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Primo con William Black

Creato il 05 gennaio 2022 da Annalife @Annalisa
Primo William BlackFuori dalle solite serie

Mi sono avvicinata alla casa editrice NN con i romanzi di Keith Haruf, e, a seguire, con quelli di Tom Drury. Perciò, nonostante avessi già gustato il tono un po’ alla “Fargo” un po’ alla “Breaking Bad” del thriller “Bull mountain”, stata un po’ una sorpresa scoprire che, con “Oregon Hill”, ero stata portata in un classicissimo giallo-noir, raccontato con le frasi precise e taglienti di Howard Owen e condito di tutti gli elementi del caso.

C’è l’investigare dilettante che in realtà è un giornalista avviato sul viale del tramonto, con i soliti problemi di alcolismo, matrimoni falliti, figli (una, femmina) problematici, amici improbabili ma, si vedrà, fedelissimi, e così via.
C’è l’efferato delitto con tanto di reo confesso ma chissà se è stato lui davvero, ci sono le indagini ufficiali e quelle ufficiose del nostro giornalista, il richiamo della verità, un’avvocata in carriere che ha un debole per le cause perse, e così via e così via.

Tutto scontato, quindi?

Non proprio: prima di tutto perché uno dei protagonisti è appunto il quartiere di Richmond che dà il titolo al libro, e che piano piano si precisa e si definisce ai nostri occhi, attraverso aneddoti del passato, abitanti, particolari di varia umanità non così prevedibili.

Secondariamente, perché Willie Black (nomen omen), giornalista vecchio stampo in bilico sulla soglia del licenziamento, ha anche un lui una storia personale da far affiorare, dove probabilmente l’elemento meno bislacco è una madre chiamata per nome sotto perenne effetto delle canne. Inoltre, nonostante gli evidenti e conclamati difetti che ormai sembrano dovuti a un protagonista di gialli, Black non è proprio il classico investigatore intuitivo e magari fortunato, al contrario, e, come persona, ci si rivela piano piano, scoprendo la sua mente via via che procede la trama.

In terzo luogo, perché Owen non si accontenta del giallo, ma lo strumentalizza per fare affiorare alcune tematiche sociali, la deviazione della giustizia dalla sua strada, la debolezza delle classi cosiddette subalterne travolte dalle onde del profitto e costrette a lottare non solo contro la povertà, il razzismo, il precariato e la disoccupazione, ma anche contro il disagio sociale che ne deriva e che qui affiora con chiarezza, nelle atmosfere cupe, colme di odi e vendette che abitano la città.

Infine, perché tutti i personaggi hanno quelle incertezze (a volte quelle ambiguità) tipiche dell’essere umano, così che anche i vizi e i difetti del protagonista, se pure un po’ mainstream, come si diceva, ce lo rendono interessante e simpatico.

Un paio di annotazioni sulla trama: mentre raccontavo quel che penso di questo libro, mi sono accorta che avevo completamente cancellato la parte finale e faticavo a ricostruirla. C’è da dire che, a ruota, ho letto la seconda avventura di William Black, e mi ricordavo più quella che questa, ma, andandomi a rileggere gli ultimi capitoli, mi sono resa conto che la mia fatica nel ricordare era dovuta anche al fatto che la soluzione non è semplicissima, e comprende diverse motivazioni, una parte del passato della città, vecchi rancori, e quel concentrato di pregiudizi e rancori che il quartiere si porta dentro.

L’altra nota riguarda il fatto che, come spesso accade, accanto alla linea di racconto principale vengono disseminate una serie di sotto-storie, come molteplici fili che scorrono sotto la trama e affiorano di tanto in tanto e ti fanno venire voglia di sapere di più: se questo è un classicissimo espediente da serie Tv, è anche vero che è fatto così bene che la prima cosa che ho fatto dopo aver chiuso il libro è stata andare a vedere se esistevano altri romanzi con lo stesso protagonista (sì, esistono, e immagino che la NNEdizioni continuerà a pubblicarli). In tutto questo, complimenti alla traduttrice Chiara Baffa, che oltre a compilare una piacevole nota finale, è riuscita a rendere la capacità di Owen di non cadere nella retorica, di alleggerire la trama noir con la giusta dose di ironia (mai troppa, per fortuna), e di utilizzare quella varietà di registri linguistici che, come lei stessa spiega, dipingono le sfumature della dialettica tra le classi sociali.


Howard Owen (Autore) Chiara Baffa (Traduttore)
Oregon Hill
NN Editore, 2020
18 euro


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