Matteo Renzi – che comunque a me personalmente non piace neanche un po’ – non aveva speranza di vincere una lotta che già da subito è risultata impari. Le primarie, in questo caso, sono state solo il paravento di legittimazione popolare al modico prezzo di 2 euro “cadavoto”, per un candidato che fondamentalmente era già stato deciso da tempo. Almeno questa è la mia modesta opinione.
Come poteva mai un giovane di appena 36 anni sperare di spuntarla contro un pilastro di granito del PCI-PD come lo è Bersani? Il quale, nonostante mi faccia ridere solo a sentirlo parlare di politica, ha dalla sua un apparato conservatore e una gerarchia di partito che sogna di mettere le mani sull’Italia fin dai tempi di Togliatti? La verità è che queste primarie hanno confermato un dato incontestabile: parlare di un PCI… pardon PD che dà spazio ai giovani è solo un mero esercizio retorico e intellettuale.
Certo, oggi la paura che l’Italia diventi una sorta di paese del socialismo reale non esiste. Semmai è il contrario. La paura è che l’Italia si sfaldi e venga affogata in un ridicolo quanto ottuso europeismo, basato peraltro su politiche sociali, etiche ed economiche dissennate, tutte politicamente corrette, ma deleterie per gli italiani, la loro identità culturale, la loro capacità economica e il loro valori.
Il PD, indubbiamente rappresenta questo pericolo. E con Bersani, più che con Renzi, il pericolo è che il suddetto pericolo (scusate il gioco di parole) si concretizzi realmente. Non tanto per le doti politiche del buon Pierluigi, che sinceramente ritengo scarse, quanto per chi gli sta dietro: i vari D’Alema, Franceschini, Bindi, Fassina ecc. Macchine di consenso politico che – stando dietro le quinte – riescono a condizionare le opinioni di un popolo, che ancora una volta si è dimostrato poco incline ai cambiamenti che non siano quelli di becera propaganda.
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E sarà proprio la propaganda ex-post-comunista di Bersani e del PD a marcare le prossime elezioni politiche. Destra, se ci sei batti un colpo!