Oggi un post diverso dal solito, del resto oggi è il primo giorno del Salone del Gusto e Terra Madre.
Sveglia alle 7.30, cappuccino alle 8.15 e alle 9.15 arrivo alla sede della Lavazza di Settimo Torinese. Alle 9.45 inizia la lezione su caffè, chicchi e tostatura, tazze, tazzine e chicchere, cucchiaini, cappuccini, macinature, reintepretazioni di ricette tradizionali, grandi chef, spume solide e caviale di caffè.
Siamo in 14: 8 apprendiste per 6 insegnanti.
Si parla della temperatura ideale per assaporare un buon caffè, della macinatura, della velocità con cui devono scendere le gocce dalla macchina… tralascio di allungare come di consueto il caffè ammazzandolo con tutta l’acqua fredda che riesce a stare nella tazza per paura di essere cacciata seduta stante dall’edificio.
Assaggio tutto, indago, esploro, mi informo e non mi par vero di avere altre informazioni sugli escrementi del Musang e sulla sua predilezione per i chicchi migliori e più maturi.
Soddisfatta ed aiutata da uno degli istruttori mi preparo un bel cappuccio tiepido e senza cacao, come piace a me.
Alle 16 pentolapvessione è ospite al Caffè letterario e musicale assieme a Raethia Corsini, autrice di Spiriti bollenti e Sonia Piscicelli, blogger de Il pasto nudo. Con Silvia Ceriani che ci ospita chiacchieriamo del cibo come amante del corpo e dello spirito, della conviavilità come scenario di passione e ardue imprese, della condivisione come elemento indispensabile per superare le difficoltà.
Finito l’incontro giro e spilucco con Rethia parlando di chef, trote, piadine, vita, vino e vendemmie. Alle 19 torniamo al Caffè per ascoltare e assaggiare Marzouk Mejri, musicista tunisino virtuoso della darbouka, e suo fratello Nabil, referente del Presidio delle antiche varietà di grano tunisine.
Dopo questa lunga introduzione oggi solo una ricetta, anzi una ricetta e mezza, che in ogni caso è meglio di niente!
Pesce san Pietro in filetti fritti
Filetti di pesce san Pietro 2
farina
uovo pane grattuggiato
olio
salsa calda di accompagnamento a piacere
Morale del Pesce san Pietro in filetti fritti: classica impanatura all’inglese e frittura in abbondante olio ben caldo, e fin qui tutto procede. Circa la salsa… qualcosa non funziona proprio come dovrebbe. Leggo rapidamente la ricetta prima di uscire, non mi accorgo dei tempi di cottura che Ada prevede, l’ingrediente principale non è un granché…
Salsa chiara vellutata
Burro 10 g
farina 10 g
brodo 0,250 l
prezzemolo
Morale della Salsa chiara vellutata: ultima riga “Fate cuocere la salsa pre circa un’ora a calore sempre debole”… un’ora? Sì, ho letto bene. Sono quasi le 21, la fame è presente, le insalate di finocchi e di rucola sul tavolo… metto su la salsa prima di preparare il pesce, spengo dopo mezz’ora, il prezzemolo comprato non ha un buon profumo e non lascia un buon sapore. La salsa resta nella tazza. Per fortuna ne ho fatta molto poca!
Da oggi fino al 10 novembre al fondo di ogni post comparirà Taste&Match, aderite numerosi!
Ed eccomi qua pronta per la serata Winexplorer ideata da Fernando Wine, alla sua seconda edizione torinese.
Due antipasti + due primi + due secondi + due dolci = Otto piatti, otto portate per otto vini, otto abbinamenti per otto assaggi, otto foodbloggers per otto pietanze.
A me il compito di cucinare un antipasto che si abbini con un secco e fresco Erbaluce Rustìa 2011 di Orsolani.
Dopo averlo annusato e assaporato sfoglio attentamente il Talismano e opto per questa ricetta di Manzo in involtini di cavolo, che da noi in Piemonte sarebbe il capunet.
Mentre le altre ragazze si sbizzarriscono in incredibili ricette fantasmagoriche che avrete presto il piacere di scoprire e l’onore di assaggiare io come sempre vado sul classico, la cara Ada è una signora tradizionale. L’unica variazione che apporto alla ricetta sono le dimensioni: dovendo fungere da antipasto riduco il formato fino a farlo diventare mignon, un boccone e via. Voi astanti avrete così modo di gustare gli antipasti senza sentirvi satolli dopo una sola portata, proprio come succede a noi questa sera.
Ci vediamo il 10 novembre!
Cliccando qui troverete tutte le informazioni necessarie per partecipare.
Per 4 persone
Manzo in involtini di cavolo
Cavolo cappuccio 8 foglie tenere ma belle grandi
trita di manzo 200 g
mollica di pane 35 g
tuorlo d’uovo 1
parmigiano grattugiato 1 cucchiaio
prezzemolo 1 ciuffo
sugo d’arrosto
sale
Sfogliate il cavolo facendo attenzione a non rompere le foglie, mettete a bollire un bel pentolone d’acqua, al bollore salate, tuffateci dentro le foglie, appena riprende il bollore scolatele – ci vorranno pochi minuti – sciacquatele sotto l’acqua fredda e mettetele ad asciugare su un canovaccio continuando a fare attenzione a non distruggere le foglie che devono rimanere intere. Preparate il ripieno mescolando con cura in una terrina la carne trita, il tuorlo, il parmigiano, il prezzemolo tritato e la mollica di pane inzuppata nell’acqua. Dividete le foglie di cavolo in quattro parti della stessa grandezza togliendo la costa dura centrale, prendete piccole porzioni della farcia preparata e disponetele al centro di ogni foglia, arrotolate la foglia in modo che il ripieno non esca, cospargete il fondo di una teglia con il sugo finto, allineate gli involtini, copriteli con un po’ d’acqua calda in cui avete stemperato qualche altra cucchiaiata di sugo d’arrosto e infornate per una mezz’ora abbondante, finché il sugo non si è addensato.
Morale del Manzo in involtini di cavolo: è una ricetta tipica del canavesano, una cugina prima dell’Erbaluce, una ricetta volendo anche povera perché nella farcia ci potete far finire anche avanzi di arrosto, fette solitarie di prosciutto, raminghi fondi di mortadella, remoti affettati che vagano da un po’ nel vostro frigo. Tra cavolo, carne e sugo finto il sapore è ricco e stuzzicante.
Così piccoli sono un ottimo antipasto; se preferite servirli come secondo o non avete la pazienza del Buddha e volete prepararli più grandi potete optare per dividere la foglia di cavolo in due parti, se avete la fame di Obelix e avete perso per strada la pazienza di Giobbe potete non dividere le foglie affatto.