L’eco della Primavera Turca arriva fino a Torino e urla così: “Basta fascismo, basta Erdogan“. Queste le parole di alcuni emigranti turchi radunati nel centro della città contro le ultime decisioni del governo Erdogan. La protesta ambientalista, partita con un semplice sit-in nel parco di Gezi, in queste ore ha preso una piega molto più violenta e ha portato alla mobilitazione di centinaia di migliaia di persone. Tutto ciò a causa della dura repressione studiata dal governo, utilizzando ogni tipo di gas contro i manifestanti, quelli vietati a livello internazionale e quelli scaduti da tempo, sparandoli ad altezza uomo causando più di duecento feriti. Questo perché, come mi scrivono alcuni attivisti turchi, ” Protestare è un diritto democratico, ma qui è vietato”. Nonostante la gravità dell’accaduto, le televisioni turche controllate dal Governo, continuano a trasmettere soap operas ignorando le proteste. Proprio per questo ieri in tutta Italia sono state organizzate manifestazioni per dare voce alla protesta.
A Torino l’organizzatore Murat Cinar prova a spiegare così la situazione:” Oggi ci ritroviamo qui, in Piazza Castello, come in Piazza Taksim per rispondere all’arroganza e all’oppressione del governo Erdogan. La questione del parco è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, preceduta da una serie di interventi come la restrizione della vendita di alcool, il divieto di baciarsi in pubblico, il divieto di sciopero e il maltrattamento delle donne. Tutti interventi che limitano la libertà dell’individuo. Adesso vogliono toglierci anche il parco di Gezi, l’unica area verde, di aggregazione che è rimasta ad Istanbul”. I manifestanti si radunano esponendo alcuni cartelli: “Democrazia sotto attacco in Turchia”, “Turkish democracy need for support”,”Basta Erdogan”.
I turchi “torinesi”, come quelli di Istanbul, chiedono le dimissioni del governo e del presidente, dopo un comportamento giudicato inaccettabile e che ormai dura da troppo tempo. Come ci viene detto da Murat Cinar, in seguito alle numerosissime proteste e ai numerosi scontri che per alcuni sono costati la vita, la polizia è stata costretta ad alzare bandiera bianca. Le autorità si prendono carico di questa decisone, ma obiettivamente resta difficile gestire cortei di cinquantamila o più persone. “Le piazze sono piene – conclude Cinar – bisogna resistere”. Le proteste però non smuovono Erdogan che con le sue ultime dichiarazioni non fa che aumentare la tensione: “Noi non molleremo, il parco verrà distrutto ed al suo posto costruiremo un centro commerciale”.
Articolo di Mattia Aimola