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Con l'inasprirsi delle leggi sul controllo antidoping il numero dei sorteggiati da sottoporre all'esame era raddoppiato. Nella saletta attigua i non estratti attendevano, chi leggendo, chi chiacchierando e chi pomiciando. Renzo e Lucia, infatti, sempre costretti ad atteggiamenti più che pudichi dal loro copione, si sfogavano nelle pause tra una rappresentazione e l'altra.
Il Comitato di Sicurezza Centrale aveva deciso di intensificare ed estendere i controlli anche ai personaggi letterari in seguito all'increscioso accadimento verificatosi nell'Odissea. Un procio, così dopato che Lance Armstrong al confronto pareva una suora, aveva sconfitto Ulisse nella gara del tiro con l'arco, si era spupazzato Penolope per tre giorni e tre notti, con il telaio di lei aveva tessuto l'intera collezione autunno-inverno di maglioni per Missoni ed era diventato primatista mondiale di salto in lungo e in largo.
Donna Prassede davanti all'usciolino del bagno zompettava nervosa da un piede all'altro, dietro a lei un monatto, il Conte Attilio, un cappone di Azzeccagarbugli, Carneade (che, peraltro, era indagato per reato connesso e quindi poteva avvalersi della facoltà di non pisciare), la Perpetua e, a chiudere la fila, un irriconoscibile Don Rodrigo. Era teso il signorotto, e anche pensieroso: per la prima volta il suo nome veniva sorteggiato per il controllo. Quando don Abbondio uscì dal luogo di raccolta i più vicini si fecero attenti nella necessità di scansare le inevitabili gocce dorate che le mani tremanti dell'anziano parroco finivano per catapultare fuori dal bicchierino.
La notizia bomba fu annunciata dal Tiggì della notte: non v'era dubbio, anche le controanalisi lo confermavano, era stato riscontrato un caso di doping.
I personaggi del Manzoni erano, in quel momento, al bar, gustavano gli ultimi caffè prima di ripartire per il romanzo. Per la verità c'erano Renzo e Lucia in un angolo che limonavano indomiti. Le parole dello speaker furono chiare e tutti cominciarono a guardarsi in cagnesco. Chi poteva avere tradito? Chi? Chi era il meschino che metteva a repentaglio il lavoro di tutti con la sua incoscienza.
L'Innominato fiammeggiò i suoi occhi nella stanza alla ricerca di coloro che avevano gentilmente distribuito la loro pipì in quel pomeriggio. Donna Prassede resse lo sguardo, il monatto si disinteressava della vicenda, Carneade era in preda ad una pazzesca crisi di identità, al cappone s'accappponò la pelle, il Conte Attilio sembrava tranquillo, Don Rodrigo sudava e don Abbondio si stava cagando addosso. Renzo e Lucia avevano intrapreso del petting leggero.
Don Abbondio da tempo aveva chiesto il prepensionamento perché davvero troppo stanco ma, non essendogli ancora arrivato, continuava a svolgere coscienziosamente la sua parte. Ultimamente, però, si faceva aiutare da alcune "bombe" preparate dalla Perpetua, delle quali, però, ignorava i misteriosi ingredienti. Per questo temeva di fare la fine di Eddie Merckx a La Spezia.
La Perpetua era serena; mai avrebbe pensato che una miscela di lievito di birra e zucchero, anche se poi era zucchero di canna, potesse far scattare l'allarme doping per il suo amato reverendo. Il più agitato era Don Rodrigo e ne aveva ben donde. Da qualche tempo assumeva delle polpettine di carnitina e testosterone.
La sua disperazione era profonda e sarebbe ricorso a tutto nella speranza di riuscire finalmente a portarsi a letto Lucia.
L'ufficializzazione del colpevole arrivò pochi minuti dopo e la condanna che seguì fu di una crudeltà esemplare: Don Rodrigo fu squalificato a vita!
Gli astanti ammutolirono, tutti! Quasi tutti, Renzo e Lucia, che nel frattempo erano passati al pesante, non si accorsero poi di granché.
Per quanto riguarda "I Promessi Sposi" le conseguenze furono gravissime e il romanzo, dovendo rinunciare al signorotto e alle sue angherie subì una trasformazione radicale.
A pagina nove i due bravi affrontano comunque don Abbondio, ma non sanno più con esattezza che cazzo dirgli.
"Signor curato", fece un di que' due, piantandogli gli occhi in faccia.
"Cosa comanda" rispose subito don Abbondio.
"Lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella!"
"Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende."
"Or bene," gli disse il bravo, all'orecchio, con tono solenne di comando "ci dica un po' dove hanno messo la lista di nozze!"
Così, senza altri ostacoli, i due promessi sono presto uniti in matrimonio e, per quanto li riguarda, cominciano a toccarsi molto prima del solito e il romanzo si chiude con largo anticipo.
Oggi anche il titolo si è evoluto da "I Promessi Sposi" a "Gli Sposi", consta di ben venticinque pagine ("una per ognuno dei miei lettori" direbbe il Manzoni) e si vende nella collezione Harmony con la prefazione di Fabio Volo.
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