L’Egitto scende ancora in piazza. La vittoria del candidato del partito dei Fratelli musulmani non ha trasformato il Paese in una teocrazia. Ma ha rivelato una rabbia repressa (come quella che nutrono molti giovani liberali e socialisti) nei confronti delle frange estreme o politiche dell’Islam.
Questo è un murale dal titolo "Reclaiming Egyptian Identity" nato dalla collaborazione fra quattro artisti egiziani, Ammar Abo Bakr, Sameh Ismail, Alaa Abdel-Hamid e Ahmed Aboul-Hassan. E’ stato realizzato a Kasr El Nil, importante arteria stradale che conduce a Piazza Tahrir. Il testo in arabo dice: "Quando ho aperto gli occhi, e prima che mia madre mi conoscesse, hanno applicato kajal (matita nera, ndr) sui miei occhi, fino alle tempie. Così posso assomigliare alle tue statue".
In Egitto esiste la tradizione di applicare un po’ di kajal sugli occhi dei bambini appena nati, che si ritiene abbia avuto origine nell'Antico Egitto.
Il bambino è simbolo di futuro in Egitto, e i suoi occhi neri di kajal sono il legame che oggi è necessario ritrovare con le tradizioni del passato e in particolare dell’Antico Egitto. Una rappresentazione iconica di questo concetto emerge anche dal disegno del volto della donna (e madre) sulla sinistra. Ha i lineamenti, ed il colore della pelle, tipici delle egiziane, e indossa gioielli e trecce spesse come nel caso di quelle che vengono dalla campagna.
Uno dei principali problemi che gli egiziani hanno con i Fratelli musulmani, e gli altri islamisti in generale, è il modo in cui questi hanno deciso di interpretare l’identità egiziana contemporanea che legano ad un processo di islamizzazione. Riscoprire le tradizioni dell’Antico Egitto, invece, significa risvegliare un sentimento di genuina identità nazionale che serve al Paese per restare unito, dicono questi artisti. Soltanto in questo modo si puo’ intravedere un futuro.
In altre parole: prima l’Egitto (e non il Corano).