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Che il potere personale sia una grande risorsa, ormai ce lo hanno propinato in tutte le salse. E’ chiaro che senza un pizzico di autostima e di amor proprio non si va da nessuna parte. Io però mi chiedo quanto questo sia connesso all’amore che ci lega agli altri, alle persone, agli animali, alla natura.
Se l’amor proprio significa rivalsa sulle situazioni della vita, se significa pensare al proprio giardino lasciando fuori il mondo, allora lo possiamo definire una fuga. Fuga da qualcosa che sicuramente ci ha fatto soffrire, rivalsa nei confronti di qualcosa o di qualcuno. Aspirazione a diventare qualcuno che in realtà non siamo perché il “successo”, così come ce lo propongono è un meccanismo stereotipato che produce alla lunga un gran senso di frustrazione.
A questo proposito mi viene in mente un bellissimo romanzo del 1944 dello scrittore inglese Somerset Maugham, “Il filo del rasoio”da cui è stato tratto anche un vecchio film.
L'io narrante è Maugham stesso che si descrive quale scrittore. I personaggi appartengono alla ricca borghesia americana. Fra questi, vi è Isabel, giovane donna, fidanzata con Larry, un ventenne che è appena tornato dalla prima guerra mondiale, dove ha avuto una traumatica esperienza come pilota di aerei (un suo compagno d'armi lo ha salvato, sacrificando la sua vita). Lo zio di Isabel, Elliot è un ricco finanziere, con svariati interessi artistici e una vita raminga fra America e Europa. La maggior parte dell'azione si svolge in Francia e in Inghilterra. Gran parte del racconto si incentra sulla figura di Larry, vero "motore" dell'interesse di Maugham e lo scopo stesso del romanzo.
Larry potrebbe avere un futuro radioso nella finanza ed è ciò che Isabel vorrebbe. Ma il giovane non si decide. Sente di amare Isabel ma non è pronto ad introdursi nella vita lavorativa e professionale. Tutti deprecano tale riluttanza e soltanto Maugham sembra comprendere, fin dall'inizio, cosa spinga Larry a tale inazione. Nella ricca società alto-borghese americana, intrisa di gusti europei, tutti si chiedono come possa un giovane così promettente scegliere di non scegliere.
Solo alla fine della vicenda scopriamo che il giovane, come Maugham aveva sempre compreso fin dall'inizio, era alla ricerca dell'Assoluto. Tutte le tessere del mosaico tornano a posto. Larry torna in America e, avendo trovato oramai il suo equilibrio spirituale, finisce per fare il semplice meccanico di officina.
Potrebbe sembrare una storia dai toni rosa, è lo stesso Maugham, alla fine, ammette che la sua è semplicemente una "storia a lieto fine". Per me questa storia dice ben altro. Come Larry, molti giovani tra uomini e donne, rincorrono un successo confezionato da altri senza domandarsi cosa sia buono davvero per se stessi. La ricerca del Bene ha bisogno di spiagge solitarie e di percorsi poco battuti per riconnettersi al flusso perpetuo della Vita.
Ed è proprio l’amore per la Vita come valore assoluto che oggi può, a mio avviso, salvarci da questa tragica commedia che ci vede tutti come burattini all’insegna di un’eterna insoddisfazione.
Sento la necessità di riparlare dell’ Assoluto, di connessione con la parte più spirituale che c’è in ognuno di noi, (che non per forza deve essere religiosa); di etica e morale perché queste due parole dal significato bistrattato, possono ricondurci al senso più intimo della Vita.
Anna Perna
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