruciatura dell’esclusione al primo turno contro i Clippers doveva essere cancellata in fretta e, per evitare complicazioni, ecco il rinnovo a Kawhi Leonard, strepitoso già in pre-season (17.8 punti e 5.8 rimbalzi in 24 minuti di media), seguito da quelli di Danny Green e degli infiniti Duncan e Manu Ginobili, ritoccati verso il basso, come nelle leggende migliori, per favorire la situazione di squadra. Ecco Aldrige dai Blazers, pronto a confermarsi stella di prim’ordine e, chi lo sa, forse a fare quel definitivo passo in più nell’olimpo. Ecco David West, con un contratto da veteran’s minimum simbolo di una voglia di vincere che riesce ad andare oltre il dio denaro, pronto a dispensare saggezza, come ce ne fosse bisogno. Se non è il miglior roster della Lega è soltanto colpa di una rotazione non lunghissima, un piccolo difetto in un puzzle maestoso.
2 – HOUSTON ROCKETS
Con un bel sospiro di sollievo dev’essere stato salutato l’arrivo di Ty Lawson in Texas. Negli scorsi playoff, in particolare nella serie persa in 5 gare contro i Warriors, i Rockets hanno dimostrato di dipendere quasi interamente da un James Harden l’anno passato ad un passo dall’MVP, così come ad un passo dalle Finals. Mancava qualcosa, manca il Dwight Howard degli anni d’oro ad Orlando, ma difficilmente potrà tornare, quindi ci si può accontentare della sua versione 2.0, meno Superman, ma pur sempre efficace. Il rinnovo a Patrick Beverley è una mossa di grande intelligenza, soprattutto per le qualità difensive della guardia nativa di Chicago, così come la conferma di un Corey Brewer quanto mai a suo agio come sotto il sole di Houston. Lawson, però, è quel qualcosa in più che mancava davvero al team di Kevin McHale, quel giocatore in grado di aggiungere punti se anche Harden dovesse avere una serata storta, così come assist in abbondanza. In questa Division infernale, in questa Conference demoniaca i Rockets hanno tutte le carte in regola per puntare al trono.
3 – MEMPHIS GRIZZLIES
La notizia dell’anno per i Grizzlies, oltre alle eccelse prestazioni mostrate contro gli implacabili Warriors negli scorsi playoff, è il rinnovo di contratto firmato da Marc Gasol, pedina insostituibile per la squadra del Tennessee. Non cambierà poi molto dall’anno passato, Matt Barnes (che comunque fa sempre comodo) a parte, ma Memphis già aveva una squadra pronta per ogni genere di combattimento. Vi basta un quintetto con Mike Conley, quanto mai decisivo per il team nella passata post-season, Tony Allen, ogni anno sempre tra i migliori difensori della Lega, e Zach Randolph, da sempre peso massimo sotto entrambi i canestri? Oltre ai già citati Gasol e Barnes s’intende. Oltre ad un Jeff Green che dalla panchina scalpiterà imbizzarrito in attesa di calcare il parquet, come dimostrano gli 11 di media fin qui in pre-season. Il record di David Joerger nelle sue prime due stagioni sulla panchina dei Grizzlies scrive di 105 vittorie ed appena 59 sconfitte in regular season. Ed è pronto ad essere ulteriormente incrementato a partire dalla prossima settimana.
4 – NEW ORLEANS PELICANS
20.8 punti e 7.3 rimbalzi in nemmeno 25 minuti di gioco, con il 60% da tre punti, sebbene ancora non abbia la confidenza giusta per provare con regolarità da oltre l’arco. Ah e si tratta di pre-season, puntualizziamo. 145 milioni di dollari in cinque anni sarebbero suonati come pazzia per chiunque, ma non per Anthony Davis. L’unica pecca per i Pelicans è che non possano clonare il suo talento per raggiungere una dimensione onirica. L’anno passato i playoff sono arrivati all’ultimo assalto, superando una squadra, i Thunder, che quest’anno al completo è una spanna più in alto rispetto a New Orleans. La lotta per la post-season sarà durissima, l’estate non ha portato granché con sé, resta il problema di avere qualche sorta di sostituto in termini di leadership o statistici nel caso in cui il monociglio abbia spento la sua forza per una notte. Eppure, quello che sembra addirittura il favorito per il titolo di MVP della Lega, potrebbe saper fare tutto da solo.
5 – DALLAS MAVERICKS
Se DeAndre Jordan fosse rimasto in Texas.. Parleremmo di tutt’altra situazione. La partenza di Monta Ellis lascia un grande vuoto in cabina di regia, anche in termini di personalità e carattere, vuoto che difficilmente un Deron Williams sul viale del tramonto potrà colmare a pieno. Certo, l’arrivo di Wesley Matthews, che per altro non sarà al meglio per l’inizio della regular season, aggiunge la qualità di uno dei migliori “3 and D” della Lega, ma nessuno sa a che livello si riprenderà dall’infortunio. Altro acciaccato è un Chandler Parsons l’anno passato lontano dalle fantasticherie dimostrate ai Rockets ed atteso ad una redenzione, anche se l’infortunio al ginocchio subito lo scorso aprile non gli facilita il compito. Sotto canestro, poi, il vuoto. Il posto da centro titolare lo occupa Zaza Pachulia, reduce da un ottimo EuroBasket ad abituato al lavoro sporco, ma senza la qualità che cercava Dallas. I Mavericks non possono che sperare che Dirk Nowitzki non sia sazio della propria leggenda e voglia continuare a scrivere nuove pagine, senza la parola fine.