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Prima c'erano i partiti, ora i social network

Da Lucaiacovone
Appartenere ad un partito, abbracciare un'ideologia, fino a qualche decennio fa ha rappresentato per i giovani di allora quello che sembra rappresentare per noi oggi essere iscritto a questo o quel social network. Un parallelo azzardato?  Provate a seguirmi.
Facebook. facebook potrebbe, senza troppe difficoltà, essere equiparata alla grande Balena Bianca: la Democrazia Cristiana. Quello che conta è il numero di conoscenze, pardon, amicizie che si possono contare; il perbenismo è imperante - non troverete mai accanto al "mi piace" il pulsante "ma che cazzo dici!" - e soprattutto è il regno della stupidità: basta vedere il numero elevatissimo di iscrizioni che collezionano i gruppi che promettono ogni sorta di miracolo economico-edonistico-ficcanaso: ricariche omaggio, ricostruzioni del proprio albero genealogico... insomma, avete presente.
Prima c'erano i partiti, ora i social networkChatroulette e la Lega Nord. Frequentare questo sito equivale a votare Lega. Chatroulette è l'imbarbarimento di internet: una video-chat in cui maschioni che ce l'hanno duro mostrano ad una webcam il loro arsenale da guerra pronto all'attacco, nella spasmodica attesa di vedere, nel riquadro in cui finisce il video di un interlocutore estratto a caso, il volto di una bella donzella pronta a spogliarsi al richiamo maschio dei loro silos consumati dall'attesa. Detta così potrebbe apparire un giusto tributo alle rudimentali e romantiche origini di internet, fatte di innamoramenti in chat e di timidi appuntamenti al buio. Il problema però è che internet si è evoluto, così gli ingenui maschioni del "noi ce l'abbiamo duro", convinti di aver persuaso con le loro titaniche forme qualche biondona d'oltreoceano, si ritrovano invece a consumare le loro preziose energie amanuensi davanti a filmini hard di bassa qualità. Ad esercitazione finita così scompaiono d'un tratto i biondi capelli per lasciare il posto alle facce divertite di ragazzi piegati dalle risate che con un telecamera in mano avvisano il malcapitato che il suo impegno è stato minuziosamente documentato. E allora al silos non resterà che dondolare amletico nel dubbio di aver mostrato o no il proprio faccione idiota.
Twitter non lascia spazio ai dubbi: dopo le rivolte verdi a Theran, Twitter è stato associato all'idea di rivoluzione, di aggiramento della censura di Stato. Tutto ciò in Italia non può che tradursi con il simbolo della falce e del martello: popolo d'elezione, compagni snob che guardano dall'alto in basso i consumatori degli altri banalissimi social network. 
Wikipedia, ovvero ognuno dica la sua che tanto poi io dico la mia: il Partito Democratico. 
Il Pdl? che domande, YouTube no?! Trionfo di qualsiasi banalità che sia consumabile con il minore dispiego possibile di energie celebrali. Un sito che dia l'illusione di partecipare, di essere cittadini attivi del web 2.0, ma che di fatto sia aggiornato e prodotto da quei soliti egocentrici alle cui facce siamo abituati.

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