“Non c’è alcuna differenza fra un assassino che uccide con un fucile e un assassino sul banco del tribunale che giustizia gli egiziani in una vendetta a sangue freddo”: così Mohamed Montaser, portavoce dei Fratelli Musulmani, ha commentato l’impiccagione, nel fine-settimana, di Mahmoud Ramadan.
Si tratta della prima condanna a morte eseguita delle centinaia comminate a sostenitori del presidente destituito Mohamed Morsi, come precisato dal portavoce del ministero dell’Interno del Cairo, Hani Abdel Latif.
Ramadan era stato riconosciuto colpevole di omicidio e condannato a morte lo scorso anno. Era stato processato insieme ad altri 63 sostenitori di Morsi per aver partecipato a manifestazioni e violenze occorse il 5 luglio 2013 ad Alessandria.
Dopo il rovesciamento di Morsi per mano dei militari guidati dall’attuale presidente, Abdel Fattah al-Sissi, i suoi sostenitori Fratelli Musulmani sono stati oggetto di una violenta repressione costata almeno 1400 vittime.
La Confraternita è stata dichiarata organizzazione terroristica, 15000 suoi appartenenti sono finiti agli arresti, centinaia sono stati giudicati in processi di massa e condannati alla pena capitale. Morsi rischia anch'egli la condanna a morte per ben quattro procedimenti giudiziari a suo carico.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)