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Previsione in caso di conflitto: Francia batte Italia sul campo

Creato il 20 gennaio 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti
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Non so come né davvero perché, ieri ho iniziato a curiosare tra le opere scritte su Alessandro Manzoni e a riflettere sulla particolarità di alcune ricerche fatte sul romanzo del Nostro. È stato così che ho incontrato le Notazioni metalinguistiche nei “Promessi Sposi, Le varianti fonomorfologiche dei Promessi Sposi 1840 nel quadro dell’italiano ottocentesco  e La lingua di Alessandro Manzoni. Giudizi della critica ottocentesca sulla prima e seconda edizione dei Promessi sposi e le tendenze della prassi correttoria manzoniana.

Avviso agli studiosi: sia chiaro, non sto assolutamente affermando che tutte le ricerche accademiche siano inutili o poco interessanti. Mi pongo soltanto qualche domanda: escono mai queste opere –magari frutto di anni di lavoro- dall’ambito ristretto dell’accademia? Le leggerà qualcuno? Ma, tralasciando i miei dubbi da ignorante, anche in Francia hanno mostrato interesse per gli eterni fidanzati, aggiungendo alla montagna di riflessioni erudite un tomo come I Promessi sposi de Manzoni comme « hypotexte »: réécritures pour l’opéra basées sur la Ventisettana (…ehhhh?!?).

Tuttavia ogni tanto anche i più grandi studiosi si concedono momenti di relax. E infatti nel programma della Scuola estiva internazionale di studi manzoniani è contemplata la visita guidata alla casa del Manzoni, in via Morone, a Milano e alla villa di campagna di Brusuglio, seguita da un’opulenta cena al ristorante “I Bravi” (giuro su It di Stephen King che è vero!).

Dopo tanta scoperta mi son chiesta: non saremo solo noi così fissati da passare il tempo a scrivere su ipotesti e prassi correttorie? E infatti ho scoperto che al di là della Manica ci si dedica moltissimo, com’è giusto, a Jane Austen, e con grande goduria. Ho scovato per esempio Laughter, war, and feminism: elements of carnival in three of Jane Austen’s novels (ehm… risate come elementi di caos?), e Those elegant decorums; the concept of propriety in Jane Austen’s novels e Kinship terminology in Jane Austen’s novels, dove si discute di decoro e parentele, senza dimenticare a questo proposito una ricerca sulle nipoti irlandesi della scrittrice con May, Lou & Cass. Jane Austen’s Nieces in Ireland. L’acme dell’approfondimento si può tuttavia considerare raggiunto con un excursus dalla tragedia greca al cinema indiano in Jane Austen’s Textual Lives: From Aeschylus to Bollywood. Un giorno lo leggerò e ve ne parlerò, me lo sono ripromessa.

Ma, come nelle barzellette con un inglese, un francese e un italiano, lasciatemi dire -senza tema di smentita- che noi per una volta ce la caviamo benissimo. Perché i nostri cugini d’Oltralpe da circa un secolo hanno una passione folle, incontenibile per un romanzo, sul quale sono state scritte tesi e ricerche (gioco di parole quanto mai appropriato) infinite: sulle 260 piante ivi menzionate, sui quartetti di Beethoven, sull’uso della parentesi, sulla nonna del narratore, sull’ombra, sulla casa di tante Léonie, sui colori e sulla punteggiatura, sui cambiamenti climatici, la fotografia, la nevrastenia, il piacere, l’intertesto fin-de-siècle e via delirando. I prustiani –perché della Ricerca di Marcel Proust ovviamente si tratta- stendono trattati sulla traduzione della Recherche in bulgaro, sulla sua influenza sul cinese, sulla creazione di Combray, redigono analisi sulla transustanziazione, su approcci fenomenologico-psicoanalitici della sublimazione, sulla pragmatica dell’antroponimo.

E non si fermano nei confini dell’esagono, no-no. La fissazione collettiva ha raggiunto in primo luogo gli Stati Uniti fin dagli anni ’20, dove esistono importanti centri di studi che hanno via via usato il testo prustiano a supporto della critica modernista, di quella psicanalizzante poi in difesa della decostruzione fino ad arrivare agli “studi di genere” e agli “studi ebraici”. Nel lontano Giappone, a Kyoto esiste da vent’anni un influente centro di ricerca che ad oggi conta un centinaio di studiosi: qui hanno pensato bene di repertoriare gli oltre seicento documenti della corrispondenza dello scrittore, di cui gli stessi francesi non volevano proprio sapere.

Insomma, dobbiamo stare in guardia: se mai scoppiasse, in un attacco di accademica follia, il Primo Conflitto della Letteratura Mondiale, sappiate che i francesi hanno una fitta rete di solidissimi alleati e altro che assedio ai forni… ci toccherà campare di madeleine inzuppate nella tisana di tiglio.


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