Che il parere degli esperti sia da prendere con le molle è un dato di fatto. Ma, a mio parere, questo assunto non deve essere considerato una colpa o un indice di incapacità. Credo che sia invece insito nel concetto di previsione, che di norma viene fatta e calcolata basandosi su montagne di dati e di estrapolazioni scientifiche e logiche ineccepibili, mentra la realtà è fondata nella maggior parte dei casi su eventi del tutto casuali e imprevedibili appunto, fatto esiziale proprio per la categoria predittiva. Quindi non si dovrebbe imputare a ignoranza o incapacità del cosiddetto esperto, la previsione che gli si rivolta contro, ma anzi ciò farebbe parte insindacabilmente della sua assoluta volatilità.
Basta vedere come le previsioni, anche a breve, devono essere periodicamente riviste e corrette, qualunque sia il campo esaminato, dall'economia alla metereologia. Si può trarre utilità da questa populistica osservazione? In alcuni casi, e allora scatta comunque il desiderio della catalogazione dei fatti, propria dell'uomo che non si vuol rassegnare alla tenebra dell'ignoto, si può tentare di ottenere comunque un dato più credibile proprio utilizzando la coscienza dell'errore e qui la scienza statistica ci è maestra, con il suo utilizzo di tecniche che considerano appunto il dato scientifico dell'errore; in altri casi si può andare un po' più a naso, come quella legge ormai seguita da molti, che per investire in borsa, chiedono informazioni a più esperti e, considerato il parere dei più bravi, agiscono esattamente al contrario, comprando se il consiglio è di vendere e viceversa, considerato che la percentuale di previsioni sbagliate è sempre superiore al 50%.
E' un po' tutta questa storia che, come sapete mi ha decisamente affiliato al gruppo dei tuttologi, che si vantano di non sapere nulla, ma su tutto e di prendere poco in considerazione gli specialisti esperti, in particolare quelli più quotati e famosi. Basta dare un'occhiata valutativa a molte previsioni dei futurologi degli anni 60/70 per sottoscrivere quanto sopra detto. Come ricorda Messori, il petrolio e le altre materie prime dovevano essere irrimediabilmente finite prima del 2000; si stava andando verso una nuova era glaciale con iceberg a Venezia; il Giappone sapeva solo copiare e non avrebbe mai prodotto una industria tecnologicamente efficace ad esempio nell'automobilismo; nel '61, anno del centenario, si prevedeva che Torino avrebbe superato nel 2000 i due milioni di abitanti; sull'Espresso in una bella inchiesta si prevedeva che negli anni 80 l'URSS avrebbe superato in ricchezza gli USA.
Tutti i sociologi davano per quasi morte le religioni; prima del finire del secolo, il Cristianesimo si sarebbe ridotto a una nicchia, per non parlare dell'Islam per cui la scomparsa era ormai inevitabile, essendo una fede, questa, nata per i beduini e incapace di fare presa sulla modernità; in elettronica ci sarebbe stata una totale egemonia USA, con l'IBM unico produttore mondiale che si sarebbe accaparrato ogni brevetto. La Yugoslavia era ormai un blocco compatto ed indissolubile e futuro sereno anche per Israele, capace di far fiorire i deserti con i vantaggi economici che i vicini arabi non avrebbero potuto che apprezzare. La Cina invece non avrebbe mai potuto adattarsi al mercato, avendo ormai il marxismo trovato un ottimo adattamento alla mentalità cinese. E si potrebbe continuare a lungo.
Parlare è facile, ma la carne è debole e di tanto in tanto è facile cascarci per tutti: Chi non si avventura di tanto in tanto in previsioni che reputa certe, non tanto per la sua esperienza personale, ma soprattutto per la chiara evidenza dei fatti? Ricordo che verso la fine degli '80, comunicare non era così semplice. Si chiamava in ufficio tramite il centralino; era appena stato istallato in ufficio un voluminoso telex e le comunicazioni, anche quelle interne, si facevano con opportune lettere che arrivavano dopo un giorno o due. Ricordo che un giorno arrivò da me in ufficio un rap
Viva la tuttologia disincantata, viva sempre il dubbio e il relativismo.
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