Secondo le previsioni di Deutsche Bank il prezzo oro supererà nei prossimi mesi i 2.000 dollari l’oncia
Siamo ancora poco sopra i 1.700 dollari l’oncia (1 oncia = 28,3495231 grammi). A tanto è arrivato il prezzo oro, cresciuto nella sola settimana delle elezioni americane del 10%, partendo da circa 1.677 dollari e chiudendo a 1.731 dollari l’oncia. Ma gli ultimi dati sulle vendite nel terzo trimestre del 2012 nel mondo hanno raffreddato un pò le quotazioni, tanto da arrivare fino a un minimo di 1.705 dollari nella seduta del 16 novembre scorso.
Secondo il World Gold Council, nel terzo trimestre dell’anno si è avuto un calo complessivo delle vendite dell’11%, pari a 139 tonnellate. La domanda si è fermata a 1.084,6 tonnellate, contro il record delle 1.223,5 del terzo trimestre del 2011.
Ha pesato, in particolare, il calo delle richieste dalla Cina, che ha segnato un
-8% a 176,8 tonnellate, anche se pare che il tonfo abbia riguardato i risparmiatori, mentre la Banca Centrale Cinese avrebbe aumentato le richieste, al fine di diversificare le proprie riserve.
Ma, contrariamente alla tendenza generale, l’India si conferma al primo posto nella domanda ed accresce del 9% su base annua le sue richieste, arrivando a 223,1 tonnellate nel terzo trimestre. Ricordiamo che da sole, Cina e India rappresentano il 37% dei consumi mondiali del metallo prezioso.
Malgrado questi numeri, gli esperti di Deutsche Bank non avrebbero dubbi: il prezzo oro arriverà nei prossimi mesi a sfondare la barriera dei 2.000 dollari l’oncia. Le ragioni consistono principalmente nelle misure di accomodamento monetario della Federal Reserve, che saranno certamente proseguite dopo la recente conferma di Barack Obama alla Casa Bianca.
La previsione, infatti, di un aumento tendenziale dell’inflazione negli USA (potrebbe crescere al 2,8% nei prossimi 3-6 mesi) e dell’indebolimento del dollaro, rappresentano le componenti fondamentali del ragionamento di chi invita a confidare in una corsa al rialzo del prezzo oro. E questo, nonostante un raffreddamento avvenuto in estate, in coincidenza con l’annuncio della BCE del varo di un piano anti-spread a difesa dei bond pubblici in crisi, che ha un pò diradato le nubi sul futuro della moneta unica.
Restano, però, le criticità legate alla crisi in Grecia, alle difficoltà di tutta l’Eurozona, al rischio del Fiscal Cliff (scoglio fiscale) negli USA e non ultimo alle variabili della domanda e dell’offerta di oro. Se sulla domanda abbiamo detto, sull’offerta bisogna fare i conti con gli ultimi dati, che vedrebbero in calo la produzione futura per via di un’erosione delle riserve di oro nelle miniere.
Per questo, se non fino a superare quota 2.000 dollari, alcuni pronosticano un aumento delle quotazioni del 10% entro un anno. E dall’inizio del 2012 ad oggi il prezzo oro è già cresciuto di un altro 10%.