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"Primavera in Borgogna" - Capitolo I

Da Luteren


- Capitolo I -

Era il primo sabato di primavera.
Quella mattina Francesco aveva deciso di uscire di casa di buonora per recarsi a San Gimignano.
Aveva avuto fin da piccolo una predilezione particolare per questo piccolo comune della provincia di Siena, quasi interamente racchiuso nelle mura duecentesche. Inoltre la campagna toscana aveva sempre avuto il potere di infondere in lui un senso di pace e tranquillità.
Pace e tranquillità erano proprio quello di cui aveva bisogno in quei giorni: stava infatti passando uno dei periodi peggiori della sua vita. Sentiva di non avere più punti di riferimento, un obiettivo da perseguire.
Tutto questo perché, dopo quattordici anni di felice fidanzamento con Laura, la loro storia si era improvvisamente interrotta.
L’anno precedente avevano fissato insieme il giorno delle nozze per il 2 maggio 2009, ma non più tardi di tre settimane prima di quel sabato di primavera, lei aveva deciso di lasciarlo.
Complice il nuovo lavoro di Laura, e soprattutto nuovi colleghi, la donna che lui credeva sarebbe rimasta al suo fianco per tutta la vita, si era perdutamente innamorata di uno dei consulenti finanziari della società di leasing per cui aveva iniziato a lavorare.
Francesco, sebbene ferito profondamente nell’orgoglio e nello spirito, e forse perché l’aveva sempre amata incondizionatamente, aveva apprezzato la sincerità di Laura nel momento in cui lei gli aveva confessato di non provare più nulla per lui, nel corso di quella che sarebbe stata la loro ultima cena insieme, in quel ristorante in cui si erano conosciuti e nel quale erano andati frequentemente durante i loro quattordici anni di fidanzamento.
Dalla sera in cui Laura gli aveva confessato, piangendo, di essersi innamorata di un altro uomo, lui aveva smesso di sognare e di avere fiducia nel futuro: non avrebbe mai più avuto il coraggio di immaginare una vita con un’altra donna con la quale sposarsi e avere dei figli.
Francesco si sentiva l’inverno nel cuore. Quella mattina, decidendo di tornare a San Gimignano, sperava di trovare quel calore di cui aveva bisogno, affinché la primavera arrivasse anche dentro di lui e non soltanto nell’aria e nella natura circostante.
Non appena oltrepassò Porta San Giovanni, avvertì immediatamente una sensazione di pace. La stessa sensazione che aveva provato otto anni prima, quando aveva trascorso all’interno delle mura di San Gimignano un romantico week-end con Laura, alloggiando in una delle storiche pensioni del borgo.
Il fatto che le mura di San Gimignano resistessero ancora dopo così tanti secoli al lento scorrere del tempo, gli fece intravedere la possibilità che anche lui avrebbe potuto sopravvivere alla fine della sua storia d’amore, sebbene tutto questo fosse molto doloroso e sarebbe occorso del tempo per lasciare guarire le ferite della sua anima.
Dopo avere percorso per circa cento metri il tratto che unisce proprio Porta San Giovanni con Porta San Matteo, Francesco decise di prendere una piccola traversa sulla destra, proprio di fronte a un negozio di souvenir, e si diresse nuovamente fuori delle mura.
Quello che gli si presentò davanti era ciò che Francesco aveva sperato di ritrovare dopo tanti anni, quando quella mattina aveva deciso di mettersi in viaggio. Di fronte a lui si estendeva il magnifico panorama della campagna toscana: le dolci colline assolate di una mattina di primavera.
Decise di percorrere lentamente il viottolo sterrato che circondava il perimetro delle mura, per potersi immergere completamente in quel bagno di verde e sole.
Avvertì ben presto una sensazione di benessere e tranquillità: qualcosa di spirituale che accarezzava e consolava il suo animo nel profondo. Dopo tanti giorni passati all’ombra del suo dolore, si sentiva finalmente di nuovo capace di respirare, di vedere la luce, come se la fine del tunnel fosse ormai vicina.
Questa piacevole sensazione lasciò però il posto a una grande e irrefrenabile voglia di piangere.
Non riusciva a capire se questa commozione dipendesse dalla bellezza del paesaggio o molto più semplicemente dal bisogno di lasciarsi andare, dopo aver trascorso interminabili ore a torturarsi su cosa potesse aver sbagliato con Laura.
Qualunque fosse il motivo, si accasciò sull’erba e le lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi scuri, delineandogli lentamente l’ovale del viso. «Piangi Francesco, piangi. Sfogati, non serve a nulla tenersi tutto dentro».
Queste sono le parole che Francesco pronunciò a bassa voce, come se avesse pudore per il fatto che il leggero vento di quella mattina di primavera potesse far arrivare il suo sfogo alle orecchie del mondo.
Francesco aveva sempre creduto di poter risolvere i suoi problemi, piccoli o grandi che fossero, da solo. Aveva una famiglia che lo aveva sempre sostenuto nelle sue scelte, molti amici che avevano una grande stima nei suoi confronti.
Tuttavia, per una questione di orgoglio o semplicemente di riservatezza, tendeva sistematicamente a tenere tutto dentro di sé, gioie e dolori. Non assillava mai nessuno con i propri problemi, né era solito condividere la sua felicità con coloro che lo circondavano.
Fino a quando Laura non aveva deciso di fare una nuova esperienza a carattere professionale, erano sempre stati molto felici insieme: c’era tra di loro un’intesa perfetta e avevano molte passioni in comune.
L’unica cosa di cui adesso Francesco si rimproverava, era proprio il fatto di non essersi mai aperto totalmente nei confronti di lei. Seduto sull’erba, con il vento che ormai aveva asciugato quasi completamente le sue lacrime, si ritrovò a riflettere su questo punto.
“… E se questa mia eccessiva riservatezza potesse aver contribuito a un progressivo e lento allontanamento di Laura da me?”.
Questa è la domanda che gli si presentò all’improvviso nella mente e molto probabilmente non avrebbe mai avuto una risposta al riguardo.
Era certo comunque che doveva andare avanti, la sua vita non poteva fermarsi su quel binario morto. Francesco aveva sempre avuto una grande fiducia nella sua forza mentale.
In quasi quarant'anni di vita era caduto molte volte, ma aveva sempre saputo reagire, scuotendosi la polvere dai vestiti, e rimontando in sella più forte di prima.
La fine della sua storia con Laura era stata sicuramente la caduta più brutta che aveva all’attivo, ma in un modo o nell’altro sapeva che anche questa volta si sarebbe rialzato; e così fece.
Si asciugò con le mani quello che gli rimaneva sul viso del suo pianto liberatorio e volgendo ancora una volta lo sguardo al paesaggio che lo aveva così tanto commosso nel profondo del suo animo, ripercorse all’indietro, questa volta con passo più deciso, il viottolo sterrato e rientrò dentro le mura.


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