Magazine Cinema
L'unione è così forte da sconvolgere le vite di entrambi, lavorativamente ed emotivamente, ma come tutte le grandi passioni, cela contrasti nati dal celato e presto divenuti insanabili.
Un film giocato sui silenzi, in grado di parlare all'universale - i ruoli dell'Uomo e della Donna nella Storia - così come a due persone alle prese con il primo, grande amore della vita.
Non nascondo di avere da sempre provato una certa quale antipatia, per Matteo Garrone.
Tra i registi della nuova generazione del Cinema italiano, è senz'altro il più a rischio di bottigliate, tanto in bilico tra la coscienza popolare ed il radicalchicchismo più estremo.
Eppure, ho sempre riconosciuto il suo assoluto valore come cineasta.
Gli preferirò tutta la vita Sorrentino, eppure ho molto apprezzato il grottesco L'imbalsamatore ed anche l'affresco - senza dubbio potentissimo - del Gomorra ispirato al lavoro del da me tanto osteggiato Saviano, una pellicola che senza dubbio ha il grande merito di trasformare in settima arte alcune realtà nostrane come non accadeva da molto, molto tempo.
Ma, in qualche modo, e pur sottostando ad alcune sbavature soprattutto in fase di script, forse il meglio del nostro sta tutto qui, in questo Primo amore.
Un film giocato per sottrazione, fotografato benissimo ed estremamente intenso, così tanto da far dimenticare le improvvisazioni e le leggerezze, ed in grado di mostrare per quasi tutta la sua durata il percorso che pare scritto in secoli di società a testimonianza dell'oppressione dell'Uomo sulla Donna, delle insicurezze mascherate dall'aggressività del primo confrontate allo stoico coraggio della seconda, dalla negazione dei diritti alla forza della ribellione, fino al faccia a faccia - di una scena geniale - tra passato e futuro, o almeno della percezione degli stessi.
E proprio nel momento in cui pare che quella voce sottile sia un'inesorabile requiem, il conforto e lo sguardo che induce a sostenere la fragile - ma solo apparentemente - Sonia nel suo lento scomparire dal mondo, ecco deflagrare l'ordigno più incredibile che la Natura abbia mai potuto progettare per noi piccole creature allo sbando in questo universo: una storia d'amore.
Perchè è anche questo, il rapporto tra Sonia e Vittorio. Una storia d'amore.
Che non vede vincitori e vinti, ma soltanto due anime che hanno incrociato i loro destini, senza neppure pensare, di fronte ad un semplice caffè, che quel momento avrebbe cambiato inesorabilmente le loro vite.
Che ci sarebbero state felicità, gioia, scoperta, sesso, la sensazione di specchiarsi nell'altro e trovare noi stessi.
Ed inesorabilmente solitudini, segreti, fughe, il non detto come espressione della propria libertà, il progressivo asciugarsi di un corpo come di un sentimento che appassisce, descritto in un'altra scena memorabile, giocata nel dialogo tra Sonia ed il fratello, purtroppo a tratti dimenticato dalla sceneggiatura.
La storia del primo amore che progressivamente scompare, si prende tutto ciò che eravamo e lo distrugge, ci porta sull'orlo del baratro, e pare chiedere ancora pegno.
La storia del primo amore che finisce, e si porta via tutto, come un fuoco che non conosce pace.
Eppure, in quel bruciare incandescente e senza posa, le parole di Vittorio paiono quasi profetiche: occorre ardere tutto, per giungere alle ceneri, e scoprire l'oro.
Quel curioso caso in cui lo stesso volume equivale ad un maggior peso.
La cosa più preziosa.
Che si ha quando si perde, e si insegue fino a quando non si ha davvero.
Fosse anche lungo la Storia intera.
Il primo amore è quello tra Uomo e Donna.
E Garrone, con un tocco quasi invisibile, è riuscito a portare secoli e secoli in poco più di novanta minuti.
Chapeau.
MrFord
"Never said thank you
never said please
never gave reason to believe
so as it stands
I remain on my knees
good lovers make great enemies."
Ben Harper - "Please bleed" -
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