«Io credo che se esiste un qualsiasi Dio, non sarebbe in nessuno di noi, né in te, né in me, ma solo in questo piccolo spazio nel mezzo. Se c'è una qualsiasi magia in questo mondo, dev'essere nel tentativo di capire qualcuno condividendo qualcosa.
Lo so, è quasi impossibile riuscirci, ma... che importa, in fondo? La risposta dev'essere nel tentativo»
E finalmente, dopo giorni di sconfinata vacuità, riportiamo un po’ di cultura in questi desolati e frivoli lidi e la riportiamo con quella cultura che piace a me, sottile, poetica e suggestiva come solo un buon film d’amore sa fare (e se mi seguite da un po’ saprete che applico questa definizione a pochissimi film, come QUESTO, QUESTO e QUESTO). Oggi vi parlo di un film tutt’altro che recente visto che porta la data del 1995 e che tuttavia è al contempo recentissimo visto che fa parte di una trilogia che copre quasi vent’anni con l’ultimo episodio uscito lo scorso ottobre 2013, ovviamente mi riferisco a Prima dell’alba di Richard Linklater.
L’idea che sottende la trilogia è quella di raccontare la straordinaria liaison che unisce Jesse e Celine nell’arco di molti anni, a partire dal loro primo, casuale incontro quando sono poco più che ventenni, raccontato proprio in Prima dell’alba. Jesse (Ethan Hawke) è un giovane americano che gira l’Europa dopo un fallimento amoroso; Celine (Julie Delpy) è una ragazza francese che rientra da un viaggio a Budapest dove vive la nonna. I due si incontrano sul treno diretto a Vienna proprio alla vigilia del rientro di Jesse negli Stati Uniti e decidono di trascorrere un solo giorno assieme, nella capitale austriaca. L’intera narrazione si basa semplicemente sul continuo dialogo tra i due giovani nel corso della giornata, senza nessun particolare avvenimento, senza hollywoodiani colpi di scena o situazioni lacrimevoli. Sullo schermo vediamo solo due giovani pieni di entusiasmo per la vita che si raccontano l’un l’altro con quell’interesse che si prova verso un affascinante sconosciuto e, al contempo, con la stessa complicità che si ha solo con un’affinità elettiva.
Tuttavia il giorno finisce, arriva l’alba, il treno per Parigi deve partire e l’aereo per gli Stati Uniti deve decollare, ma è troppo presto per Jesse e Celine che hanno capito che qualcosa di unico li lega ed il solo modo per tenerlo in vita è non scambiarsi i numeri di telefono ma di darsi appuntamento in quella stessa stazione fra sei mesi e vedere cosa succede. Ma davvero si incontreranno di nuovo sei mesi dopo? Questo non è ancora dato a sapersi…
Sono certa che qualcuno potrebbe reputare questo film di una banalità disarmante e non si può negare che il concetto sia davvero molto semplice, eppure dietro un’idea così lineare si cela un piccolo capolavoro cinematografico.
Il cliché di un incontro casuale su un treno viene risolto, dilatato, ampliato, fino a diventare un’opera unica in cui non si parla solo di amore ma di come l’incontro con una persona può ridefinire il nostro destino, cambiare i tratti del nostro futuro. Jesse e Celine parlano, conversano, discutono, pacificamente o con ardore, non sono sempre d’accordo, hanno punti di vista contrastanti eppure sentono che ad ogni minuto che passa l’alchimia che li lega si svela, si mostra in tutta la sua potenza. Non sono necessari gesti eclatanti, prove d’amore impossibili per capire che quello che li lega è speciale, unico nel suo genere e che probabilmente non lo troveranno più in nessun altro. E anche se l’alba si avvicina e Jesse e Celine sono consapevoli che tutto ciò che hanno a disposizione sta per finire, ciò non li ferma dal vivere fino in fondo la naturale intimità che hanno provato dal primo istante e non smettono di parlare, di viversi, di amarsi anche solo con gesti, sguardi e risate. In questi cento minuti di film sono raccontati la bellezza e la follia di un amore giovane, che si prova solo a vent’anni, la spensieratezza di una notte d’estate a guardare le stelle, a fare l’amore sull’erba prima che albeggi. Quell’arco di tempo che viene prima dell’alba non è semplicemente un momento del giorno, del loro giorno, è un momento della vita in cui si è pronti ad affrontare tutto, in cui ci si innamora di pancia, senza una reale consapevolezza ma solo per un naturale istinto. E sarà il resto del giorno, il resto della vita (il tramonto, la mezzanotte), a dire se quell’amore doveva essere o non essere, questo è solo il momento di vivere e amare.
Non è un film per tutti, vi metto in guardia: il film è costruito semplicemente sul dialogo, un dialogo incessante, incalzante ed arguto (cosa che dalle nostre parti proprio ci sogniamo); non si parla neanche di massimi sistemi, si parla di quotidianità, di vita vissuta, di episodi del passato, di quello che a tutti a noi capita nella vita, eppure viene messo in scena con una maestria unica e con una naturalezza che solo il grande cinema sa fare.
Celine: Ho sempre questa strana sensazione di essere una donna molto vecchia che sta quasi per morire. Come se la mia vita fosse solo una memoria del passato.
Jesse: È pazzesco, perché io penso sempre di essere ancora un ragazzino di tredici anni, sai, che non sa esattamente come diventare adulto, e faccio finta di vivere la mia vita prendendo appunti per quando, ecco, dovrà viverla davvero. Come se fosse una prova in costume per una recita di bambini.