a quei tempi Vienna era ancora bellissima, i larghi viali luccicanti di pioggia, il neoclassico e il gotico senza paura né cattiva coscienza, gli uomini indossavano abiti grigi e pagliette, rigiravano tra le dita gauloises e corpi di donna, i militari erano avvolti nei mantelli e le ragazze sorridevano fantasticando divertimenti chiassosi e avventure da confidarsi sottovoce, amavo osservare le finestre su Kärntner Straße, i gerani sui balconi, le botteghe di libri rari, noi studenti andavamo alla Cantina dei Dodici Apostoli, non lontano da Stephansplatz, tre piani sottoterra dove un tempo stavano le catacombe, odore di birra e scale di legno, Wiener Schnitzel a poco prezzo, in pace armata con noi stessi, il Biedermeier e Kaiserin Sissi, qualcuno parlava di Bisanzio e altre leggende, sembravano i sogni che quell'ebreo interpretava giù a Berggaße, riflettevo che mi sarebbe piaciuto viaggiare dappertutto come un semplice turista, visitare chiese e musei, vivere in quella maniera scrivendo poesie, spaesato, senza memoria, e più tardi, in piena notte, le nostre risate alticce riecheggiavano lungo i muri di Grabenplatz, dove c'era sempre qualche fiáker che poneva mano al cappello in cenno di saluto, sullo Schwedenbrücke guardavamo di sotto la corrente del Danubio, nelle parole lo stupore di non esser più così giovani e comunque mai sicuri di niente, incerti della nostra stessa esistenza, senza sapere in quale guerra saremmo stati inghiottiti, e forse era un bene non ragionarci troppo, qualsiasi cosa fosse accaduta sarebbe stata ben altro che un giro sulla Riesenrad, avremmo oltrepassato inermi la soglia di quella primavera silenziosa, privi di qualunque riparo dal fuoco delle baionette
(Fotografia scattata a Vienna il 20 aprile 2014)
Magazine Cultura
a quei tempi Vienna era ancora bellissima, i larghi viali luccicanti di pioggia, il neoclassico e il gotico senza paura né cattiva coscienza, gli uomini indossavano abiti grigi e pagliette, rigiravano tra le dita gauloises e corpi di donna, i militari erano avvolti nei mantelli e le ragazze sorridevano fantasticando divertimenti chiassosi e avventure da confidarsi sottovoce, amavo osservare le finestre su Kärntner Straße, i gerani sui balconi, le botteghe di libri rari, noi studenti andavamo alla Cantina dei Dodici Apostoli, non lontano da Stephansplatz, tre piani sottoterra dove un tempo stavano le catacombe, odore di birra e scale di legno, Wiener Schnitzel a poco prezzo, in pace armata con noi stessi, il Biedermeier e Kaiserin Sissi, qualcuno parlava di Bisanzio e altre leggende, sembravano i sogni che quell'ebreo interpretava giù a Berggaße, riflettevo che mi sarebbe piaciuto viaggiare dappertutto come un semplice turista, visitare chiese e musei, vivere in quella maniera scrivendo poesie, spaesato, senza memoria, e più tardi, in piena notte, le nostre risate alticce riecheggiavano lungo i muri di Grabenplatz, dove c'era sempre qualche fiáker che poneva mano al cappello in cenno di saluto, sullo Schwedenbrücke guardavamo di sotto la corrente del Danubio, nelle parole lo stupore di non esser più così giovani e comunque mai sicuri di niente, incerti della nostra stessa esistenza, senza sapere in quale guerra saremmo stati inghiottiti, e forse era un bene non ragionarci troppo, qualsiasi cosa fosse accaduta sarebbe stata ben altro che un giro sulla Riesenrad, avremmo oltrepassato inermi la soglia di quella primavera silenziosa, privi di qualunque riparo dal fuoco delle baionette
(Fotografia scattata a Vienna il 20 aprile 2014)
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