Ray Tierney (Edward Norton), di origine irlandese e membro di una famiglia di poliziotti, ritorna in servizio alla narcotici dopo due anni di volontario allontanamento, per via di una pallottola presa in faccia e di un caso finito al giudizio della disciplinare. Quattro agenti della squadra di suo fratello Francis Jr. (Noah Emmerich) sono rimasti uccisi in circostanze poco chiare, e lui viene spronato dal padre (Jon Voight), Capo dei detective, a far parte di una speciale Task Force. Ray scoprirà presto che dietro il massacro si cela una faccenda di soldi sporchi e corruzione, nella quale è immischiato anche il cognato Jimmy Egan (Colin Farrell).
Messa in scena suggestiva in una New York notturna e buia più che mai. La gloria dell’iniziale partita di football lascia in fretta il posto a fatti di sangue e a verità scomode. Storia scissa tra i sentimenti privati e quelli per la famiglia allargata della polizia, nella quale l’orgoglio si sporca di abusi e senso d’onnipotenza. Scissa anche la regia, che alterna movimenti di macchina lenti e delicati a frenetiche riprese a spalla (con qualche piano sequenza che conquista l’occhio). La corruzione (morale e materiale) è un tema che ha nutrito la filmografia sul NYPD come pochi altri (Serpico docet). Colin Farrell ha il poliziotto figlio di puttana nelle sue corde, mentre Edward Norton è impeccabile come al solito. E Jon Voight funziona ovunque lo metti. Soggetto scritto dal regista Gavin O’Connor insieme al fratello Greg e sceneggiatura che vede la partecipazione di Joe Carnahan (che ha diretto, tra gli altri, l’adattamento cinematografico di A-Team).