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Uno dei temi che da sempre affascinano il mondo della finzione -che si parli di cinema, di serie TV o di libri- è il viaggio nel tempo.
La possibilità di passare da un'epoca all'altra, di modificare il proprio passato o quello del mondo intero, ha portato a libri, a film e a episodi dove l'impossibile si realizza, dove tra paradossi e scelte azzardate, c'è davvero spazio per tutto, perchè tutto diventa così possibile.
Primer tratta proprio di questo, di viaggi nel tempo, ma lo fa in un modo distante e diverso da quanto visto e sentito finora, partendo dal basso, partendo dal piccolo, con due scienziati/ingegneri che senza rendersene conto creano una potente macchina che permette loro di tornare indietro di almeno 6 ore.
Poca roba, dite?
In 6 ore però potreste fare tante cose, come anche solo conoscere i dati delle corse sportive, o i titoli vincenti di una giornata in borsa, e arricchirvi, con queste conoscenze.
Ma no, Primer non è un film sui viaggi nel tempo intrisi di ironia spiccia in cui due uomini semplici trovano un modo facile per diventare milionari e, chissà, vengono presi dai rimorsi della coscienza.
Primer è un film diverso, non è un film di genere, per iniziare, perchè fin da subito se ne frega di preparare lo spettatore, immergemdolo in numeri, esperimenti e materiali con cui questi due scienziati, assieme ad altri due amici, progettano chissà che cosa.
Questa cosa però, senza la loro previsione, permette a una muffa di proliferare in poche ore quanto in natura gli sarebbe costato almeno 5 anni, e capiscono, o almeno uno dei due capisce, di aver inventato una macchina del tempo.
Parte così la loro esperienza diretta, e questo non fa che complicare le cose in una trama già complicata di per sé, creando doppi, creando universi paralleli, a cui difficilmente si sta dietro e con cui si fatica a metter ordine.
Shane Carruth, qui regista, interprete, produttore e sceneggiatore, sembra però fare di questa complessità, di questo lasciare il suo pubblico interdetto, la sua maggior forza.
Non a caso proprio per questo il film si è fatto conoscere qui in Italia dove ufficialmente mai è arrivato: perchè quanto è complicato, affascina, inevitabilmente, costringendoti a pensare, a fare conti e confrontarti per cercare di capire.
Grazie al cielo esiste la pagina Wikipedia che mette chiarezza al tutto, che mette fine a discussioni e addizioni, e che permette di riflettere sul film per ciò che è.
Perchè, sì, si resta affascinati e avvinti dagli esperimenti e dall'immersione totale nella vita dei protagonisti e delle loro scelte come dalla messa in scena priva di fronzoli ma con un'ottima fotografia, e viaggi del tempo così -economici e senza effetti speciali- sono rari se non impossibili da trovare al cinema, ma il film sembra troppo chiuso in se stesso, troppo intento a contemplare i suoi paroloni, le sue trappole e i suoi doppi giri per restare più del tempo di consultare wiki nella mente.
O per lo meno, nella mia.
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