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Pride

Creato il 03 gennaio 2015 da Nehovistecose

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Regia di Matthew Warchus

con Ben Schnetzer (Mark Ashton), Paddy Considine (Dai Donovan), Bill Nighy (Cliff), Imelda Staunton (Hefina Headon), Dominic West (Jonathan Blake), Andrew Scott (Gethin Roberts), George MacKay (Joe Copper), Joseph Gilgun (Mike Jackson), Freddie Fox (Jeff Cole), Faye Marsay (Steph), Jessie Cave (Zoe), Monica Dolan (Marion Cooper), Liz White (Margaret Donovan).

PAESE: Gran Bretagna 2014
GENERE: Commedia drammatica
DURATA: 120′

Come, nel 1984, un gruppo di gay e lesbiche londinesi capeggiati dal giovane Mark, iniziò a sostenere i minatori vessati dalle scellerate politiche interne del governo Tatcher…

Scritto da Steven Beresford e diretto dall’esordiente Warchus, il film ripercorre un episodio poco conosciuto della storia inglese, quello del sostegno ai minatori scioperanti (1984-1985) da parte di un piccolo gruppo gay londinese (l’LGSM, appunto). La cosa più incredibile – quanto verissima – della vicenda è che i minatori, nonostante ne condividano la combattività e l’orgoglio della propria appartenenza (sociale per i primi, di genere per i secondi), fanno molta fatica a lasciarsi aiutare dagli omosessuali. Warchus indugia proprio su questo aspetto, ma soltanto per dimostrare quanto poi fu facile mettere da parte la paura del diverso in nome della fratellanza e della solidarietà. E così fu: i minatori aprirono davvero il corteo del gay pride del 1986. Non mancano stereotipi e forzature, ma il film appassiona, coinvolge, diverte. Anzi, diverte molto. Merito di una squadra di attori di prim’ordine, ma anche di una sceneggiatura originale che conosce a menadito i tempi della comicità di qualità. Un film molto inglese, che vanta fra i tanti meriti quello di far conoscere al grande pubblico la figura di Mark Ashton, giovane comunista inglese (ai tempi delle vicende raccontate nel film aveva 24 anni) che morì ad appena 27 anni di AIDS. Film “musicale”, nel senso più ampio del termine: le canzoni creano senso, tratteggiano il concetto di identità nazionale, emozionano. Come dimostra la sequenza in cui i minatori cantano Bread and Roses (canto tradizionale) o quella finale in cui si ode la strepitosa There is a power in a Union di Billy Bragg. Un film che apre il cuore, di quelli che fanno sentire bene durante e dopo la visione. Queer Palm a Cannes. Consigliato.

Voto



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