Prima l’Italia – Vitelli: “I giovani devono cambiare il mondo”

Creato il 04 dicembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

© Olga Furchì

Paolo Vitelli, imprenditore e politico italiano, parla della sua passione per il business nato dalla voglia di “sfidare” suo padre a ‘Prima l’Italia’, sabato 30 novembre a Torino.

“A 16 anni facevo il commercio degli sci, a 18 ero in Inghilterra e ho persino messo su un Night Club con alcuni amici. Figuratevi quando a 21 ho fondato Azimut, la mia azienda che compra, vende e affitta barche. Qualcuno pensava sarei affondato subito”.
Ha poi anche cominciato a costruire le proprie imbarcazioni e dopo essersi laureato a fine anni 60 si è buttato nel lavoro, tanto era “la voglia di lavorare nel mondo reale”.

Oggi la Azimut è la più grande azienda del settore, che è sopravvissuta alla crisi senza troppi scossoni. Vitelli elenca la ricetta del successo.
“Essere internazionali: il nostro mercato era già il mondo da subito, e la crisi ci ha colpiti meno duramente. Esportiamo in 72 paesi: il mercato non è l’Italia o l’Europa, ma il mondo”

Secondo punto: amare il made in Italy.

“Vendevamo un prodotto italiano con orgoglio. Funzionava e funziona ancora oggi. ‘Essere italiani’ è la cosa su cui investire”.
Certo, noi italiani non siamo sempre credibili. E Vitelli è sceso in politica proprio nell’anno in cui Mario Monti diventava premier in Italia perché “In quel momento mi sono sentito orgoglioso e credibile di fronte al mondo”.
Parla anche di riforme e con molta semplicità dice: “Io sono frutto del 68. Siamo passati dal mondo del dovere a quello dei diritti. La riforma della pubblica amministrazione va fatta sul merito. Solo così si può ripartire”.
Solo una rivoluzione culturale, aggiunge poi, può salvarci. Come Vitelli nel 68, anche i giovani di oggi devono riformare, stravolgere, ricostruire questo mondo.
“Ma forse” come ricorda l’imprenditore e politico “bisogna anche ripensare il mondo dei doveri”.

Vitelli parla in sala di quando era giovane, in anni diversi, in momenti diversi da questo. “Selezionare i migliori potenziali per il futuro è la risposta” sottolinea “Altrimenti non c’è futuro: il contesto è cambiato, dobbiamo andare a prendere i giovani capaci e assumerli. Io l’ho fatto. Solo così si possono aprire quegli stabilimenti all’estero che danno vita alle nostre industrie e aziende”.
E conclude con una promessa: “Appena finito questo ciclo di crisi, cosa che sta succedendo, mi impegno a fare nuovi colloqui, così come feci anni fa per potenziare l’azienda. La crisi ha purtroppo costretto l’industria ad adeguarsi entro certi limiti: finito questo periodo ricomincerò a assumere”.


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