Prima regola dell'arte: camminare !
Da Tarocchipensiero
@MichelPelucchi
Avevo in qualche modo promesso di introdurre le 5 regole dell'arte. Di fatto pensavo di estrarle dall'Arte della Guerra di Sun-Tzu, oppure dal testo La «E» di Delfi di Plutarco – dove il simbolismo del numero 5 è descritto in maniera decisiva.Niente di tutto ciò! I Diari Intimidevono risparmiare il lettore dalla mia naturale tendenza alla concettualizzazione, e offrire così uno spunto agile sulla natura del Tarocco. Il Fantastico del Tarocco. Ed è così che annotavo appena qualche istante fa... pensando al Buddha. Scrivo:Vi sono abissi nei quali l'uomo non perde se stesso.Abissi nei quali fu trovata una divinità assente.Si ritrova infatti quel che “non si è”.È enigmatica la faccenda; ed èineffabile come quanto di più intimosappiamo, o non sappiamo, della nostra esistenza su questo piano dell'essere.Nello stesso istante osservo LE MAT, arcano “senza numero” del mio mazzo di Tarocchi. Che dire...? Questo signore cammina – a differenza di tutti gli altri 22 Arcani Maggiori. E penso ancora... Cammina, guarda caso, proprio su di una linea nera, al limite della carta stessa. Giocando di immaginazione direi che quest'uomo è un equilibrista, attorno... l'abisso. Non haun piano vero e proprio?!? E non è forse già questo fatto un «essere in cammino»? Per questo vi sono abissi... nei quali non perdiamo noi stessi. Andiamo in equilibrio perenne sul mondo (il nostro «filo nero»), ma restiamo in piedi, in verticale. Ciò significa che «siamo attivi», per il fatto che «l'alto – basso» denuncia un'applicazione, un fare, anche quando all'apparenza «non si è». Camminare allora «fa essere», anche se noi non riusciamo proprio a concepirlo; ciò deriva dal condizionamento ricevuto: «Per fare bisogna lavorareee!!! Gheto capioO».Riflettevo in che modo potesse camminare un Matto.Ma certo! Se nella storia vi fu “un matto” questi non poteva che essere il Buddha, o meglio colui che sarebbe diventato poi il Beato: all'epoca Siddharta, principe presso Kapilavastu. Questo principe ammattito lascia tutto: stanze da sogno, cortigiane stupende e “affettuose”, cibarie da fare invidia al più rinomato e costoso ristorante cinese di New York, il Shun Lee.Lascia e cammina... Ha in verità qualche esperienza alle spalle: poche. Esce da palazzo tre volte: una prima volta e incontra “la vecchiaia”, una seconda “la malattia”, e una terza, ovviamente: “la morte”. Alla quarta trova uno per la strada che gli sembra felice – si perché Siddharta «non è» felice –, in mezzo secondo decide: si taglia la lunga chioma, sveste i panni del principe e diventa un monaco. Tunica leggerissima e gialla come il sole.Cosa fa adesso? Prende e inizia a camminare. «Il principe ha lasciato tutto», gridavano i sudditi delirando. «Se il principe ha abbandonato il Shun Lee... perché non dovremmo farlo anche noi, che siamo dei poveri diavoli praticamente giàmorti?». Gridano ancora: «Il Buddha èvivo. E viva il Buddha@».E di fatti: 84.000 persone e il Matto (il Buddha) si mettono in cammino. Non hanno nulla dinnanzi agli occhi, eccettuato l'infinito: in numero finito piùUno. Poichéil Buddha, l'illuminato conta Uno. Il resto sono altre storie.Vi sono abissi nei quali l'uomo non perde se stesso.Abissi nei quali fu trovata una divinità assente.Si ritrova infatti quel che “non si è”.Ecco... in che modopotesse camminare un Matto di tal fatta... io forse lo so!Ma ve lo dico la prossima volta (a breve). Next post.=:-)p.s.Venitemi a trovare senza impegno Giovedì17 presso Artemisia Associazione culturale, in Via Barbarigo 32, Padova. Ore 21.
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